Un antico antenato: l'homo Naledi

Ne avete sicuramente sentito parlare. Mi riferisco alla scoperta di una specie umana sconosciuta fino ad oggi.
In una grotta a 50 chilometri da Johannesburg sono stati scoperti i resti di 15 corpi "di una nuova specie dei nostri avi", così ha affermato Leo Berger, professore dell'università 'Witwatersrand' di Johannesburg. La nuova specie umana è stata denominata "Homo naledi", perché la grotta della scoperta si chiama stella nascente. Naledi significa infatti stella nella lingua Sesotho, usata da alcune tribù sudafricane.
Gli scienziati non hanno ancora stabilito l'età delle ossa ritrovate, anche se quei resti appartengono a persone probabilmente portate nella grotta dopo la loro morte. E' proprio questo l'aspetto interessante, perché prima di questo ritrovamento si pensava che l'idea di comportamenti rituali funebri fosse un'esclusiva dell'Homo sapiens.
Si credeva infatti che le sepolture più antiche fossero avvenute solo 100 mila anni fa, ma sebbene l'Homo Naledi non abbia una datazione ancora precisa, è sicuramente più antico di 100 mila anni. 'L'Homo Naledi - afferma Berger - seppelliva i cadaveri costantemente, questo indica che si vedeva diverso dagli altri animali'.


Questa "pietà" verso i propri simili, manifestata dalla cura con cui furono deposti quei corpi, è espressione di quel "sentire religioso" che caratterizza l'essere umano.

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