Cari genitori islamici
Si è molto parlato in questi giorni della questione del velo islamico. Già ne ho parlato in questo blog (digita qui), ma vorrei aggiungere una riflessione pacata e disponibile al confronto, di Luciano Moia, pubblicata su Avvenire del 7 febbraio 2025.
Cari genitori islamici di Monfalcone, noi rispettiamo profondamente la vostra fede e apprezziamo la vostra tenacia nel rimanere aderenti alle tradizioni, quelle buone però. Esistono infatti simboli e abitudini, quasi sempre interpretazioni fondamentaliste della legge islamica, che facciamo molta fatica ad accettare. Sia perché non c’entrano nulla con i principi dell’Islam, sia perché contrastano con la nostra civiltà e con le nostre leggi.
Come sarebbe bello, cari genitori islamici, se si arrivasse insieme a valutare questi errori e ad impegnarci per porvi riparo senza attendere che nuove leggi, oltre a quelle già esistenti, finiscano per risolvere altrimenti la questione. Il ministro per l’Istruzione, Giuseppe Valditara ne ha riconosciuta l’urgenza. La Lega friulana intende presentare una mozione e un progetto di legge regionale per vietare l'utilizzo del niqab nei luoghi pubblici, a partire dalle scuole, come già fanno altre regioni. Una scelta comprensibile e coerente.
La pretesa di imporre il niqab alle vostre figlie adolescenti – il velo che copre interamente il volto lasciando scoperti solo gli occhi – è appunto una di quelle prassi che contraddice le nostre norme e stride con le nostre convinzioni più profonde.
Proviamo a spiegarci in modo pacato, qui gli scontri di civiltà non servono a nulla.
Ora, tutti gli esperti del Corano sono d’accordo nel ritenere che non c’è alcuna prescrizione esplicita di indossare il velo, ma solo la raccomandazione di vestirsi in modo decoroso per sé e rispettoso per gli altri.
Perché allora, cari genitori, questa pervicacia nel pretendere che le vostre figlie nascondano a tutti il loro giovane volto?
Non vi pare umiliante il fatto che la referente dell'istituto superiore di Monfalcone che accoglie le vostre figlie sia costretta ad accertarne l’identità, alzando tutti i giorni il loro velo nero, in un locale riservato?
Questa brava insegnante che si chiama Carmela Piraino, si è detta preoccupata per la “continuità scolastica” e si è inventata questa procedura nel timore che le vostre figlie lascino la scuola. Sa bene quanto sia prezioso per loro condividere quelle ore in classe con le coetanee e i coetanei, malgrado le restrizioni a cui le state condannando. Sono tradizioni legate a una cultura sedimentata nei secoli, radicata in quel patriarcato che ha sempre posta la donna in una posizione subalterna - per usare un eufemismo ma che non c’entra niente con la fede e che, come ha detto la nuova Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni, «contravvengono ai più elementari diritti e ostacolano il pieno sviluppo della personalità di chi è costretta a subirne l'imposizione». Siamo d’accordo con lei.
Le ragazze «devono essere libere di crescere armoniosamente, seguendo ciascuna le proprie più autentiche vocazioni: la consapevolezza che il proprio corpo non può essere in alcun modo umiliato e mortificato fa obbligatoriamente parte di questo percorso».
Ecco il grande problema, cari genitori, voi credete che il corpo femminile sia qualcosa che vada nascosto e addirittura negato. Noi occidentali siamo purtroppo arrivati all’eccesso opposto, assecondando una tendenza deleteria all’esibizione e alla mercificazione del corpo, quasi sia obbligatorio metterlo in mostra in ogni occasione.
Due posizioni estreme, sbagliate entrambe. La vostra perché segnata da una cultura che, in questi casi, può diventare repressiva e oscurantista. La nostra perché sollecitata da una libertà malintesa, deriva di una volontà di autodeterminazione che diventa arbitrio e apre la strada alla volgarità e alla sguaiatezza.
Ecco perché servono proposte educative serene, equilibrate, rispettose delle diverse sensibilità ma consapevoli che il corpo è un dono di Dio di cui non vergognarsi, una risorsa preziosa per comunicare con il mondo e stabilire legami belli e arricchenti.
Pretendere che venga occultato dalle vostre figlie è un errore, così come lasciare che per le nostre diventi oggetto di esibizione senza pudore. Non ostacolate questi percorsi educativi. Sarà un vantaggio per tutti.
La presenza in classe delle vostre ragazze integralmente velate – speriamo ancora per poco - potrebbe offrire alle insegnanti un’occasione preziosa per riflettere su questi aspetti e magari allargare il discorso a un altro punto fondamentale. Quello secondo cui rispetto e tolleranza, che sono elementi caratterizzanti della nostra civiltà cristiana, non possono mai essere utilizzati per negare la dignità della persona e stabilire discriminazioni sulla base del genere e del sesso. Tanto più inaccettabili quando a subirle sono soggetti fragili, come lo solo tutti gli adolescenti, ma tanto più le vostre ragazze confinate in un recinto culturale che certamente considerano limitante e oppressivo, soprattutto nel confronto con le compagne di scuola.
Come sarebbe bello, cari genitori islamici, se si arrivasse insieme a valutare questi errori e ad impegnarci per porvi riparo senza attendere che nuove leggi, oltre a quelle già esistenti, finiscano per risolvere altrimenti la questione. Il ministro per l’Istruzione, Giuseppe Valditara ne ha riconosciuta l’urgenza. La Lega friulana intende presentare una mozione e un progetto di legge regionale per vietare l'utilizzo del niqab nei luoghi pubblici, a partire dalle scuole, come già fanno altre regioni. Una scelta comprensibile e coerente.
Ma noi continuiamo ad auspicare che l’evoluzione dei costumi in senso di crescita culturale e personale delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi possa avvenire seguendo le vie dell’educazione e non la forza del codice penale.
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