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Visualizzazione dei post con l'etichetta senso della vita

Saul e quelli che superano il limite

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Assetata di sub-lime, ovvero di superare il limite, la conoscenza mal sopporta quest’ultimo nonostante l’inestricabile legame tra i due, sia di pensiero che di parole (“limite” e “ il- limitato”; “confine” e “s- confinato”). Ma è proprio la consapevolezza del limite e la capacità di capire quando esso si imponga e quindi di come reagire, comportarsi, rispondervi, il segreto della sapienza .  Il corpo umano, sottoposto all’ossimoro della vita mortale, è un limite che s’avanza come un enigma poiché esalta ed umilia, fa toccare il cielo e sprofondare negli inferi, composto di materia sottoposta al dinamismo del tempo e al figurare e sfigurare delle forme. Accettare i suoi limiti è, pertanto, cosa saggia. Facile a dirsi se non ci fosse, però, una forza contrastante che è il desiderio dell’oltre , della scoperta, dell’esperimento, della novità, del superamento delle colonne d’Ercole.  Quanto mosse Odisseo di cui Dante loda l’audacia: «“ O frati ,” dissi, “che per cento milia perig...

Una questione di mani per essere u-mani

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Come si fa a non fuggire dal dolore, che sia il proprio o quello delle persone che ami? Prendo spunto dal Blog di Alessandro D'Avenia e dalla sua riflessione sul quadro Compianto sul Cristo morto di Bellini. «Nel ritaglio sacro del quadro si scorge un morto (Cristo), il cui corpo esangue è sorretto da un uomo (Giuseppe d’Arimatea), mentre una donna (Maria Maddalena) gli unge le mani rattrappite da colpi di chiodi, con l’olio che un altro uomo (Nicodemo) accigliato tiene in un vasetto. Mi vedo in quest’ultimo, fronte aggrottata dinanzi alla morte, pensieri come rughe, in cerca di risposte davanti a un muro: l’uomo della Vita è morto. Cadavere. Con sapienza compositiva l’artista mette al centro del quadro le mani dei protagonisti, ma soprattutto quelle della donna che accarezzano con l’olio la sinistra del morto che perde rigidezza, al contrario della destra ancora contratta. In quelle mani c’è la farmacopea alla mia incapacità: al fuggire o soccombere aggiungono un’altra via.  Conte...

Beatitudini, la Magna Charta di Gesù

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Primo giorno di scuola del maestro Gesù, all’aperto, sulla collina, il cielo come soffitto, l’erba per pavimento, l’abside del lago sullo sfondo. E il primo argomento che il giovane rabbi di Nazaret tratta nella sua prima lezione, è il tema della felicità: beati voi, ripete per otto volte. La prima rivelazione: Dio vuole figli felici.  La vita è e non può che essere una ricerca di felicità. La felicità sempre provvisoria dei viandanti. E invece di un discorso alla Robin Williams, nel film L’a ttimo fuggente, uno di quei discorsi accattivanti e piacioni, fa una lezione drammatica e impopolare. Parla di poveri, di perseguitati, di piangenti, di affamati. Sceglie le ferite delle persone: le Beatitudini sono ferite che diventano feritoie, in cui si affaccia una terra nuova e felice.  La genialità di Gesù: non imposta il suo progetto su di una morale umana, ma su di una lieta notizia: Dio regala gioia a chi produce amore, aggiunge vita a chi edifica pace.  Le Beatitudini non r...

Quando tutto crolla

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Ho seguito con commozione il monologo di Allevi all'Ariston di Sanremo. In questo momento sono molto sensibile a certi argomenti 😄. La fragilità, che Allevi non ha avuto alcuna remora a nascondere, diventa la vera forza dell'essere umano, quando non si chiude in se stesso ma si apre al Tutto. Bellissime parole, le sue, che vi consegno integralmente.   "All'improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo.Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inas...

Siamo fatti per la luce

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L’ ispiera – parola di cui confesso che per molto tempo ho ignorato il significato e persino l’esistenza – è un sottile raggio di sole che, penetrando attraverso una fessura in un ambiente buio, lo illumina. Chi non ha mai provato, almeno per un momento nella vita, l’esperienza dell’oscurità? Per qualcuno è diventata persino compagna permanente, arrivando a mettere in discussione l’esistenza stessa della luce. Ci sono persone che, anche solo per un istante, illuminano la nostra esistenza, facendoci percepire – con un gesto o una parola, nella profondità di uno sguardo, nella semplicità di un sorriso – che la realtà è ultimamente positiva, che c’è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere e sperare. Mi è accaduto di incontrarne, e hanno fatto bene alla mia vita, lasciando una traccia luminosa del loro passaggio. Sono testimoni di un bene presente nelle profondità della realtà ma che spesso non siamo capaci di riconoscere e di seguire, rassegnandoci a campare in un’oscurità senza volt...

