La colpa di Adamo ed Eva
La frutta fa bene alla salute.
Non smettono mai di ricordarci di mangiare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Ormai è un imperativo morale tra i meno negoziabili.
Eppure, non ci dice la Bibbia che tutto partì da un frutto che non si doveva mangiare?
Perché, se la frutta è buona, può essere anche velenosa.
Il comando divino di non toccare il frutto proibito non sarà forse una messa in guardia?
Dio avverte Adamo: questo frutto è pericoloso, ti può fare male.
Morirai – non perché io ti punisca, ma perché avrai mangiato quello che non puoi digerire.
Qual è dunque la colpa di Adamo ed Eva?
Non tanto di avere disobbedito, quanto di avere confuso il proibito con l’impossibile.
Dio diceva: è impossibile mangiare quel frutto e vivere.
Loro hanno capito: io ti proibisco di mangiare quel frutto e di continuare a vivere. Facendo di Dio un tiranno arbitrario, dimenticano che i suoi comandamenti indicano la via della vita e della felicità.
Il nostro peccato si basa generalmente anch’esso sulla medesima confusione: noi crediamo che sia possibile essere felici e bugiardi, in pace senza perdonare, liberi senza amare.
Il frutto del peccato lascia spesso un sapore amaro.
Quante volte dovremo intossicarci ancora, prima di preferirgli l’abbondanza dei frutti dell’amore?
Tratto da "Cinque porzioni al giorno" di A. Candiard in Avvenire del 2 febbraio 2025
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