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Il Cantico delle Creature

Dopo quasi due anni in cui mi sono dovuta dedicare ad altro, riprendo l'insegnamento. In questi giorni, nella scuola media (mi piace chiamarla ancora così) si sta parlando di accoglienza e l'idea era quella di avere come sfondo integratore il Cantico delle Creature, visto che in quest'anno 2025 stiamo celebrando l'ottavo Centenario della composizione.  Prima di progettare delle attività da svolgere durante le mie ore, credo sia opportuno avere alcuni punti di riferimento, per cogliere la portata di questo testo.  Si tratta di una poesia scritta (anzi, dettata) nel 1224, quando Francesco era molto malato e viveva a San Damiano, la piccola chiesa che lui stesso aveva ricostruito anni prima e dove ormai vivevano Chiara e le sue compagne. In quella situazione di dolore e debolezza, tra i rumori della notte e con gli occhi quasi ciechi per una malattia presa durante la crociata in Egitto, Francesco trova la forza di lodare Dio con parole semplici e potenti. Non scrive con la...

La domanda radicale sul male, la libertà, la logica del dono

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Dante cammina con Virgilio. Nel buio i due incontrano Marco Lombardo, al quale Dante pone un interrogativo. È la domanda radicale:  Lo mondo è ben così tutto diserto d’ogne virtute, come tu mi sone, e di malizia gravido e coverto; ma priego che m’addite la cagione, sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone.  Il poeta fa i conti con la realtà del male. Ha agito rettamente ed è esule, ama Firenze e non può tornarci. Vede un mondo corrotto, nel quale il Papa e l’Imperatore, che dovrebbero essere le guide universali della sua epoca, si scontrano tra loro invece di collaborare. Chiede allora a Marco Lombardo da dove venga questo male, se dal condizionamento degli astri oppure da noi. È una domanda che racchiude in sé molti altri interrogativi decisivi in ogni epoca. Siamo davvero liberi o c’è qualche forza esterna che ci condiziona? Il mondo è governato dalla libertà umana o dalla necessità di leggi che ci imprigionano? E, ancor più radica...

L'amore e la ragione in Dante

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Dante si trova sulla terza cornice del monte del Purgatorio, dove espiano la loro colpa gli iracondi. Chi cede all’ira vede nero e così gli iracondi sono avvolti da un fumo denso, soffocante. Dante si aggrappa a Virgilio, che lo conduce: Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida, m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo ».  Virgilio è il simbolo della ragione. Quando l’ira fa vedere nero e fa perdere il controllo, è più che mai necessario aggrapparsi alla ragione. Messaggio più che mai attuale nell’epoca delle fake news, del complottismo, delle opinioni viscerali vomitate in rete.  La ragione ha dunque un ruolo fondamentale. Ma quale ragione?  Se assolutizzata, la ragione può diventare un idolo fuorviante. Se la ragione diventa l’unico strumento per analizzare la realtà, se il mondo viene ridotto a materia da osservare con distac...

Continuare a fare il bene. Senza distrazioni.

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Un giorno, un saggio viandante attraversò il regno e si fermò sotto un albero. Gli animali della foresta, curiosi, si avvicinarono per ascoltare le sue storie.  «C'era una volta, in un regno lontano tra le alte montagne, un'aquila fiera e solitaria che dominava i cieli con la sua eleganza inconfondibile. Volava sopra le vette innevate, osservando il mondo dall'alto con occhi penetranti e saggi. Tutti gli animali della foresta la rispettavano e ammiravano la sua maestosità. Nello stesso regno c'era anche un corvo, impertinente e audace, con una buona dose di superbia, invidioso della regalità dell’aquila. Un bel giorno decise di sfidare sua maestà.  Il corvo, con la sua arroganza, si posò sulla schiena dell'aquila e cominciò a beccarle il collo, convinto di poterla infastidire e distrarre. Gli altri animali, spettatori increduli, trattennero il fiato, immaginando che da lì a poco il corvo sarebbe stato ridotto a brandelli dal rapace. Ma l'aquila, con calma olimp...