Sii te stesso!

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Il mio augurio per il nuovo anno. Dedicato in particolare agli studenti del Liceo. Ma non solo a loro.

Dare la propria vita per gli altri

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Non c’è amore più grande di questo – dice Gesù – che dare la vita per i propri amici. Ma cosa vuol dire? Nel film "Sette anime" il protagonista decide di togliersi la vita per offrire una possibilità di vita alla donna che ama. E' questo il senso dell'amore, così come lo intende Gesù? No, assolutamente no! Il concetto stesso di martirio cristiano è lontano dall'idea del sacrificio in se stesso. I cristiani dei primi secoli presero le distanze da alcuni che pensavano di procurarsi volontariamente la morte, provocando di proposito i pagani. Umani fino in fondo, i martiri non amano la morte violenta. Man mano che il loro momento si avvicina sono sempre più consapevoli della barbarie a cui vanno incontro: questo li sgomenta ma, al tempo stesso, non li fa recedere. Sono come Gesù nell'orto degli Ulivi: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Come Gesù, quando si accorgono che la propria morte è inevitab...

Una canzone per cominciare: Io credo

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Ci sono canzoni che mi fanno nascere il desiderio di condividerle con gli alunni perché offrono spunti di riflessione su cui potersi confrontare. " Credo ", cantata da Giorgia, è una di queste. Il testo parla del coraggio della fede, della possibilità di far sì che i dolori non ti annientino ma ti aiutino a crescere (rivelando a te stesso chi sei veramente), dell'amore verso cui tutti tendiamo e che dà senso alla vita. L'uomo è per sua natura credente perché, indipendentemente che si riconosca in una religione o meno, vive la sua vita all'insegna della fede: nelle relazioni con gli altri, nell'amicizia, nell'amore, nella possibilità di farcela.... La fede, in un certo senso, è una delle modalità di conoscenza che caratterizza noi umani e che ci dà la forza di andare avanti. Penso che questa canzone possa essere di buon auspicio per l'anno che ci attende. La fiducia che nutriremo gli uni negli altri sarà l'ingrediente indispensabile per un buon r...

Il più grande servizio da rendere all'umanità

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" Dobbiamo iniziare con l'essere felici perché è il più grande servizio che si possa rendere all'umanità.  Se siamo felici, c'è almeno un luogo di felicità. La felicità deve però continuamente accrescersi, e si accresce man mano che altre persone diventano un po' più felici. Se nella vostra vita avete reso felice anche una sola persona, non avete perduto il vostro tempo; se avete fatto felice un cane, oppure una pianta fiorita in un giorno di primavera che vi ha dato l'impressione di rispondervi, ne valeva la pena. Credo che la nostra vita sia perduta se questo dono, che è dentro di noi, non riesce ad essere comunicato. Se nessuno vuole il dono che è in voi, offritelo a tutti gli esseri, alla vita, al vento! Il vento lo porterà a quelli che ne hanno più bisogno...  E' il momento di dare! Io dono e accolgo coloro che possono avere bisogno ". (Jean-Yves Leloup, La montagna nell'oceano)

I padlet sull'amicizia

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L'amicizia fa parte dell'esperienza umana. Gli amici, specialmente nell'età dei miei alunni, sono indispensabili. La proposta didattica presentata ai ragazzi ha fatto loro scoprire che anche la Bibbia ha qualcosa da dire sull'amicizia e che il rapporto che Dio vuole instaurare con l'uomo, sempre alla luce della Bibbia e del Magistero della Chiesa, è un rapporto di amicizia, di vera amicizia. In questo padlet sono raccolte le riflessioni degli alunni, divisi per classi.

Il mondo appartiene a chi lo rende migliore

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Ieri ho letto un commento di Ermes Ronchi al Vangelo delle Beatitudini e vorrei condividere con voi, cari alunni di terza, impegnati a riflettere sull'idea di felicità, alcuni pensieri. Gandhi, che non nascondeva la sua ammirazione per Gesù e il suo Vangelo, diceva che le Beatitudini sono “le parole più alte del pensiero umano”. Se ci pensate bene sono parole che riaccendono la nostalgia per un mondo più bello, buono, dove la violenza e la menzogna sono sostituite dalla misericordia, dagli atteggiamenti di pace, dall'amore per la verità, dal perdono. Le beatitudini non sono nuovi comandamenti, ma ci propongono la buona notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità. Se Dio mi parla di beatitudine vuol dire che Lui ha a cuore la mia ricerca di felicità. Il mio sogno di felicità è anche il suo, ed è per questo che a Lui interessa farmi capire dove posso trovare una risposta a questa m...

