Vivere da disabili non è un gioco

Da Popotus del 12 novembre 2013

«Super Mario Bros. è un celebre videogioco della Nintendo che ha impazzato nelle case degli adolescenti di mezzo Pianeta negli anni Novanta. Sullo schermo un simpatico idraulico, con tanto di tuta e baffoni, procede spedito in un fantasioso regno alla ricerca di una principessa: obiettivo, eliminare funghi impazziti (saltandoci sopra) e sconfiggere un mostro finale.
La stessa sorte tocca a Rosario, un giovane in sedia a rotelle di Oria (Brindisi): che spedito può procedere, sì, per le strade del suo paese, ma tra macchine e camion, visto che i marciapiedi sono inaccessibili, gli scivoli dissestati, le strisce pedonali inesistenti. Di qui l’idea di documentare con un video la sua giornata tipo e trasformarla in una partita del videogame: Rosario, come Super Mario, tenta di districarsi tra parcheggi selvaggi, farmacie e banche senza accesso per la carrozzella, ingorghi e lavori in corso. A ogni ostacolo superato, a sinistra dello schermo il punteggio sale. Ma mentre Rosario guadagna punti e acquista poteri speciali nel gioco, Oria finisce per diventare un mostro nella realtà: un paese incapace di aiutare una persona in difficoltà anche solo con piccole accortezze (cura dell’asfalto, pulizia dei marciapiedi, segnaletica e parcheggi).
Non a caso il videogioco è stato intitolato «Oria, questa è Sparta», ispirandosi al nome dell’antica città greca che non accettava la nascita di bambini imperfetti. E li faceva gettare da una rupe.
«Io vorrei solo la possibilità di poter fare quello che normalmente fa una persona qualsiasi nella propria città», spiega Rosario. Gli verrà data?»


Vi lascio il video.

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