Un professore scrive ai suoi alunni
Cari studenti,
Perdonateci se vi disturbiamo con queste due righe.
In questo periodo, io e i miei colleghi vi troviamo particolarmente irrequieti e poco attenti.
So che da quando stiamo vivendo questa situazione pandemica, la vostra e nostra vita è radicalmente cambiata e che dopo mesi di didattica a distanza, non vedevate l’ora di comunicare dal vivo la vostra gioia d’essere di nuovo in classe, di essere di nuovo tra i vostri amici. E se i vostri amici sono vicini a voi cosa fate? Non ci parlate? Non avete forse voglia di far sorridere gli occhi dei vostri compagni? Capiamo, che se tra voi, non vi è più un click o uno schermo, sembra quasi che dobbiate recuperare il tempo perduto durante i mesi precedenti, dove la socialità è venuta a mancare. Quella socialità che è fondamentale per la vostra crescita.
Tutto questo è molto comprensibile, ma vorrei porvi alcune domande. Se non ci ascoltate, per che cosa venite in classe? Se non ci ascoltate per cosa ci siamo laureati? Se chiacchierate col vostro caro amico durante la nostra lezione, per cosa ci siamo specializzati? Per cosa abbiamo passato un complicatissimo concorso a cattedre? Se in classe pensate a cosa dovete fare più tardi, o cercate in maniera ossessiva il vostro telefonino, come possiamo noi incidere sul vostro sapere, come possiamo migliorare le vostre competenze?
In classe ci siamo noi e voi. Entrambi ci siamo svegliati presto per incontrarci. Alcuni di noi molto presto, dopo aver percorso diversi chilometri e tutti noi facciamo tanti sacrifici per venire puntuali a scuola. Ma rimaniamo increduli se poi il risultato è che in classe non ci ascoltate, e ci domandiamo, inoltre, perché siate già stanchi ancor prima di iniziare.
Se voi portate solo il vostro corpo e non la vostra attenzione e non seguite, vanificate tutti i nostri e i vostri sacrifici di essere qui con voi e per voi.
L’insegnamento consiste nel dare, nel trasmettere, nel lasciare il segno, ma se voi non state attenti, il segno lo lasciamo sui banchi, non certo nelle vostre anime, nelle vostre menti.
Noi dubitiamo che quando andate al ristorante o in un bar vi comportiate male, dubitiamo che quando ordinate una pizza, non stiate attenti a quale pizza ordinare. Certo, direte voi, qui si tratta di mangiare, un bisogno primario. Ebbene anche la conoscenza è un bisogno primario, perché vi permette di optare per le scelte giuste, per la “pizza” più buona, più sana ed economica.
Abbiamo un’altra domanda da porvi: Cosa fareste voi se, mentre siete coinvolti nel fare qualcosa che vi piace o qualcosa che dovete fare, qualcuno vi disturbasse? Vi arrabbiereste? Vi domandereste: “ma che ineducato”, o lo apostrofereste con parole colorite sul volgare andante? Bene, voi se disturbate la lezione, siete alla stessa stregua di quel qualcuno che vi disturba mentre siete coinvolti a fare qualcosa che state facendo.
Cari studenti, meno la scuola vi piacerà, più ci rimarrete. Ascoltare quello che ha da dire un vostro professore non è solo un atto dovuto di rispetto verso chi avete davanti, ma è anche un atto di riconoscenza verso i vostri genitori, che fanno tanti sacrifici per voi. Non dimenticate che siete privilegiati a potere stare in una classe. Ci sono milioni di ragazzi in tutto il mondo, che non hanno questo privilegio. Tornare a casa e trovare un pasto caldo è un altro privilegio. Non sprecate questa grande fortuna, non sprecate questa grande opportunità che si chiama scuola. Vi hanno messo al mondo anche perché voi possiate rappresentare al meglio i vostri genitori e vi assicuro che se studierete, se crescerete culturalmente e umanamente, sarete i loro migliori rappresentanti e anche i migliori rappresentanti di voi stessi.
Non c’è bisogno che gli diciate “grazie”, il modo migliore col quale potete ringraziarli è istruirvi, essere educati e competenti. Perché ciò vi renderà indipendenti e persone di valore. Quel valore aggiunto all’educazione che vi renderà, insieme alla cultura, persone speciali.
Ricordatevi che a scuola si imparano tante cose che sono fondamentali per la vita: la puntualità, la conoscenza, il saper stare assieme, il saper fare, il sacrificio e il sapere ascoltare, etc… E per potere ascoltare è necessario fare silenzio, prezioso alleato della saggezza, del rispetto dell’altro e di sé stessi.
Non dimenticate che le scelte migliori si fanno sempre in silenzio.
Ergo, ora prendete “carta e penna” ed ascoltate. Saprete aggiungere valore alle vostre “chiacchiere”.
Valerio Giacalone Mazzucchelli
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