Dieci Parole


Nel libro dell'Esodo, Dio, dopo aver liberato il suo popolo dalla schiavitù d'Egitto, dona il Decalogo, la Legge che sigla l'Alleanza tra Dio e l'uomo. Si tratta di Dieci Parole che non vanno intese come un elenco di rigide norme da osservare alla lettera, ma piuttosto come un insieme di valori che Dio propone all'uomo. Valori che esprimono il senso autentico dei rapporti che l'uomo deve instaurare con Dio, con gli altri, con se stesso e con la natura, per vivere bene, per realizzarsi sia come uomo, sia come figlio di Dio.
Queste Dieci Parole sono importanti ancora oggi per la nostra società, in quanto riassumono tutto ciò che ci permette di vivere insieme: l'amore, il rispetto per la vita, la verità, la giustizia. I Comandamenti, in fondo, garantiscono i diritti della persona.
Eppure oggi, ai Comandamenti e a tutto ciò che ha a che fare con precetti di carattere religioso si guarda con sospetto, come se i valori religiosi non fossero anche umani, anzi, come se costituissero una minaccia alla laicità. Eppure i nostri ordinamenti sono pieni di precetti e valori che hanno un'origine religiosa. L'editoriale di Carlo Cardia, pubblicato su Avvenire di oggi, insiste sulla pericolosità di un certo pensiero che guarda come terribile sciagura la "contaminazione" tra religione e società. L'idea di una religiosità del tutto aliena dalla razionalità è assolutamente estranea al cristianesimo, che non vuole imporre nulla, ma che sul dibattito sui valori, proprio in ragione della laicità (che intendo come apertura e non chiusura), chiede di poter dire qualcosa.
Ovviamente i precetti religiosi non si possono imporre a livello civile, ma scelte e posizioni razionali non possono ignorare orientamenti ideali, religiosi ed etici.
Io non credo che la legge debba solo permettere che ciascuno si comporti come meglio crede, perchè se così fosse, non ci sarebbero ragioni per impedire nessun tipo di comportamento: io faccio una scelta, non intendo imporla a nessuno, quindi, tu Stato non me la devi impedire, ma devi garantire questa mia libertà.
Non potrebbe esserci il rischio che, adottando queste posizioni, la società si disgreghi?
Una libertà senza valori, che libertà sarebbe? non diventerebbe più simile all'arbitrio, all'egoismo?
E se con i valori dobbiamo confrontarci, chi deve decidere che su certi temi qualcuno possa esprimersi e qualcun altro no? L'editoriale di Cardia conclude dicendo: " Un corretto rapporto tra religione, razionalità, diritto, si sviluppa se si discute apertamente, senza preclusioni, la sostanza dei problemi da affrontare e risolvere". Queste parole le sento anche mie, perchè è soltanto con il coraggio del confronto che anche le società, come singolarmente ognuno di noi, possono crescere.

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