Agli studenti ho proposto una lettura un po' insolita della parabola dei talenti arrivando ad associarla al Discorso della Montagna. Solitamente noi interpretiamo il talento come le capacità che abbiamo (saper cantare bene, giocare a calcio come un campione, essere un asso nella matematica, ecc....), ma la parabola ci dice che quell'uomo, « partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì » (Mt 25, 14-15). La capacità è quindi la condizione che fa sì che ognuno di loro riceva un numero diverso di talenti. La diversità del numero non deve però essere intesa come una sorta di preferenza che quel signore ha per uno piuttosto che per l'altro, ma come una grande sensibilità che lo porta a non dare a nessuno di loro un compito che va oltre le proprie capacità personali. Insomma, questo signore è un uomo giusto, perché, come diceva don Milani, “Non c...