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Dietro l'alunno che va male a scuola

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Dietro uno studente che va male a scuola ci sono aspetti di cui, da insegnanti, dovremmo essere consapevoli. Questo, ovviamente, non per giustificare gli alunni svogliati a tutti i costi o per vivere sensi di colpa come insegnanti. Lo scrittore francese Daniel Pennac, ex "somaro" illustre e docente appassionato, offre un'interessante testimonianza della vita dentro e fuori dalle aule nel suo "Diario di scuola", da cui è tratto il passo che vi posto per indurre alla riflessione.   "I nostri studenti che "vanno male" (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso.  Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il f...

Continuare a fare il bene. Senza distrazioni.

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Un giorno, un saggio viandante attraversò il regno e si fermò sotto un albero. Gli animali della foresta, curiosi, si avvicinarono per ascoltare le sue storie.  «C'era una volta, in un regno lontano tra le alte montagne, un'aquila fiera e solitaria che dominava i cieli con la sua eleganza inconfondibile. Volava sopra le vette innevate, osservando il mondo dall'alto con occhi penetranti e saggi. Tutti gli animali della foresta la rispettavano e ammiravano la sua maestosità. Nello stesso regno c'era anche un corvo, impertinente e audace, con una buona dose di superbia, invidioso della regalità dell’aquila. Un bel giorno decise di sfidare sua maestà.  Il corvo, con la sua arroganza, si posò sulla schiena dell'aquila e cominciò a beccarle il collo, convinto di poterla infastidire e distrarre. Gli altri animali, spettatori increduli, trattennero il fiato, immaginando che da lì a poco il corvo sarebbe stato ridotto a brandelli dal rapace. Ma l'aquila, con calma olimp...

Beatitudini, la Magna Charta di Gesù

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Primo giorno di scuola del maestro Gesù, all’aperto, sulla collina, il cielo come soffitto, l’erba per pavimento, l’abside del lago sullo sfondo. E il primo argomento che il giovane rabbi di Nazaret tratta nella sua prima lezione, è il tema della felicità: beati voi, ripete per otto volte. La prima rivelazione: Dio vuole figli felici.  La vita è e non può che essere una ricerca di felicità. La felicità sempre provvisoria dei viandanti. E invece di un discorso alla Robin Williams, nel film L’a ttimo fuggente, uno di quei discorsi accattivanti e piacioni, fa una lezione drammatica e impopolare. Parla di poveri, di perseguitati, di piangenti, di affamati. Sceglie le ferite delle persone: le Beatitudini sono ferite che diventano feritoie, in cui si affaccia una terra nuova e felice.  La genialità di Gesù: non imposta il suo progetto su di una morale umana, ma su di una lieta notizia: Dio regala gioia a chi produce amore, aggiunge vita a chi edifica pace.  Le Beatitudini non r...

Quando tutto crolla

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Ho seguito con commozione il monologo di Allevi all'Ariston di Sanremo. In questo momento sono molto sensibile a certi argomenti 😄. La fragilità, che Allevi non ha avuto alcuna remora a nascondere, diventa la vera forza dell'essere umano, quando non si chiude in se stesso ma si apre al Tutto. Bellissime parole, le sue, che vi consegno integralmente.   "All'improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo.Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inas...

Il gran lavoratore e il pozzo

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Si narra di un uomo conosciuto come un gran lavoratore. Il suo senso del dovere, la sua capacità di sopportare il pesante lavoro, la sua perseveranza nelle difficoltà, ne avevano fatto una leggenda, tanto che il governatore del paese in cui l'uomo abitava, lo additava a tutti come esempio di efficienza e produttività. L'uomo era proprietario di un grande campo, che grazie al suo zelo divenne molto fertile, nonostante in esso mancasse l'acqua per irrigare. Nel campo non vi era un pozzo e la sorgente più vicina si trovana piuttosto lontana, così la maggior parte del lavoro quotidiano consisteva nel procurarsi l'acqua.   Ogni mattino, al sorgere del sole, questo uomo infaticabile si incamminva verso la sorgente con le sue taniche e, andando avanti e indietro tutta la giornata, riusciva a portare nel suo campo l'acqua sufficiente soltanto al tramonto. Certamente egli riusciva a far fruttare il suo campo, ma si trattava di una situazione davvero pesante da sopportare, p...

