Sant'Agostino e la felicità
Agostino, l’intellettuale originario di Tagaste che diventerà vescovo di Ippona e che influenzerà la cultura europea con il suo pensiero, parla della sua ricerca della felicità soprattutto nel libro Le Confessioni.
Nel film che vi ho proposto, trasmesso dalla Rai qualche tempo fa, abbiamo visto l'itinerario che lo ha portato alla conversione e al battesimo. Agostino, da ragazzo e da uomo, affamato di felicità, ha cercato risposte a tutte le sue inquietudini nella filosofia, nei piaceri, nel successo, ma inutilmente. Fu soprattutto l’incontro e la frequentazione con il vescovo di Milano Sant’Ambrogio a portarlo alla scoperta di un Dio che colma il nostro desiderio di felicità. Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, ricevette proprio dal vescovo Ambrogio il battesimo.
Quante somiglianze tra la storia di Agostino e gli altri personaggi che ci hanno accompagnati in questo percorso avviato a scuola! Agostino è un po' come Pinocchio e il figlio della parabola del Padre misericordioso: ognuno di loro, infatti, è ingannato da una falsa promessa di felicità. Agostino è anche un po' come il principe Siddharta, che, nonostante abbia tutto ciò che un uomo possa desiderare, sente dentro di sé quella nostalgia che rende inquieti.
Potremmo trovare anche molti parallelismi tra la nostra epoca e quella in cui visse Sant’Agostino; allora si andava sgretolando il potere dell’impero romano nella corruzione, il tradimento dei valori antichi, le invasioni di nuovi popoli, oggi.... quella storia sembra ripetersi.
“Ci hai fatti per te, Signore; perciò il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in te”. Questa è la scoperta di Agostino. Il suo cuore si riempì allora di gioia inesauribile: “O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi, tremai di amore e di terrore. Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi hai chiamato ed ora io anelo a te!”
A quanto pare, Dio c’entra proprio con la felicità dell’uomo!
Vi invito a dare un'occhiata ad un fumetto sulla vita di Sant'Agostino che vi ho già presentato in un post del passato. Cliccate qui.
Per approfondire la riflessione, vi rimando ad un altro post. Cliccate qui.
Nel film che vi ho proposto, trasmesso dalla Rai qualche tempo fa, abbiamo visto l'itinerario che lo ha portato alla conversione e al battesimo. Agostino, da ragazzo e da uomo, affamato di felicità, ha cercato risposte a tutte le sue inquietudini nella filosofia, nei piaceri, nel successo, ma inutilmente. Fu soprattutto l’incontro e la frequentazione con il vescovo di Milano Sant’Ambrogio a portarlo alla scoperta di un Dio che colma il nostro desiderio di felicità. Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, ricevette proprio dal vescovo Ambrogio il battesimo.
Quante somiglianze tra la storia di Agostino e gli altri personaggi che ci hanno accompagnati in questo percorso avviato a scuola! Agostino è un po' come Pinocchio e il figlio della parabola del Padre misericordioso: ognuno di loro, infatti, è ingannato da una falsa promessa di felicità. Agostino è anche un po' come il principe Siddharta, che, nonostante abbia tutto ciò che un uomo possa desiderare, sente dentro di sé quella nostalgia che rende inquieti.
Potremmo trovare anche molti parallelismi tra la nostra epoca e quella in cui visse Sant’Agostino; allora si andava sgretolando il potere dell’impero romano nella corruzione, il tradimento dei valori antichi, le invasioni di nuovi popoli, oggi.... quella storia sembra ripetersi.
“Ci hai fatti per te, Signore; perciò il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in te”. Questa è la scoperta di Agostino. Il suo cuore si riempì allora di gioia inesauribile: “O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi, tremai di amore e di terrore. Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi hai chiamato ed ora io anelo a te!”
A quanto pare, Dio c’entra proprio con la felicità dell’uomo!
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