La via delle Beatitudini

Il giovane Hugo Cabret dice - ricordate? - che tutto deve avere uno scopo e che se questo scopo non lo troviamo è come essere rotti.
Trovare lo scopo della vita non è certo cosa facile e, chi più chi meno (lo abbiamo visto a scuola), a volte ci viene da interrogarci e da guardarci intorno per cercare le risposte di cui abbiamo bisogno.
Le parabole lette a scuola ci hanno fatto capire che bisogna essere un po' come dei bravi ingegneri che cercano il terreno più adatto per costruire la casa, oppure che non dobbiamo illuderci che sia il possesso delle cose a garantirci un avvenire sicuro.
La proposta che Gesù fa nelle Beatitudini è ancora più sconvolgente e rivoluzionaria, perché ribalta il nostro modo di pensare proponendo un progetto di vita che sembra lontanissimo e difficile da realizzare.
Gandhi diceva che queste delle Beatitudini sono «le parole più alte del pensiero umano».
A leggerle bene esse disegnano un altro modo di essere, di vivere da uomini.
Certo che indicano la strada per essere dei veri cristiani, ma non si può essere cristiani se non si è veramente umani! Ecco perché le Beatitudini possono e devono interessarci.
Le Beatitudini tracciano la strada per vivere in pienezza la nostra umanità e questo - udite, udite - si chiama santità.
Eh sì, la natura umana si perfeziona, come diceva san Tommaso, con la grazia di Dio.
Diventare santi significa quindi avvicinarsi sempre più alla perfezione per la quale la natura umana è fatta. Se non siamo santi, non siamo pienamente uomini né pienamente cristiani, perché i santi non sono solo quelli canonizzati né supereroi o figure da immaginetta fuori dalle faccende ordinarie. San Paolo chiamava i cristiani delle diverse comunità "santi"; santi sono quindi tutti i battezzati, coloro che hanno ricevuto e accolto lo spirito di Dio e che si sentono perciò attratti verso il bene al servizio degli uomini.
Quindi, lo scopo verso cui tendere è la santità? Direi proprio di sì, perché la santità è un dono che Dio offre a tutti. Perché tutti siamo chiamati alla realizzazione piena della nostra vita.
Questo delle Beatitudini, ha detto papa Francesco, «è il programma di vita che ci propone Gesù... ci dà anche altre indicazioni, un protocollo sul quale noi saremo giudicati: "Sono stato affamato e mi hai dato da mangiare, ero assetato e mi hai dato da bere, ero ammalato e mi hai visitato, ero in carcere e sei venuto a trovarmi"». Così «si può vivere la vita cristiana a livello di santità. Poche parole, semplici parole, ma pratiche a tutti, perché il cristianesimo è una religione pratica: non è per pensarla, è per praticarla, per farla».
Se si accolgono le Beatitudini, la loro logica cambia il cuore, lo guariscono perché sia possibile così prendersi cura del prossimo e del mondo, risucchiato dalla melma dell’individualismo e della barbarie. La storia, la storia di ognuno (lo scopo?) si gioca su questa disponibilità all'apertura verso Dio e i fratelli.
 «Nella storia della Chiesa, i veri rinnovatori – ha osservato il Papa – sono i santi. Sono loro i veri riformatori, quelli che cambiano, quelli che trasformano, che sviluppano e risuscitano il cammino». La santità è perciò una necessità primaria, è necessaria come l’aria, il respiro.
Da chiedere per noi stessi oggi.
È questa la riforma, la vera rivoluzione.
P.S. per questo post ho tratto ispirazione dall'articolo (in parte ripreso) di Stefania Falasca, in Avvenire del 9 aprile 2018

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