Vocazione e progetto di vita

Etty Hillesum scriveva: « La vita è difficile ma non è grave: dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà da sé » (Diario, 1940-1943 p.127). Ci siamo chiesti cosa volesse dire e tutti abbiamo concordato nel sostenere - riprendendo le parole di Pier Giorgio Frassati - che « non dobbiamo vivacchiare, ma vivere ». Che differenza tra questi personaggi e il "terrorista piccolo piccolo" dell'articolo di Gramellini! Una vita "contro", quella di  chi sceglie la violenza e la morte, una vita "con" quella di Pier Giorgio e di Etty. Un altro aspetto che ci ha colpito dei due personaggi che ho proposto è stato la loro capacità di amare. Etty scriveva che «Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, ...

Il ricco stolto

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Come nuovo tassello che va ad aggiungersi al percorso proposto alle classi terze inserisco un video che presenta, in chiave moderna, la parabola del ricco stolto.  Nel progetto di vita che quest'uomo  si era dato mancava la cifra più significativa: che la vita non gli apparteneva, che il tempo gli poteva essere improvvisamente sottratto, che lui stesso – cioè, la sua anima – apparteneva ad un altro, che i suoi beni non lo avrebbero accompagnato all'ultimo viaggio e non gli avrebbero dato sollievo nell'ultimo giudizio. L’uomo ricco viene definito stolto perché non ragionava sulle dimensioni profonde dell’esistenza, perché altrimenti avrebbe capito che non è il possesso delle cose lo scopo della vita. Il testo di Luca è accessibile cliccando qui . Rembrandt, "La parabola del ricco stolto", ovvero "Il cambiavalute" La proposta didattica su questo brano è quella di realizzare una carta, tipo quella dei famosi Yugioh, per tracciare un profilo ...

Convertirsi all'amore

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da Se Dio esiste veramente .... di Ernesto Olivero in Avvenire del 23 maggio 2015 Giacomo è un ragazzo di diciassette anni. Vita normale e tante domande. Una volta mi ha sentito parlare di Dio, si è avvicinato e con timidezza, come se non volesse disturbare, ha cercato una conferma. «Ernesto, ma allora Dio esiste veramente?». Sì, Giacomo, esiste. Il cuore me lo conferma con una logica. Dio esiste perché vedo che quando provo rancore contro una persona e prego, riesco a trasformare quel sentimento in pazienza. Il giudizio scompare, mi acquieto, ritrovo la pace. Dio esiste perché quando ho dei soldi, che potrei usare per me, donandoli mi sento più felice. Ecco, in quella felicità, Dio esiste. E se Dio esiste, allora mi dono. Se Dio esiste veramente, ho pazienza. Se Dio esiste veramente, allora ricomincio da capo. Se Dio esiste veramente, il male non mi ferma. Dio esiste e non ha bisogno né di me né di nessuno per dimostrare se stesso, ma ha bisogno di me, di noi per dimostr...

Solo se siamo capaci di piangere

Pubblicazione di Tv2000 . Non si può rispondere con frasi fatte davanti alla domanda di Glyzelle Palomar, 12 anni, che al Papa ha chiesto: «Ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, ce ne sono tanti che diventano vittime, molte cose terribili accadono loro, come la droga o la prostituzione. Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? E perché ci sono così poche persone che ci aiutano?». Lei stessa è scoppiata in lacrime pronunciandola, facendo commuovere Francesco, che davanti a oltre trentamila giovani, all'università Santo Tomaso, aveva appena terminato di ascoltare un'altra testimonianza toccante, quella di Jun Chura, ex ragazzo di strada quattordicenne che oggi lavora per la fondazione Tulan ng Kabataan, dov'è ospitata anche Glyzelle. Francesco ha abbracciato entrambi, e ha tenuto a lungo la sua mano sul capo della ragazza.  «Oggi ho ascoltato l’unica domanda che non ha risposta - ha detto il Papa improvvis...

