La conoscenza arricchisce. Anche quella religiosa.

Alcuni giorni fa appariva la notizia di un imam che, laureato in teologia, avrebbe potuto insegnare religione cattolica. Come al solito, o meglio, come qualche volta capita, i giornalisti prendono lucciole per lanterne. La notizia è imprecisa, ma messa così ha avuto senz'altro risonanza tanto da essere ripresa anche oltralpe.
 Hamdan Al Zeqri ha 33 anni, è un ex profugo yemenita arrivato in Italia 16 anni fa ed è diventato dottore in Scienze religiose. Un titolo che non gli serve per fare l'imam, ruolo che già ricopre nel carcere fiorentino di Sollicciano dopo aver fatto il mediatore culturale. Ma neanche per fare l'insegnante di religione, come invece sostiene il giornalista che riporta la notizia, perché le competenze richieste ad un docente di religione vanno oltre l'acquisizione di un titolo accademico.
L'iscrizione di Hamdan Al Zeqri alla Facoltà teologica, come egli stesso riferisce al Corriere Fiorentino e a Repubblica edizione Firenze, è stata voluta dalla comunità islamica fiorentina per rafforzare il dialogo interreligioso, anche attraverso la conoscenza diretta della religione cristiana. Pensate che i suoi studi sono stati sostenuti economicamente dalla Curia diocesana fiorentina.
«Molti dei miei migliori amici sono preti - ha detto l'imam laureato in Scienze Religiose - è stata un'esperienza per andare oltre gli stereotipi e pregiudizi, per conoscere gli altri oltre i luoghi comuni». Questa storia conferma quanto sostengo da tempo: la conoscenza arricchisce la persona, offre la possibilità di avere uno sguardo diverso verso il mondo, costruisce ponti e abbatte muri.
Anche la conoscenza della religione contribuisce a questo, perché di conoscenza si tratta e non di adesione ad una fede, come nel caso di Hadman. Così anche a scuola, dove l'insegnamento della religione cattolica è una proposta culturale, con obiettivi e finalità che sono propri della scuola.
Si tratta quindi di una disciplina che va affrontata seriamente, come tutte le altre, e che è affidata a docenti laureati a conclusione di un percorso di studi in cui hanno affrontato in modo rigoroso il fatto religioso così come è stato espresso da una religione, quella cattolica, che è una chiave per comprendere la storia, l'arte, i costumi e le tradizioni del popolo italiano.
Mi viene da aggiungere, cari ragazzi, che vi capisco quando, inserita alla prima o ultima ora, vi viene la tentazione di non avvalervene, guadagnando un'ora in più di sonno o anticipando il rientro a casa. Riflettete però seriamente, anche sulla base della storia che vi ho riportato, che rinunciandovi vi priverete di una chiave di interpretazione del mondo in cui vivete. Se ne può anche fare a meno - dirà qualcuno di voi - ma la rinuncia di una opportunità conoscitiva è sempre una privazione quando l'alternativa è il disimpegno.
Non me ne vogliate se insisto, ma questo mondo così frammentato e spesso astioso ha bisogno di menti formate a comprendere, a interrogarsi, a cercare il senso. Dobbiamo avere il coraggio di confrontarci con chi è diverso e di uscire da un atteggiamento infantile che porta grandi e piccoli ad accettare solo quello che ci sembra utile e ci piace e a rifiutare tutto quello che ci mette in discussione o ci appare scomodo.
Abbiate il coraggio di volare alto, di non accontentarvi di essere polli, (sto citando uno scrittore formatosi dai gesuiti - della serie "religione docet"), ma di essere aquile, in dimestichezza con il Cielo.

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