Chi si prende cura di me?

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Quando Franco Battiato canta La cura [...] si rivolge innanzitutto alla propria anima, da anemos, vento, il soffio che rende «viventi» tutti gli esseri «animati» , ma che in noi uomini è qualcosa di più.  A noi non basta essere viventi, noi vogliamo essere vivi . Se i viventi hanno il fiato, noi abbiamo il respiro, che è quel di più : in italiano è lo spirito o spiro, da cui vengono parole come respiro, ispirazione, spirare... che racchiudono il senso della vita «animata» e non solo «animale» . Ma mentre negli animali accade, noi possiamo aumentare questo soffio, tanto da riuscire, come dice il cantautore siciliano, a non soccombere a: paure, turbamenti, ingiustizie, inganni, fallimenti, dolori, sbalzi d’umore, ossessioni, malattie.  Ma qual è il segreto di questa cura di sé?  Che cosa ci guarisce veramente dalla paura del nulla, dal vuoto di senso che cerchiamo di riempire senza riuscirci?  [...] Chi può farmi sentire e dire «Amato sulla Terra», quasi fosse il mio...

Accorgersi che Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini

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"Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini". Spesso me lo sono sentito dire e anche io l'ho ricordato a me stessa e a chi stava attraversando un momento difficile. Non si tratta di rassegnazione, ma di consapevolezza che dal male se ne può uscire più forti se poniamo la nostra vita nelle mani di qualcun altro e, per chi si fida di Gesù, di quel Dio che offre il bene anche negli angoli più bui.  I tempi che stiamo vivendo ci fanno percepire tutta la fragilità di un sistema che pensavamo ci avrebbe destinato tutti al successo e al benessere. Quanta arroganza in questo modo di pensare!!! Abbiamo costruito un castello sulle sabbie mobili....e ora, invece di sostenerci l'un l'altro, stiamo tirando fuori il peggio di noi. Che amarezza! direbbe la mia cara collega.  Ne possiamo uscire soltanto convertendo totalmente il nostro cuore e risvegliandoci dal sonno della ragione, perché a prevalere sono purtroppo la rabbia e le soluzioni dettate da un egoismo irra...

Il sorriso di Dio

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Confesso che arrivata alla mia età sento il bisogno di mettere i remi in barca (o le scarpette al chiodo 😁).  Non che non ami questo lavoro, ma è come se avessi la sensazione di aver dato tutto quel che potevo.  Il brano che riporto (di G. Paolucci , tratto da Avvenire del 30 agosto) mi ricorda che c'è ancora tanto da ricevere dai ragazzi.  Uno stimolo a continuare a fare del mio meglio (attendendo con santa pazienza la pensione 😉). Debora ha sempre amato insegnare, per realizzare un sogno che coltivava fin da bambina. Poi un mostro chiamato anoressia l’aveva trascinata sull’orlo del baratro, privandola del sorriso che sempre l’accompagnava. E una notte infelice le aveva rubato un pezzo della vista, fino a una diagnosi che suonava come una condanna: ictus. «Se mi succede qualcosa, raccogliete le mie poesie», aveva detto agli amici: è lì che aveva fissato le gioie e i dolori di un’esistenza sempre tesa a cercare l’ebbrezza della felicità e a comunicarla ai giovani. In p...

Non solo fairplay

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Il ciclista prende larga una curva, proprio mentre procedeva appaiato al primo in classifica, e scivola a bassa velocità, senza farsi male. Il campione si volta e rallenta per aspettarlo. Io ci vedo molto di più che il fairplay. Gesti come questo mi riconciliano al mondo 😉.