Una storia che parla di incontro e non di scontro

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Dall'articolo di MARCO ERBA  L’imam “socratico” e l’insegnante che fa nascere idee senza imporre , in Avvenire del 17/03/2024 .  In uno dei miei viaggi in Bosnia ho conosciuto una donna piena di luce. Quella donna, durante la guerra degli anni Novanta, ha vissuto dentro l’assedio di Sarajevo, con il marito a combattere al fronte per difendere la città e un bambino molto piccolo da accudire. Ho passeggiato a lungo con lei per la città. Mi ha portato vicino al mercato coperto, mi ha indicato il punto in cui si metteva a vendere i suoi regali di nozze, per procurare del cibo a suo figlio. Mi ha portato al tunnel di Sarajevo, sotto l’aeroporto, di cui restano pochi metri: è un budello claustrofobico, nel quale si deve stare chini per camminare. La donna, suo figlio e sua suocera lo hanno percorso per centinaia di metri, per sbucare nella terra di nessuno, rischiando la vita, alle spalle della linea dell’esercito serbo che assediava la città.  Dopo un viaggio pazzesco, quella...

Dall'odio al perdono

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Perdono, parola difficile da pronunciare e vivere. Basta vedere quello che sta accadendo in questo tempo così complicato, dove si parla di vendetta come se fosse un dovere morale.  Lei prof, sarebbe capace di perdonare? Spesso me lo hanno chiesto gli studenti e rispondo in modo onesto: "Non so, ma so che non c'è alternativa, perché l'odio consuma". Aggiungo sempre alla mia riflessione che ci sono stati uomini e donne che hanno saputo perdonare. La loro testimonianza è la riprova che si può perdonare. Come ha saputo fare Gemma Calabresi.  I miei alunni, al contrario di me, non possono avere memoria del marito, il commissario Luigi Calabresi, che fu ucciso il 17 maggio 1972 a colpi di arma da fuoco dinanzi alla sua abitazione, per mano di un commando di due terroristi di Lotta Continua. Gemma si trovò vedova ad appena 26 anni con due bambini piccoli e un terzo in arrivo. Ho letto nella sua biografia che insegnando religione in una scuola elementare è arrivata a maturare...

Beatitudini, la Magna Charta di Gesù

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Primo giorno di scuola del maestro Gesù, all’aperto, sulla collina, il cielo come soffitto, l’erba per pavimento, l’abside del lago sullo sfondo. E il primo argomento che il giovane rabbi di Nazaret tratta nella sua prima lezione, è il tema della felicità: beati voi, ripete per otto volte. La prima rivelazione: Dio vuole figli felici.  La vita è e non può che essere una ricerca di felicità. La felicità sempre provvisoria dei viandanti. E invece di un discorso alla Robin Williams, nel film L’a ttimo fuggente, uno di quei discorsi accattivanti e piacioni, fa una lezione drammatica e impopolare. Parla di poveri, di perseguitati, di piangenti, di affamati. Sceglie le ferite delle persone: le Beatitudini sono ferite che diventano feritoie, in cui si affaccia una terra nuova e felice.  La genialità di Gesù: non imposta il suo progetto su di una morale umana, ma su di una lieta notizia: Dio regala gioia a chi produce amore, aggiunge vita a chi edifica pace.  Le Beatitudini non r...

Tempo che divora o tempo che vola?

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La parola tempo viene probabilmente da una radice che indicava «tagliare» , così come per analogia alcune misure di tempo vengono dal verbo latino «secare» (tagliare): secondo e secolo. Coerentemente le lancette (diminutivo di lancia) cominciarono a tagliare il silenzio per ricordarci che moriremo. Nella Genesi le lancette non erano però così cruente: «Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. Dio fece la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. E Dio vide che era cosa buona».  Nella cultura giudaico-cristiana lo scorrere del tempo è perciò il regolare trascorrere della luce sulle cose, non la violenta lotta del mito greco . In quest’ottica il tempo/luce potrebbe forse riconciliarci con l’incalzante tic tac delle lancette: se ogni rintocco sprigionasse luce...

Sull'integrità morale

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Nel post del 27 luglio sottolineavo che il gesto del campione andasse oltre il fair play, perché mi faceva pensare che c'è una possibilità di bene in ognuno di noi. E' però anche vero che il bene va scelto; certo, a qualcuno può venire naturale, ma ci sono situazioni in cui non è così scontato agire per il bene.  A scuola alcuni hanno criticato Vingegaard: l'altro (Pogacar) si sarebbe comportato nello stesso modo? e se ne avesse approfittato per vincere lui? prof, e se quel gesto era solo per farsi vedere? Vi confesso che non so come è poi andata a finire la gara, però voglio credere che il bene può essere fatto al di là di ogni tornaconto personale, per sola fedeltà ai valori che nutriamo nel nostro cuore.  Dicevo ai ragazzi che se credi nell'onestà e nella competizione leale (e penso che questi siano i valori che abbiamo mosso il campione), saresti un infame (questa espressione la prendo in prestito da alcuni alunni che me l'hanno suggerita) se ti comportassi in m...

