Il coraggio di essere umani

Si avvicinava il Santo Natale del 1914, primo anno di guerra. Sia sul fronte occidentale, dove ormai un’unica linea trincerata collegava il Mare del Nord alle Alpi, sia su quello orientale, si registrava – dopo sanguinosissime battaglie dagli esiti alterni – una situazione di stallo. Benedetto XV, che aveva visto naufragare il tentativo di fermare la luttuosa macchina bellica, provò agli inizi di dicembre a suggerire ai capi delle nazioni che i fucili tacessero almeno durante le feste natalizie. Ma la compassionevole proposta di una «tregua di Natale» – accettata dalla Germania, ma non dalla Francia e dalla Russia – non passò. E già il 12 dicembre l’Osservatore Romano doveva prendere atto che, in mancanza della necessaria unanimità, l’idea di un temporaneo cessate il fuoco era fallita. Troppi apparvero ai governanti e agli alti comandi militari i rischi, in un conflitto che esigeva cieca brutalità e spietatezza, di una irruzione tra le truppe di sentimenti di umanità, religiosità e fraternità. Quasi che festeggiare il Natale senza sparare un colpo, senza uccidere o essere uccisi, potesse minare la propensione al combattimento, l’odio verso il nemico e la fede incrollabile nella vittoria.
La Storia  però ci racconta di tante piccole «tregue di Natale», frutto della spontanea mobilitazione di soldati, in particolare inglesi e tedeschi che, sul fronte occidentale, uscirono disarmati dalle trincee,  camminando lentamente verso le postazioni nemiche, quasi sospinti da una forza invisibile, che era la forza  dell'umanità non ancora sparita, nonostante l'orrore e la violenza della guerra. Le testimonianze parlano di centinaia di fanti dei due eserciti che si ritrovarono nella terra di nessuno, stringendosi le mani, abbracciandosi, scambiandosi regali e cartoline, mostrandosi a vicenda le foto delle fidanzate e, persino in qualche caso, suonando, ballando e dando vita a partite di calcio con una palla fatta di stracci.  A iniziare erano stati due soldati inglesi che, dopo aver inalberato il segnale di tregua, si erano avvicinati prudentemente alle trincee tedesche. Lì erano stati ricevuti con tutti gli onori: e in cambio di fette di mince pie (un dolce tipico natalizio inglese) avevano ricevuto vino e liquori, tornando incolumi alla base. Poche ore dopo, due fanti prussiani si apprestavano a restituire la visita, ma una zelante sentinella inglese, vedendoli arrivare, li aveva arrestati puntandogli il fucile contro. L’incidente venne prontamente risolto dall’intervento di un ufficiale inglese, che accettati i doni e scambiati gli auguri, ordinò alla sentinella di lasciare che i due tornassero alla loro trincea. Non tutti gli ufficiali, specie quelli superiori, però furono condiscendenti. Gli alti comandi dell’una e dell’altra parte, colti di sorpresa da questa esplosione di umanità, andarono su tutte le furie. Non potendo punire migliaia di soldati (tale fu l’ampiezza del fenomeno), decisero di porre rimedio alla pericolosa “fraternizzazione” coi nemici a partire dalle festività successive, con tassativi divieti, rigidi controlli e avvicendando i combattenti nelle trincee alla vigilia dei giorni di festa. (Tratto e adattato da Giovanni Grasso, Avvenire di venerdì 12 dicembre 2014)

Ci vuole proprio grande coraggio nel rimanere umani quando, intorno a te, tutto sembra dirti che l'umanità è un lusso che non ci si può permettere. Eppure proprio a questo siamo chiamati: crescere in umanità. Perché l'Amore ha vinto e vincerà, come possiamo ascoltare nella canzone "Esseri umani" di Marco Mengoni..

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