Una sola parola: Umanità

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Mentre l'anno sta per concludersi, condivido questa riflessione:  Finisce l’anno e arriva il momento di staccare gli ultimi 'post it' dalla bacheca dei giorni. Resta il panno verde o il compensato sottile, vuoto come la vecchia lavagna delle medie, appena pulita. Il gessetto bianco la dividerà in due, da una parte i buoni, cioè i ricordi da vetrina. Dall’altra i cattivi, le situazioni che vorresti non aver vissuto.  Lutti e malattie a parte, sono gli amori deludenti, gli amici che senti lontani, le persone per cui credevi di essere importante e invece eri uno dei tanti. Perché il dolore può essere solitario, ma la felicità è plurale, si alimenta di pensieri condivisi, di sogni comuni, di complicità. E l’io da radice diventa pianta solo quando ha il coraggio di lasciare spazio al 'noi', di rallentare il passo, di gioire per un successo non suo. Guardandoci indietro appare chiaro: nel 2021 ai titoli di coda i momenti più belli sono stati quelli regalati agli altri, pi...

Un ateo e il Natale

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Una bellissima pagina su Maria del filosofo francese Jean Paul Sartre.  Scrisse queste righe per il Natale del 1940, quando si trovava nel campo di prigionia di Treviri, dove rimase fino al 1941. Quanto è lontano questo testo dall'esistenzialismo senza prospettive soprannaturali di cui diverrà maestro!  In fondo ognuno di noi ha la capacità di cogliere il soprannaturale e più che pretendere risposte dalla religione, dovremmo chiederle che ci aiuti a farci le domande giuste, quelle che ci incamminano verso il senso da dare alla vita. Da questa disponibilità l'incontro con Dio arriverà come grazia.  Queste righe sono di una tenerezza incredibile verso la figura di Maria. E' attraverso di lei che possiamo cogliere la meraviglia di questo Dio che si fa toccare. « Ciò che bisognerebbe dipingere sul viso di Maria è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne e il frutto del suo ventre. L’ha po...

L'opera d'arte che io sono

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Uno scultore stava lavorando col suo martello e il suo scalpello su un grande blocco di marmo.  Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si fermò davanti alla porta spalancata del laboratorio.  Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra.  Non aveva idea di ciò che stava accadendo: quell'uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra gli sembrava un po’ strano.  Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c'era il blocco di marmo.  Tutto entusiasta, il bambino corse dallo scultore e gli disse: "Signore, dimmi, come hai fatto a sapere che c'era un leone nella pietra?".  Da Bruno Ferrero , La vita è tutto quello che abbiamo , Elledici 2002  Lo scultore già vede in quel blocco di marmo il leone, che ha bisogno del suo lavoro di scalpello per venire ...

Curare è il primo segno della civiltà

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“Uno studente chiese all’antropologa Margaret Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo”. Questa storia...

Ci può essere sempre una possibilità, ovvero "credo negli esseri umani", direbbe Dio

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Ne parlavamo l'altro giorno a scuola: la nostra fede spesso o a volte vacilla, ma c'è qualcuno che crede sempre negli esseri umani. Questo Qualcuno è Dio. Lo stiamo vedendo nelle storie della Bibbia su cui ci stiamo confrontando (mi rivolgo in particolare agli alunni di prima media), che Dio ha avuto pazienza anche quando le persone da lui chiamate lo hanno tradito o non erano proprio all'altezza del compito affidato. E' come se Dio dicesse, parafrasando la canzone che avevamo ascoltato, "credo negli esseri umani". Insomma, l'essere umano, anche quando sembra aver perduto la sua umanità, può riscattarsi. Questo per il messaggio biblico è possibile, perché ognuno di Dio rimane sempre "immagine di Dio", anche quando questa immagine rimane distorta per le fragilità umane.  Proprio per questo voglio raccontarvi la storia che ho letto in Avvenire del 26 gennaio 2021, a firma di Ferdinando Camon .  [...]il comandante di Auschwitz, prima di essere impi...

La scelta per la libertà: scimmie o "santi"?

