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Visualizzazione dei post con l'etichetta dialogo educativo

Felice chi arriva ad avere il proprio volto

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Chi ha più o meno la mia età, se pensa all'adolescenza dovrebbe ricordare quanto fosse conflittuale il rapporto con la propria faccia e il proprio corpo in generale: ossessionati dai brufoli (chi più, chi meno), da un naso che sembrava troppo piccolo o troppo grande, da un corpo che appariva sgraziato (troppo magro o troppo grasso). Per tutti gli adolescenti è così, anche per quelli di oggi che sono però, a differenza di noi "vecchietti", ancora di più vittime di modelli che, pur essendo frutto di "alchimie" artificiali (dal più "banale" Photoshop all'AI), risultano fortemente reali e per questo pericolosamente ingannatori. E' sempre più frequente sentire di ragazze che per i loro 18 anni chiedono di potersi rifare il seno o il naso, o di ragazzi che, alla ricerca di un corpo più muscolo, sottovalutano i rischi dell'uso di sostanze dopanti.  Quello che una volta era un passaggio doloroso ma normale che avrebbe portato l'adolescente a ...

L'intelligenza richiede coraggio e fatica

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È una tematica ricorrente nel libro dei Proverbi: bisogna fuggire la follia e preferirle l’intelligenza. L’autore lega esplicitamente quest’ultima alla felicità: «Chi acquista senno ama sé stesso, e chi ha intelligenza trova la felicità» (Pr 19,8). Non sono sicuro che sia molto utile dirlo: intelligenti vogliono esserlo tutti, e non c’è nessuno che scelga volontariamente la stupidità! Purtroppo non a tutti è dato di avere il QI di Einstein, e se bisogna attendere di poterlo raggiungere per essere felici, ben pochi potranno mai aspirare alla felicità. L’intelligenza, tuttavia, di cui parla il proverbio non ha molto a che vedere con le lauree o con l’abilità a maneggiare concetti sofisticati. Si tratta piuttosto di un’intelligenza pratica: la capacità di trovare i mezzi appropriati per i nostri obiettivi. Non è tanto una questione di dimensioni del cervello quanto, anzitutto, di coraggio. Voglio correre una maratona, ma sono pronto ad alzarmi presto per allenarmi sotto la pioggia per ...

Dietro l'alunno che va male a scuola

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Dietro uno studente che va male a scuola ci sono aspetti di cui, da insegnanti, dovremmo essere consapevoli. Questo, ovviamente, non per giustificare gli alunni svogliati a tutti i costi o per vivere sensi di colpa come insegnanti. Lo scrittore francese Daniel Pennac, ex "somaro" illustre e docente appassionato, offre un'interessante testimonianza della vita dentro e fuori dalle aule nel suo "Diario di scuola", da cui è tratto il passo che vi posto per indurre alla riflessione.   "I nostri studenti che "vanno male" (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso.  Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il f...

Non vogliamo un mondo con la guerra

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Riporto il testo che i bambini hanno consegnato a papa Francesco nell'Incontro organizzato per la Giornata mondiale a loro dedicata (3 febbraio 2025).  Caro papa Francesco, ti scriviamo a nome dei bambini di tutta la Terra, ti vogliamo ringraziare perché ti preoccupi per noi e per il nostro futuro, ci vuoi bene e ci proteggi. Grazie per tutto quello che fai per noi! Grazie perché ascolti le nostre domande e ti prendi del tempo per rispondere, come nella Giornata Mondiale dei Bambini, quel giorno, abbiamo imparato tante cose ed è stato bello sentire e capire quello che ci dicevi.  Quel giorno abbiamo capito che tu vuoi il nostro aiuto per cambiare il Mondo: come è adesso a te non piace e non piace neanche a noi! Troppi bambini soffrono per la fame, per la guerra, per il colore della pelle diverso, per i disastri ambientali.  Vorremmo un Mondo più giusto, senza divisioni tra i popoli, tra ricchi e poveri, tra giovani e anziani. Un Mondo che sia anche più pulito, in cui l’...

