Cos'è la felicità?


«Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità».
Zygmunt Bauman

 «La parola “felicità” ha due significati molto diversi. Quello più comune è “sentirsi bene”. In altre parole, provare un senso di piacere, contentezza e gratificazione. A tutti noi piacciono queste sensazioni, quindi chiaramente le rincorriamo. Come tutte le emozioni umane, però, le sensazioni di felicità non durano. Per quanto ci sforziamo di trattenerle, ogni volta scivolano via. E, una vita dedicata all'inseguimento di queste belle sensazioni è, sul lungo periodo, profondamente insoddisfacente. In realtà, più rincorriamo le sensazioni piacevoli, più tendiamo a soffrire di ansia e depressione. L’altro significato della parola “felicità”, molto meno comune, è “vivere una vita ricca, piena e significativa”. Quando agiamo in nome di ciò che conta veramente nel profondo del nostro animo, ci muoviamo nelle direzioni che consideriamo degne e preziose, chiariamo cosa è importante per noi nella vita e ci comportiamo di conseguenza, allora la nostra esistenza diventa ricca, piena e significativa, e proviamo un forte senso di vitalità. Non si tratta di una sensazione fugace: è un senso profondo di una vita ben vissuta. E per quanto una vita di questo tipo ci darà sicuramente molte sensazioni piacevoli, ce ne darà anche di spiacevoli, come tristezza, paura e rabbia. Dobbiamo metterlo in conto. Se viviamo una vita piena, proveremo l’intera gamma delle emozioni umane».
 Russ Harris dal libro "La trappola della felicità"

Condivido con questi autori, l'idea che la felicità non è in una vita senza problemi, per quanto i problemi a volte complichino assai la vita.
Il sentirsi felici effettivamente va oltre. E' uno stato d'animo, una quiete che ci pervade, un senso di pienezza che ci fa stare bene, con noi stessi, gli altri, il mondo.

Perché c'è in noi questo desiderio di felicità?
Sant'Agostino ci direbbe che questo desiderio è desiderio di Dio (“Ci hai fatti per te, Signore; perciò il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in te”).
Dio e la felicità per lui, ma anche per me, hanno molto a che fare. Gesù comincia infatti la sua predicazione con un annuncio di gioia: il Regno di Dio è vicino! La predicazione degli Apostoli prende l'avvio da un' altra grande notizia portatrice di gioia e felicità: Gesù è risorto! La morte è sconfitta!

«Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? È quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre» (papa Francesco, Angelus, III Domenica di Avvento 2014)

Essere cristiani vuol dire quindi percorrere un cammino verso la gioia, la felicità piena, che non va cercata nelle cose, nel successo, nel potere, ma in Dio.
Come dice sempre Papa Francesco, un cristiano non può essere un tipo triste e lamentoso (ai catechisti, settembre 2016) perché ha incontrato la gioia che viene dall'incontro con Cristo.
L'arte della felicità secondo il Papa è un percorso semplice, alla portata di tutti, del quale i santi sono testimoni. «Se c’è qualcosa che caratterizza i santi è che sono veramente felici. Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all'anima ed ha la sua sorgente nell'amore di Dio. Perciò i santi sono chiamati beati»(papa Francesco a Malmo,novembre 2016).
Il percorso della felicità è così il cammino delle Beatitudini. Riporto ancora le parole pronunciate dal Papa: «Sopportare con fede i mali che gli altri ti infliggono e perdonare di cuore; guardare negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza;riconoscere Dio in ogni persona e lottare perché anche altri lo scoprano; proteggere e curare la casa comune, la natura; rinunciare al proprio benessere per il bene degli altri; lavorare per la piena comunione dei cristiani». Scegliere di percorrere questa strada significa vivere una vita piena, non accontentarsi del "tirare a campare", non scegliere secondo le mode o le convenienze del mondo. Significa vivere in modo veramente umano, che in fondo è proprio quello che ci hanno detto i due autori citati all'inizio del post.
Vorrei però sottolineare (ed è una provocazione per gli alunni di terza che hanno affrontato questo argomento) che c'è Qualcuno che ha a cuore la nostra umanità più di quanto ne abbiamo noi stessi. Questo Qualcuno è un dispensatore di buoni consigli per essere felici. Non vale la pena ragionarci su?




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