Progettare ispirandosi alla Didattica Ermeneutica Esistenziale. Proposta di UDA (Dove andiamo a mangiare la pizza?)

 

Tempo fa ho letto in un gruppo Facebook di insegnanti di religione alcuni commenti sulla Didattica Ermeneutica Esistenziale. Alcune considerazioni mi hanno fatto riflettere. Conosco questa visione pedagogica e didattica solo da alcuni anni e mi dispiace non aver potuto condividere le riflessioni che ne hanno accompagnato la genesi. Sono però profondamente convinta che sia una delle possibili risposte ad una didattica che a volte mi sembra abbia smarrito il senso del proprio agire. Riprendo alcuni passaggi presenti nei commenti e provo a “confutarli”: 
1. “La DEE sposa un modello antropologico come se fosse universalmente valido” 
Non corretto: La DEE non impone un modello antropologico predefinito; al contrario, parte dall’esperienza concreta degli alunni, dal loro vissuto e dalle loro domande esistenziali, lasciando spazio a molteplici visioni e interpretazioni. Il suo scopo è far emergere le domande di senso, non imporre una risposta o un'antropologia specifica.
2. “La DEE setaccia le domande, mettendo da parte quelle che non rientrano nella propria visione” Non corretto: La DEE valorizza proprio le domande autentiche degli studenti, anche quelle più difficili o fuori schema. L’insegnante è chiamato a riconoscere e accogliere le domande, non a censurarle. Il processo di “messa a tema” serve a dare forma didattica, non a escludere ciò che non piace. 
3. “La DEE manomette la possibilità che gli alunni possano esprimersi su un piano di bisogni diversi” Non corretto: La DEE è pensata proprio per accogliere la varietà dei vissuti, delle domande, delle provenienze culturali e religiose degli alunni. L’esperienza è intesa in senso esistenziale, non psicologistico o confessionale, e mira a favorire l’espressione personale e il confronto dialogico. 
4. “La DEE non è adatta a un Irc dialogico” 
Non corretto: La DEE è intrinsecamente dialogica, in quanto si basa sul confronto tra il vissuto degli alunni e le proposte culturali e religiose del cristianesimo, nel rispetto della libertà personale e del pluralismo. Non impone credenze, ma propone chiavi di lettura in dialogo. 

Concretamente, per confutare l’idea che la DEE metterebbe da parte domande che “non rientrano” nella propria visione, ho pensato allora ad un’UDA che partisse da una domanda banalissima: "Dove andiamo a mangiare la pizza?".

Fatto con Padlet

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