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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

La via del perdono

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Il perdono come unica strada possibile? Riporto alcuni stralci dell'intervista di Antonio Giuliano , apparsa su Avvenire del 23 novembre, allo psicologo Camillo Regalia, ordinario di Psicologia sociale alla Cattolica di Milano. Da Shakespeare e Tolstoj a Puccini e Bergman: lei spesso cita i capolavori della letteratura, del cinema o dell’opera per ribadire che la decisione di perdonare o meno riguarda l’uomo di ogni tempo. Da sempre nelle nostre vite abbiamo da perdonare o essere perdonati. Ogni persona avverte il bisogno di sentire dagli altri uno sguardo diverso. In fondo il perdono è uno sguardo diverso che tu dai a un altro: c’è chi può non farsene niente, ma è difficile rimanere del tutto insensibili. Perché il perdono può bloccare una catena di risentimento, di rabbia e di malessere che spesso impedisce a chi ha subito una ferita di poter tornare a vivere. E può rilanciare i rapporti sociali. Senza però intendere il perdono come “dimenticanza”. Perdonare non vuol dire inf

Czeslawa Kwoka, morta a 15 anni

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Quando i tuoi occhi incontrano gli occhi del'altro come fai a non riconoscervi te stesso? Non sto vaneggiando, ragazzi, ma non faccio altro che ripetere, questa volta in modo diverso, quanto diceva la canzone con cui abbiamo aperto l'anno scolastico. Ricordate? "Io sono l'altro" è il brano di un cantautore italiano che, in un certo senso, sta facendo da sfondo a tutte le proposte dell'ora di religione di questo anno scolastico. "L'altro" che oggi vi propongo è una persona reale: una ragazzina poco più grande di voi. Una ragazza poco più grande, al tempo della foto, anche di Liliana Segre, che già conosciamo e che allora di anni ne aveva tredici (come molti di voi, oggi). Le cronache di questi giorni continuano, purtroppo, a raccontarci di intimidazioni, minacce e commenti indegni rivolti alla signora Segre, come se la barbarie di allora non avesse rinunciato ad appestare i pensieri di tanta gente. Come si fa, guardando gli occhi di questa ra

Libertà è fiducia. Come sul trapezio.

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Cos'è la libertà? Cosa significa essere liberi? Provo ad adattare un bellissimo articolo pubblicato su Avvenire del 6 novembre 2019, tratto dall'ultimo volume del sociologo Mauro Magatti (N on avere paura. La libertà al tempo dell’insicurezza , Mondadori) per i "miei" alunni più grandi.  Abbiamo imparato a raccontare la libertà come qualcosa da conquistare una volta per tutte o, peggio ancora, da «possedere». E invece, per sua intima natura, la libertà è proprio ciò che sfugge alla presa. Se la fermassimo, se la stabilizzassimo, non ci sarebbe più. Uccisa dalle pretese del controllo. Ciò però non significa che la libertà possa esistere solo nel magico istante della scelta; al contrario, riducendola all'ebbrezza di questo suo momento primo, d’esordio, le si impedisce di compiere il suo vero scopo: rigenerare il mondo facendolo sempre nuovo e, per questa via, affezionarsi. Così da trasfigurare – pur senza eliminare – la sua originaria solitudine. La libertà sa