La vera sapienza

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“I soldi non fanno la felicità” è una sentenza arcinota.  Ma allora, che cos’è che fa la felicità? A questa domanda, antica e continuamente dibattuta, dà una risposta chiara e netta il libro della Sapienza, uno dei più tardivi dell’Antico Testamento, tanto che a essa deve il suo titolo: la felicità viene dalla sapienza. O, più precisamente, l’infelicità viene dall’ignorarla, come il libro spiega con quella che suona come una beatitudine all’incontrario:  «È infelice chi disprezza la sapienza e l’educazione. Vana è la loro speranza e le loro fatiche inutili, le loro opere sono senza frutto. Le loro mogli sono insensate, cattivi i loro figli, maledetta la loro progenie» (Sap 3,11-12).  La sapienza non è solo un concetto teorico e un tantino aereo: nella Bibbia, questa è innanzitutto una qualità pratica, la capacità di trovare i mezzi adeguati per i propri obiettivi, un’abilità nel portare a termine un’impresa. Mancare di tale competenza significa rischiare il fallimento su ...

La colpa di Adamo ed Eva

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La frutta fa bene alla salute. Non smettono mai di ricordarci di mangiare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Ormai è un imperativo morale tra i meno negoziabili.  Eppure, non ci dice la Bibbia che tutto partì da un frutto che non si doveva mangiare?  Perché, se la frutta è buona, può essere anche velenosa.  Il comando divino di non toccare il frutto proibito non sarà forse una messa in guardia? Dio avverte Adamo: questo frutto è pericoloso, ti può fare male. Morirai – non perché io ti punisca, ma perché avrai mangiato quello che non puoi digerire.  Qual è dunque la colpa di Adamo ed Eva?  Non tanto di avere disobbedito, quanto di avere confuso il proibito con l’impossibile.  Dio diceva: è impossibile mangiare quel frutto e vivere.  Loro hanno capito: io ti proibisco di mangiare quel frutto e di continuare a vivere. Facendo di Dio un tiranno arbitrario, dimenticano che i suoi comandamenti indicano la via della vita e della felicità.  Il...

Qoelet sulla felicità

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Il nostro errore è cercare la felicità come una banconota di grosso taglio, mentre essa si presenta a noi sotto forma di monetine: le trascuriamo con disprezzo, mentre conterrebbero una fortuna, se uno si mettesse a raccoglierle. Questo, almeno, è quanto sembra indicare l’autore dell’Ecclesiaste, che giunge a fare l’elogio dei piaceri più semplici: « Non c’è niente di meglio per l’uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche» (Qo 2,24).  « Niente di meglio»: non la perfezione, certamente, ma nella nostra difficile condizione l’orgoglio di un lavoro ben fatto, il ristoro di un pasto in famiglia, è ancora ciò di meglio possiamo trovare. Rimane comunque molto prudente, visto che subito dopo aggiunge: « Mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio».  Non si tratta di rendere grazie al Signore che dona la felicità, ma di sottolineare quanto l’uomo non sia mai padrone della propria felicità. Vi si può avvicinare un po’ con il suo lavoro, ma raggiungerla...

Saul e quelli che superano il limite

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Assetata di sub-lime, ovvero di superare il limite, la conoscenza mal sopporta quest’ultimo nonostante l’inestricabile legame tra i due, sia di pensiero che di parole (“limite” e “ il- limitato”; “confine” e “s- confinato”). Ma è proprio la consapevolezza del limite e la capacità di capire quando esso si imponga e quindi di come reagire, comportarsi, rispondervi, il segreto della sapienza .  Il corpo umano, sottoposto all’ossimoro della vita mortale, è un limite che s’avanza come un enigma poiché esalta ed umilia, fa toccare il cielo e sprofondare negli inferi, composto di materia sottoposta al dinamismo del tempo e al figurare e sfigurare delle forme. Accettare i suoi limiti è, pertanto, cosa saggia. Facile a dirsi se non ci fosse, però, una forza contrastante che è il desiderio dell’oltre , della scoperta, dell’esperimento, della novità, del superamento delle colonne d’Ercole.  Quanto mosse Odisseo di cui Dante loda l’audacia: «“ O frati ,” dissi, “che per cento milia perig...