La viva e calda pienezza del cuore

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Ancora alcuni pensieri che potranno fare bene al nostro cuore. «Personalmente, da quando ho memoria di me, i conti non sono mai riuscita a farli tornare. L’idea di un Dio onnipotente - che può fare o non fare ogni cosa, secondo un suo imperscrutabile desiderio - mi è sempre stata piuttosto ostile. Non amo l’autorità e, dove c’è il potere, fuggo a mille miglia in direzione opposta. E allora? Non sarebbe più facile, più rasserenante dire il Cielo è vuoto o, se Qualcuno c’è, si disinteressa del nostro destino? Sì, se il mio pensiero fosse solo frutto della mente, ma ho sempre avuto la nitida percezione che la centralità dell’essere non stia nelle elucubrazioni cerebrali, bensì nella viva e calda pienezza del cuore. È il cuore ad indicarci sempre la strada giusta da percorrere. È il cuore, con la sua vulnerabilità, che ci fa capire - se accettiamo il rischio di entrare nelle sua parte profonda - che il nostro cuore e quello di Dio si compenetrano e si rigenerano costantemente a vicend...

Hallelujah

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Abbiamo veramente bisogno di una luce che illumini queste giornate che sembrano buie. Abbiamo bisogno di speranza e che la vita sia da tutti considerata un dono da custodire e proteggere. Con umiltà riconosciamo la Fonte della Vita e affidiamoci a Chi, veramente, illumina le nostre notti. Vi lascio un canto di lode alla sacralità della vita realizzato dai “ FRA’n’SIS” (contrazione di Franciscans and Sisters ovvero Frati e Suore) che sulle note della celebre “Hallelujah” di Leonard Cohen, cantano un testo liberamente ispirato alla lettera “Rallegratevi” di Papa Francesco composto dal cantautore e discografico Nando Misuraca.  

Presente, proff!!!

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Vi propongo un bella riflessione di un collega di religione. Nella sua storia mi ci ritrovo anch'io. Ogni giorno, verso le otto del mattino, io mi aggiro per i corridoi per raggiungere la classe che mi aspetta, e do e ricevo i saluti degli oltre ottocento studenti del liceo romano in cui insegno religione cattolica. Di questi, più della metà sono miei studenti. Un professore di religione ha una sola ora a settimana per poter insegnare qualcosa su Dio, brevi cenni sull'universo e il senso della sua esistenza, una bella impresa non c’è che dire, un colpo solo come dice De Niro nel Cacciatore. Un’ora sola vuol dire anche avere diciotto classi, una cifra impressionante comparata con quella degli altri docenti: il collega di educazione fisica, che subito dopo di me ne ha più di tutti gli altri, con due ore settimanali, ne ha solo la metà, nove. Diciotto classi vuol dire circa cinquecento studenti; gli altri colleghi io non li vedo proprio, un po’ come Juventus-Albino Leffe. ...

La nostra società, i sogni, gli interpreti

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Le carestie sono molte e diverse. Il nostro tempo sta attraversando la più grande carestia di sogni che la storia umana abbia conosciuto. La carestia di sogni prodotta da questo capitalismo individualistico e solitario è una forma molto grave di indigenza, perché mentre la mancanza di pane non estingue la fame, se ci priviamo dei sogni finiamo per non accorgerci più della loro assenza; ci abituiamo a un mondo impoverito di desideri sempre più soffocati dalle merci, e presto diventiamo talmente poveri da non riuscire ad accorgerci di questa povertà. Come è possibile sognare angeli, il paradiso, i grandi fiumi d’Egitto quando ci addormentiamo di fronte alla tv accesa? Per i sogni grandi occorre addormentarsi con una preghiera sulle labbra, o svegliarsi con un libro di poesie aperto sopra il petto, che ha vegliato sul nostro sonno. Il giovane Giuseppe si ritrovò innocente in una prigione, rigettato di nuovo in fondo a un «pozzo» (Genesi 40,15). Quella prigione divenne, però, anche il l...

Il dolore è un dono che va accolto

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E' proprio vero che Dio scrive diritto anche nelle righe storte. L'intervista che segue, tratta da Avvenire del 23 giugno del 2014, è ad una donna che dal male fattole ha saputo trarre una grande forza, tanto da essere di esempio per tutti. Le mani curate, la voce ferma, il sorriso d’una gioia contagiosa. Lucia Annibali, il simbolo del­le donne che lottano contro la violenza (e la sconfiggono) non è più la persona che la notte del 16 aprile 2013 ha fatto capolino sul pianerottolo di casa, ha infilato le chiavi nella porta e lì – nel posto più sicu­ro al mondo – s’è scontrata con il male. L’acido che le ha stravolto il viso e la vita, ha anche cambiato profon­damente il suo cuore. E l’ha riempito di fede. La filosofa tedesca Hannah Arendt parlava di “ba­nalità del male” riferendosi al tentativo di an­nientare il popolo ebraico. Chi ti ha sfregiato vo­leva annientarti... Il male l’ho potuto toccare e l’ho visto molto chiara­mente. Davvero posso dire che esiste. Ma ho s...