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Immagine: JORIS HOEFNAGEL Animalia Qvadrvpedia et Reptilia (Terra): tavola XXXII, c. 1575/1580 acquarello e tempera, con bordo ovale in oro su pergamena 14,3 x 18, 4 cm National Gallery Londra Due scimmie, sfuggite al controllo del padrone, hanno preso d’assalto il tavolo della cucina. In questa bella illustrazione che appartiene a un antico libro botanico del XVI secolo, la presenza della mela e delle cipolle non è casuale, perché l'autore ha voluto farci capire qualcosa di molto profondo.  Provo a spiegarvelo, attingendo dall'articolo di Maria Gloria Riva , pubblicato su Popotus , inserto del giornale Avvenire del 21 gennaio 2021.  In ebraico “scimmia” si dice Kof, parola che è anche una lettera e un numero, il 100, ma la lettera Kof è anche la lettera della parola santo, Kadosh. Questo significa che l’uomo non può restare neutrale: o si dirige verso il bene (cioè buono al 100 per 100) e raggiunge Dio diventando santo (kadosh), oppure retrocede a ciò che è solo apparentem...

Dall'omelia di papa Francesco nella notte di Natale

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Per ricordare e avere sempre presenti alcune delle parole pronunciate da papa Francesco nell'omelia della Messa della notte di questo Natale 2020.   

Abbiamo visto cose.....

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Il replicante Roy Batty, nel film di fantascienza Blade Runner del 1982, diceva: «I've seen things you people wouldn't believe...». Nella lunga Quaresima di questo 2020, anche noi abbiamo visto cose che non avremmo mai immaginato di dover vedere. Come ne usciremo? Io vorrei che custodissimo queste immagini, non per continuare a farci del male o per una sorta di compiacimento dello straordinario o del macabro, ma per ricordarci che la vita va apprezzata, che la superficialità va bandita in ogni dove, che "tutto andrà bene" se saremo capaci di fare squadra e di non lasciarci guidare dall'orgoglio e dalla superbia. Papa Francesco lo ha detto e lo sta dicendo in tutte le salse, che il mondo deve riscoprire la solidarietà, l'attenzione per i bisognosi, la cura della Terra. Vi lascio un suo pensiero, tratto dal momento di preghiera per l'umanità tenutosi in una piazza san Pietro terribilmente vuota, ma straordinariamente piena del palpitare dei cuori di tant...

Il dono vero del Natale

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Dall'Omelia di Papa Francesco nella notte di questo Natale 2019. Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile. La sua gloria non ci abbaglia, la sua presenza non ci spaventa. Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo amore. E' apparsa la grazia di Dio. Grazia è sinonimo di bellezza. Stanotte, nella bellezza dell'amore di Dio, riscopriamo pure la nostra bellezza, perché siamo gli amati da Dio. Nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, felici o tristi, ai suoi occhi appariamo belli: non per quel che facciamo, ma per quello che siamo. c'è in noi una bellezza indelebile, intangibile, una bellezza insopprimibile che è il nucleo del nostro essere. Oggi Dio ce lo ricorda, prendendo con amore la nostra umanità e facendola sua, "sposandola" per sempre.

Superficiali? No grazie

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« La vita non è abbastanza. Allora cosa voglio? Voglio una decisione per l'eternità, qualcosa da scegliere e da cui non mi allontanerò mai, in nessuna oscura esistenza o qualunque altra cosa accada. E qual è questa decisione? Una qualche tipo di febbre della comprensione, un'illuminazione, un amore che andrà oltre, trascenderà questa vita verso nuove esistenze, una visione seria, finale e immutabile dell'universo.  Questo è ciò che intendo quando dico che "voglio degli Occhi". Perché dovrei volere tutto questo? Perché qui sulla terra non c'è abbastanza da desiderare, o meglio, qui non esista una singola cosa che io voglia. Perché non voglio una vita terrena? Perché non mi basta? Perché non mi illumina l'anima, non mi riempie il cervello di eccitazione e non mi fa piangere di felicità. Perché vuoi provare queste cose? Perché la ragione e le questioni di fatto, la scienza e la verità non me le fanno provare e non mi conducono verso l'eternità, anzi, mi ...

Giocatevela bene, la vita

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«Ragazzi, ragazze, questo io vorrei dirvi: la vita giocatevela bene, non perché la si vive una volta soltanto, ma vi dico giocatevela bene perché spesso correte il rischio che in questa smania di libertà, di grandezza, di orizzonti larghi, invece che raggiungere gli orizzonti larghi vi incastriate in una “strada senza uscita”». (don Antonio Bello)