La fede vissuta come un cammino

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Alcuni spunti suggeriti da Papa Francesco.  Camminare fa bene : ci mette in relazione con quanto accade intorno a noi, ci fa scoprire suoni, odori, rumori della realtà che ci circonda, in poche parole, ci avvicina alla vita degli altri.  Camminare significa non stare fermi : credere vuol dire aver dentro un’inquietudine che ci porta verso un “più”, verso un passo in più in avanti, verso un’altezza da raggiungere oggi, sapendo che domani la strada ci porterà più in alto – o più in profondità, nel nostro rapporto con Dio, che è esattamente come il rapporto con l’amato o amata della nostra vita, o tra amici: mai finito, mai scontato, mai appagato, sempre in ricerca, non ancora soddisfacente. Impossibile dire con Dio: «Fatto, tutto a posto, è abbastanza». Per questo motivo il Giubileo del 2025, insieme alla dimensione essenziale della speranza, ci deve spingere ad una sempre maggior consapevolezza del fatto che la fede è un pellegrinare e che noi su questa terra siamo pellegrini....

Vivi la sua storia: gioco creato con AI per stimolare le capacità empatiche

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Istruzioni: Dopo aver diviso la classe in squadre di 2 o 3 alunni, ad ogni gruppo viene associata una delle carte che descrivono diverse situazioni. Ogni squadra ha 3 minuti per discutere come si sentirebbe una persona in quella situazione e cosa potrebbe fare per supportarla. In particolare sono 3 le domande a cui ogni squadra deve rispondere: Qual è l’emozione che probabilmente la persona prova? Come si sentirebbero loro se fossero nella stessa situazione? Quali azioni empatiche potrebbero prendere per aiutare? Scaduto il tempo della discussione ogni squadra scrive nel Tabellone Empatico che avranno a disposizione: la situazione su cui hanno discusso, l’emozione e la risposta empatica. Punteggi: Le squadre guadagnano punti quando hanno: identificato accuratamente l'emozione (1 punto) proposto una risposta empatica creativa e costruttiva (1 punto) scritto le loro considerazioni su come si sentirebbero nella stessa situazione (1 punto bonus). Riflessione finale: Alla fine, ...

La domanda radicale sul male, la libertà, la logica del dono

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Dante cammina con Virgilio. Nel buio i due incontrano Marco Lombardo, al quale Dante pone un interrogativo. È la domanda radicale:  Lo mondo è ben così tutto diserto d’ogne virtute, come tu mi sone, e di malizia gravido e coverto; ma priego che m’addite la cagione, sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone.  Il poeta fa i conti con la realtà del male. Ha agito rettamente ed è esule, ama Firenze e non può tornarci. Vede un mondo corrotto, nel quale il Papa e l’Imperatore, che dovrebbero essere le guide universali della sua epoca, si scontrano tra loro invece di collaborare. Chiede allora a Marco Lombardo da dove venga questo male, se dal condizionamento degli astri oppure da noi. È una domanda che racchiude in sé molti altri interrogativi decisivi in ogni epoca. Siamo davvero liberi o c’è qualche forza esterna che ci condiziona? Il mondo è governato dalla libertà umana o dalla necessità di leggi che ci imprigionano? E, ancor più radica...

L'amore e la ragione in Dante

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Dante si trova sulla terza cornice del monte del Purgatorio, dove espiano la loro colpa gli iracondi. Chi cede all’ira vede nero e così gli iracondi sono avvolti da un fumo denso, soffocante. Dante si aggrappa a Virgilio, che lo conduce: Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida, m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo ».  Virgilio è il simbolo della ragione. Quando l’ira fa vedere nero e fa perdere il controllo, è più che mai necessario aggrapparsi alla ragione. Messaggio più che mai attuale nell’epoca delle fake news, del complottismo, delle opinioni viscerali vomitate in rete.  La ragione ha dunque un ruolo fondamentale. Ma quale ragione?  Se assolutizzata, la ragione può diventare un idolo fuorviante. Se la ragione diventa l’unico strumento per analizzare la realtà, se il mondo viene ridotto a materia da osservare con distac...