Non solo fairplay

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Il ciclista prende larga una curva, proprio mentre procedeva appaiato al primo in classifica, e scivola a bassa velocità, senza farsi male. Il campione si volta e rallenta per aspettarlo. Io ci vedo molto di più che il fairplay. Gesti come questo mi riconciliano al mondo 😉.

Non bisogna guardare dall’altra parte se hai di fronte l’ingiustizia

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Lascio questo editoriale di Michele Brambilla , pubblicato sul Resto del Carlino di mercoledì 16/03/2022, perché si collega con la tematica che stiamo affrontando a scuola. Perché la giornalista russa Marina Ovsyannikova ha interrotto il tg di Stato esibendo un cartello con scritto "No war, non credete alla propaganda, qui vi stanno ingannando"? Forse pensava che nel giro di poche ore una rivolta popolare o una congiura di palazzo avrebbe rovesciato Putin e fermato la guerra? O più semplicemente s’illudeva di cavarsela con una lettera di richiamo del direttore del personale? No, sapeva benissimo che il despota non sarebbe caduto. E sapeva benissimo a quali rischi (al di là della multa di trentamila rubli, che è fumo negli occhi) va ora incontro. Eppure, quel che ha fatto, l’ha fatto ugualmente, contro ogni speranza. Perché? Forse per lo stesso motivo per cui don Giovanni Fornasini , il parroco di Marzabotto ucciso dai nazisti a 29 anni il 13 ottobre del 1944, pedalò per c...

La responsabilità dei campioni dello sport

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Mentre leggevo l'articolo ho pensato ai "miei" studenti dello Sportivo. I ragazzi lo sanno che ho un'idea sullo sport che sa di antico: il vero agonismo non è contro qualcuno, ma è esercitarsi alla disciplina, al sacrificio, alla lealtà. Certo che vincere è bello e dà soddisfazione, ma non può essere a tutti i costi. Ma anche perdere con dignità ha un grande valore.  Visto il clamore di questi giorni che ha riguardato un grande campione, vi lascio queste righe di Mauro Berruto , pubblicate su Avvenire del 19/01/2022.  Per tanti giorni si è discusso intorno a un’idea: un atleta, oltre a produrre una performance e offrire ai suoi tifosi, definiamola così, una dimensione estetica del gesto tecnico, deve essere un modello di comportamento? Deve ispirare? Deve trasmettere valori oltre che fare gol, canestri, schiacciate? O quanto meno deve sentire un senso di responsabilità, in quanto possessore di una piattaforma di visibilità e di un megafono che amplifica a dismisura l...

Una sola parola: Umanità

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Mentre l'anno sta per concludersi, condivido questa riflessione:  Finisce l’anno e arriva il momento di staccare gli ultimi 'post it' dalla bacheca dei giorni. Resta il panno verde o il compensato sottile, vuoto come la vecchia lavagna delle medie, appena pulita. Il gessetto bianco la dividerà in due, da una parte i buoni, cioè i ricordi da vetrina. Dall’altra i cattivi, le situazioni che vorresti non aver vissuto.  Lutti e malattie a parte, sono gli amori deludenti, gli amici che senti lontani, le persone per cui credevi di essere importante e invece eri uno dei tanti. Perché il dolore può essere solitario, ma la felicità è plurale, si alimenta di pensieri condivisi, di sogni comuni, di complicità. E l’io da radice diventa pianta solo quando ha il coraggio di lasciare spazio al 'noi', di rallentare il passo, di gioire per un successo non suo. Guardandoci indietro appare chiaro: nel 2021 ai titoli di coda i momenti più belli sono stati quelli regalati agli altri, pi...

Il saluto ai ragazzi di seconda

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 In tema con quanto trattato in questo anno scolastico, vi auguro che impariate ad essere così forti da non permettere che le parole abbiano a ferirvi e che neanche voi abbiate a ferire gli altri con le vostre. Siate testimoni di umanità, sempre. Non dimenticatelo!!!  

Una canzone che dedico ai miei alunni di terza, a conclusione di questo anno scolastico difficile

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Qualunque sogno, qualunque progetto abbiate, sarà vero se avrete sempre a mente che la vita è un valore, che l'amore non va "disperato" e che la vita deve cambiarci in meglio. Mai rinunciare a crescere in umanità!!!   PS in bocca al lupo per l'esame!  

