Dio e il male
Si può considerare il male una punizione divina?
E' una tentazione che ci coglie frequentemente, quella cioè di addebitare a Dio la responsabilità delle cose che non vanno bene; ma è proprio così?
Il male sicuramente ci interroga e ci lascia dubbiosi, ma il Vangelo proclama l’innocenza di Dio, che è buono e non può volere il male, mettendo ciascuno in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce. Dobbiamo imparare, così ha detto Benedetto XVI in una delle sue riflessioni in questo periodo di Quaresima «a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio». «In presenza di sofferenze e lutti – ha sottolineato ancora papa Ratzinger – vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande». E così, ha insistito Benedetto XVI, «le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita». Inoltre «di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna».
E' una tentazione che ci coglie frequentemente, quella cioè di addebitare a Dio la responsabilità delle cose che non vanno bene; ma è proprio così?
Il male sicuramente ci interroga e ci lascia dubbiosi, ma il Vangelo proclama l’innocenza di Dio, che è buono e non può volere il male, mettendo ciascuno in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce. Dobbiamo imparare, così ha detto Benedetto XVI in una delle sue riflessioni in questo periodo di Quaresima «a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio». «In presenza di sofferenze e lutti – ha sottolineato ancora papa Ratzinger – vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande». E così, ha insistito Benedetto XVI, «le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita». Inoltre «di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna».
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