Che dono la vita!!!

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Mi si sono inumiditi gli occhi nel leggere la lettera scritta da Sammy Basso per il suo funerale. Che grande persona!!! Si era preparato al giorno della sua morte, perché la progenia, la malattia rara di cui era affetto, ti ruba gli anni, ti rende vecchio da giovane e consuma il corpo di chi ne soffre.  Sammy Basso era diventato famoso oltre che per il suo impegno internazionale in campo scientifico nello studio della sua patologia, per averne parlato pubblicamente sempre col sorriso e con ironia. Già di per sé, affrontare in questo modo una malattia del genere, ti rende grande, ma ancora di più ti rendi conto di che bella persona fosse, leggendo le parole che aveva scritto.  Vi riporto nella sua integrità la sua lettera che è stata letta durante l'omelia dal vescovo di Vicenza.  Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa Iettera perché se c'è una cosa che mi ha sempr...

Continuare a fare il bene. Senza distrazioni.

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Un giorno, un saggio viandante attraversò il regno e si fermò sotto un albero. Gli animali della foresta, curiosi, si avvicinarono per ascoltare le sue storie.  «C'era una volta, in un regno lontano tra le alte montagne, un'aquila fiera e solitaria che dominava i cieli con la sua eleganza inconfondibile. Volava sopra le vette innevate, osservando il mondo dall'alto con occhi penetranti e saggi. Tutti gli animali della foresta la rispettavano e ammiravano la sua maestosità. Nello stesso regno c'era anche un corvo, impertinente e audace, con una buona dose di superbia, invidioso della regalità dell’aquila. Un bel giorno decise di sfidare sua maestà.  Il corvo, con la sua arroganza, si posò sulla schiena dell'aquila e cominciò a beccarle il collo, convinto di poterla infastidire e distrarre. Gli altri animali, spettatori increduli, trattennero il fiato, immaginando che da lì a poco il corvo sarebbe stato ridotto a brandelli dal rapace. Ma l'aquila, con calma olimp...

Una questione di mani per essere u-mani

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Come si fa a non fuggire dal dolore, che sia il proprio o quello delle persone che ami? Prendo spunto dal Blog di Alessandro D'Avenia e dalla sua riflessione sul quadro Compianto sul Cristo morto di Bellini. «Nel ritaglio sacro del quadro si scorge un morto (Cristo), il cui corpo esangue è sorretto da un uomo (Giuseppe d’Arimatea), mentre una donna (Maria Maddalena) gli unge le mani rattrappite da colpi di chiodi, con l’olio che un altro uomo (Nicodemo) accigliato tiene in un vasetto. Mi vedo in quest’ultimo, fronte aggrottata dinanzi alla morte, pensieri come rughe, in cerca di risposte davanti a un muro: l’uomo della Vita è morto. Cadavere. Con sapienza compositiva l’artista mette al centro del quadro le mani dei protagonisti, ma soprattutto quelle della donna che accarezzano con l’olio la sinistra del morto che perde rigidezza, al contrario della destra ancora contratta. In quelle mani c’è la farmacopea alla mia incapacità: al fuggire o soccombere aggiungono un’altra via.  Conte...

NESSUNO SI SALVA DA SOLO

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Venerdì 20 marzo del 2020, in una piazza San Pietro incredibilmente vuota, papa Francesco pregava Dio perché ci aiutasse contro la pandemia. In quell'occasione, richiamando l'immagine degli apostoli nella tempesta, ci ricordava che non potevano andare ciascuno per conto proprio, ma che solo insieme potevano farcela, perché "Nessuno si salva da solo".  Non so che ne pensiate voi, ma a me sembra che invece di aprirci agli altri ci siamo chiusi in noi stessi, o meglio, il post covid ci ha reso affamati di vita e di relazioni che tendiamo a vivere, però, nella frenesia e nella superficialità. Fondamentalmente, pur cercando di stare con gli altri, siamo concentrati solo su noi stessi e sull'appagamento dei nostri bisogni. Ho l'impressione (condivisa con molti colleghi) che sempre di più siano gli alunni che fanno tanta difficoltà a comprendere gli stati d'animo degli altri, a regolare i propri comportamenti a seconda del contesto e dei momenti, a sostenere il ...

