Francesco negli Emirati Arabi

Le religioni devono essere ponti della pace.
Questo è il pensiero che anima Papa Francesco, tanto da spingerlo anche in luoghi lontani dove i cristiani sono una piccola minoranza.
Nella sua prima udienza al corpo diplomatico, nel lontano 2013, il Papa aveva anticipato con nitida chiarezza su quale arco avrebbe gettato il passo: «Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell'altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere e abbracciare. Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti... e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità».
Questa fraternità non può costruirsi a prescindere dalla religione. Infatti il Papa aggiungeva:
«In quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’islam».
Arriviamo quindi a qualche giorno fa, esattamente al 4 febbraio, quando è stato firmato un documento sulla «Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune». Si tratta di un appello congiunto senza precedenti rivolto a «tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli».
Ecco le parole del documento: «In nome di Dio Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».
Il documento sancisce l’impegno per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all'uso discriminatorio del termine minoranze; condanna l’estremismo e l’uso politico delle religioni, afferma «il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi», la protezione dei luoghi di culto e il dovere di riconoscere alla donna il diritto all'istruzione, al lavoro, all'esercizio dei propri diritti politici interrompendo «tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che ne umiliano la dignità e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti».
E ancora: «Al-Azhar e la Chiesa Cattolica domandano che questo documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione». (vedi ttps://www.avvenire.it/papa/pagine/documento-sulla-fratellanza-papa-ad-abu-dhabi)
In questi giorni sono circolate su FB vignette che siglano questo importante momento storico. Ne posto alcune.

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