Si può fare davvero la differenza

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Avete sicuramente visto la sua figura, di spalle, mentre in ginocchio implora i militari di non attaccare i giovani che manifestavano contro l'arresto della loro presidente, Aung San Suu Kij. Questa piccola suora ha dato una testimonianza di coraggio e di fede nella bontà dell'uomo e nella Provvidenza divina. Come cristiana non poteva certo assistere senza prendere posizione (ragazzi di terza, vi dice qualcosa?). Per saperne di più vi condivido l'articolo pubblicato su Popotus , il supplemento del quotidiano Avvenire del 2 marzo. Che cosa può fare una persona, da sola, davanti ai drammi della storia?  Niente, verrebbe da rispondere. E invece non è così. Molte volte è proprio l’iniziativa di un singolo individuo a imprimere un corso inatteso agli eventi. È una questione di coraggio, ma anche di tempestività, che è la capacità di fare la cosa giusta al momento giusto. Quando l’ingiustizia è diventata troppo evidente, per esempio, e tutti sono davvero stanchi di quello che st...

Posso davvero fare ciò che voglio?

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A volte non capiamo realmente il significato delle regole che ci vengono imposte, perché non riusciamo a vedere quanto siano utili e possano proteggerci.  Non parlo solo del fatto di dover indossare una mascherina in una strada vuota o di non poter andare a scuola con un top. Queste sono cose che possono influire anche su altre persone.  Parlo di tutte le volte in cui vogliamo mettere da parte tutte le questioni personali che sembrano influire solo su di noi.  Giustizia per tutti   La frase “Ho il diritto di…” esprime una comprensione ridotta e limitata dalle legge e della giustizia.  È vero che la giustizia consiste nel veder rispettati i nostri diritti e le nostre libertà, ma è anche vero che sulla giustizia si basano i nostri rapporti con gli altri : quello che devo loro e quello che ho diritto di esigere da loro.  Questa concezione molto valida è ereditata da una tradizione antica, che è stata trasmessa nel corso della storia da Aristotele e San Tommaso...

Quattro ragazzi e i pc per la Dad

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Jacopo Rangone, studente diciottenne in un college dello Hertfordshire, insieme a tre coetanei, tutti milanesi come lui, è il fondatore del progetto PC4U.tech , che ha l’obiettivo di raccogliere, in caso ricondizionare, e ridistribuire gratuitamente i dispositivi usati (ma funzionanti) a quegli alunni di Milano e dell’hinterland che non ne dispongono.  Il progetto è costituito da un sito Internet, attivo dalla fine di giugno, dove chiunque può donare o richiedere un computer usato semplicemente cliccando sulla casella corrispondente: 'dona' oppure 'richiedi'. A quel punto, registrata l’ordinazione, il computer viene sanificato, impacchettato e consegnato a casa, senza spese aggiuntive.   «L’idea di quello che poi è diventato PC4U.tech è nata un giorno, durante i mesi di lockdown, dopo aver ascoltato il racconto di mia sorella a proposito della sua classe: molti suoi compagni di terza media, infatti, non avendo un pc o un tablet in famiglia, spesso non riuscivano a segui...

Uno sguardo può cambiarti la vita

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C’era una volta un ragazzo cattivo, che si chiamava Daniel. Pensava di non dover studiare, o lavorare, per poter vivere, e che contasse solo esser ricchi. Così – aveva sì e no 15 anni – cominciò a minacciare e a picchiare i suoi coetanei, a rubare le borsette per strada e la merce nei negozi, finché divenne uno dei bulli più temuti del suo quartiere, alla periferia di Milano.Violento e spietato. Nemmeno quando fu arrestato, Daniel capì che doveva cambiare: anzi, continuava a comportarsi male e a prendere punizioni. Finché per la prima volta nella sua vita incontrò qualcuno – don Claudio, il cappellano del carcere minorile Beccaria – che non lo guardò come un ragazzo cattivo: «Sei migliore di così» disse don Claudio, e si prese Daniel nella sua comunità di recupero. Era il 2015. Già dopo un anno il ragazzo cattivo non esisteva più: Daniel capì che aveva sbagliato e che la vita doveva avere tutto un altro senso. Cominciò a studiare, dall'Inferno di Dante Alighieri, un librone che gl...

Ogni guerra è un fratricidio

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Alcuni spunti di riflessione dal Messaggio del Papa per la 53ª Giornata mondiale della pace , che sarà celebrata il prossimo 1° gennaio. Titolo del testo è “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana. La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall'egoismo e dalla superbia, dall'odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono ...