Tempo di vacanza. Tempo da ripensare.

Quest'anno un italiano su due passerà le vacanze a casa, per effetto di una crisi che sembra non finire mai. Siamo diventati più poveri e la vacanza è un lusso che non ci si può più permettere. Quand'ero piccola, le mie vacanze consistevano nel trascorrere qualche settimana dalla nonna, che abitava in un paese in collina, e nell'andare al mare con tutta la famiglia la domenica, accompagnati dall'immancabile cestino pieno di panini. Niente viaggi all'estero o in località famose, ma tempo da trascorrere insieme, facendo passeggiate all'aria aperta (non nei centri commerciali, che non erano stati ancora inventati) o andando a far visita ai parenti.
A sentire i pareri degli esperti ci vorranno decine di anni per ritornare alla ricchezza di cinque anni fa, ma nel frattempo che si fa?  Bisogna certo ridare respiro e dignità a chi ha perso il lavoro e a chi il lavoro non lo trova, ma potremmo approfittare di questo periodo di "vacche magre" per ridare un senso più vero al nostro tempo.
Dovremmo "resettarci" per cominciare a ripensare e a costruire un futuro più umano, libero da quei condizionamenti creati dalla società consumistica, in cui, a forza di consumare prodotti, abbiamo finito per far diventare oggetto di consumo tutto, dai noi stessi, al tempo, agli affetti, e via dicendo. Mi è piaciuto l'editoriale di Davide Rondoni pubblicato su Avvenire del 23 giugno 2013.
Ve ne riporto la conclusione:
«E dunque chissà che le vacanze, queste 'povere' vacanze in cui ci vorrebbero con le orecchie un po’ basse, non diventino il luogo segreto di una riscossa. Di un rialzamento dei cuori. Di un reilluminarsi dello sguardo. Giorni in cui la ricchezza vera si scopre nel viso dell’altro, più che nel menù dell’hotel, o nel panorama inquieto negli occhi dei propri figli con cui passare un po’ di tempo più che in scorci di mare che in certi periodi si pagano un po’ cari. Qualche giorno fa, in un luogo non proprio esaltante (i corridoi di un ambulatorio), ho sentito una signora non giovanissima dire a una conoscente che le faceva i complimenti per la cura e il portamento: «Beh, non è mica detto che se siamo più poveri ci dobbiamo ridurre più brutti». Ecco, c’è una dinamite rivoluzionaria in quella frase. Una potenzialità che si può mettere a frutto nei giorni delle vacanze dove si ha un po’ di tempo per la bellezza delle relazioni solite (e insolite) e dove si ha un respiro più largo per vedere cosa stiamo davvero costruendo nella vita. Non è detto che un periodo più modesto nella capacità di spesa sia un periodo più brutto. Ci vogliono convincere di questo proprio coloro che hanno dominato un mondo regolato dai soldi, e che di certo non è diventato in loro potere più bello e più lieto. La rivoluzione semplice delle vacanze, del tempo libero, può far vedere che il tempo può essere liberato da certi modi di valutare la vita, quelli sì veramente poveri e meschini.
Allons enfant non facciamoci misurare dalla magrezza dei borsellini.
Una nuova patria più umana si può».

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