Quando tutto crolla

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Ho seguito con commozione il monologo di Allevi all'Ariston di Sanremo. In questo momento sono molto sensibile a certi argomenti 😄. La fragilità, che Allevi non ha avuto alcuna remora a nascondere, diventa la vera forza dell'essere umano, quando non si chiude in se stesso ma si apre al Tutto. Bellissime parole, le sue, che vi consegno integralmente.   "All'improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo.Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inas...

Rimanere umili 😉

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Qualche giorno fa si parlava a scuola proprio di questo: l'umiltà di chi è consapevole dei propri limiti e di chi cerca sempre di migliorarsi. Se ne parlava rispetto alla scuola, che dovrebbe essere bella proprio per questo: mi dà modo di conoscere nuove cose, di sperimentarmi nel confronto con gli altri e con i miei punti di forza e di debolezza.  Leggendo il mio solito quotidiano ( Avvenire del 26/10/2023 ) mi imbatto in un articolo di MARCO VOLERI , che vi riporto, perché aggiunge altro a quanto ci siamo detti. So di non sapere e per questo resto disponibile ad aggiungere ulteriori tasselli al mio bagaglio culturale e umano. Ammiro molto l’incoscienza di chi crede di sapere tutto o quasi.  Avete presente il classico tipo col sorriso smagliante e la verità nel taschino della giacca blu? Quando mi trovo davanti a personaggi che credono di sapere tutto, e di saperne più di te, mi chiedo sempre: “ma questo ci è o ci fa?”.  Scomodiamo Socrate e il suo famoso detto «so di no...

Riprendiamo la scuola. Con grazia.

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Il titolo non è sbagliato. Grazia non è una persona, quindi il minuscolo ci sta. Anche se, vista la sua importanza, questa parola richiederebbe la maiuscola. Di cosa parlo? Come è capitato altre volte, attingo da un professore e scrittore che mi offre sempre spunti di riflessione.   La «ripresa» è ben diversa dalla «ripetizione» : riprendere è continuare a compiere e non reiterare.  Il ripetere fa scivolare nelle sabbie mobili dell’inerzia, quando si va avanti con la sola energia che resta quando la creatività si esaurisce: il dovere, una prigione da cui si cerca poi di evadere in modi più o meno estrosi e disastrosi. Un lavoro, un matrimonio, uno sport... vissuti solo per dovere soffocano. E dove non c’è più creazione di novità ma solo ripetizione, non c’è gioia. Diverso è «riprendere»: si riprende un film che amiamo anche se lo abbiamo già visto, si riprende un tramonto anche se avevamo ammirato quello del giorno prima, si riprende un’amicizia quando si continua il discors...

Prima che il nuovo anno arrivasse: lettera ad una nipotina (e non solo)

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Di  Elisa Manna in Avvenire del 1 dicembre 2022  Finalmente stai arrivando. Ed è una cosa “cosmica”: un momento che ha a che fare più con l’imponenza distante delle galassie che con i piccoli affanni e gioie quotidiane. Uno squarcio su un’altra dimensione così misteriosa, possente e altra da noi, eppure così vicina che possiamo sfiorarla. Un momento in cui sentirsi apparentati alle stelle.  Tra poco una Forza vitale sconosciuta comincerà a dirigere gli eventi come un direttore d’orchestra e in poco tempo sarai stordita dalla luce e dai suoni , voci rivolte a te che ti accolgono, stanche e felici. Carissima Vittoria ti scrivo ora, perché poi i miei pensieri saranno certamente diversi e meno lucidi. Sei stata davvero una grande viaggiatrice e hai saputo percorrere tutte le tue tappe con tranquillità. Ma chissà se all’arrivo ci sono state solo stanchezza e fatica o anche qualcos’altro, magari la nostalgia della piccola casa accogliente che conoscevi...  Sai, il mondo...