Cittadine della stessa terra
La nascita di un bimbo è un evento che ancora ci emoziona. Pensate se a nascere è una principessa d'Inghilterra! Ma cosa dire di un bimbo che nasce in mezzo al mare, su una nave? E' un evento altrettanto miracoloso. Eppure la storia distingue, dà valore diverso, soprattutto scrive un destino diverso.
Vi lascio il commento di Marina Corradi in Avvenire del 5 maggio 2015:
Francesca Marina è nata su una nave della Marina Militare italiana, da una madre nigeriana raccolta insieme ad altre centinaia di migranti nel Canale di Sicilia, da un barcone alla deriva. Venute al mondo nelle stesse ore, passate per porte opposte: per una un messo reale ha gridato 'Lunga vita alla Principessa! Dio salvi la Regina!', per l’altra nessun corredo di pizzi, ma le mani gentili di qualcuno dell’equipaggio della nave 'Bettica', che ha acconciato attorno alla neonata un lenzuolo nella foggia di un grande fiocco.
Quelle due bambine ci passano davanti agli occhi sullo schermo, come suggerendo qualcosa. Nate contemporaneamente, e simili come lo sono fra loro i neonati, ma poste dentro a così diversi destini. Una crescerà fra referenziatissime tate, giocherà in giardini regali, frequenterà le scuole più esclusive. L’altra, chissà: così precario sembra il futuro di una bambina venuta al mondo su una nave andata in soccorso a dei naufraghi. E figlia, poi, di un padre o di una sopraffazione, come accade a molte donne, nel tremendo esodo verso la Libia e il Mediterraneo? Il destino della principessa e della migrante paiono così radicalmente diversi fra loro. Una è passata per un maestoso portone, l’altra è già una superstite: al deserto, ai ghetti libici, ai trafficanti, al mare che l’ha lasciata passare, nel ventre di sua madre, senza farle del male. Quasi inchinandosi di fronte alla voglia di vivere di una bambina africana.
Charlotte di Windsor e Francesca Marina sui siti web sono così vicine che non puoi non riconoscere come si somigliano: nel viso paffuto addormentato, nel sonno profondo, come entrambe stanche da un lunghissimo viaggio. Ma certo, una è una principessa e l’altra una migrante, di quelli che molti vorrebbero rimandare al di là del mare - qualunque guerra o persecuzione o miseria ci siano, dall'altra parte. Eppure, come paiono, nelle loro prime ore, sorelle. Quasi che, una accanto all'altra, queste due volessero suggerire qualcosa a un’Europa chiusa nella sua impossibile 'fortezza'.
Quasi che due bambine volessero ricordarci che veniamo al mondo figli dello stesso Dio, e con la stessa domanda. Figli di principi o di poveri cristi, come nasciamo uguali: nudi, affamati, bisognosi di tutto. Veniamo al mondo fratelli e sorelle, cittadini e cittadine della stessa Terra, sembrano dirci due bimbe venute al mondo per porte diametralmente opposte.
Vi lascio il commento di Marina Corradi in Avvenire del 5 maggio 2015:
Francesca Marina è nata su una nave della Marina Militare italiana, da una madre nigeriana raccolta insieme ad altre centinaia di migranti nel Canale di Sicilia, da un barcone alla deriva. Venute al mondo nelle stesse ore, passate per porte opposte: per una un messo reale ha gridato 'Lunga vita alla Principessa! Dio salvi la Regina!', per l’altra nessun corredo di pizzi, ma le mani gentili di qualcuno dell’equipaggio della nave 'Bettica', che ha acconciato attorno alla neonata un lenzuolo nella foggia di un grande fiocco.
Quelle due bambine ci passano davanti agli occhi sullo schermo, come suggerendo qualcosa. Nate contemporaneamente, e simili come lo sono fra loro i neonati, ma poste dentro a così diversi destini. Una crescerà fra referenziatissime tate, giocherà in giardini regali, frequenterà le scuole più esclusive. L’altra, chissà: così precario sembra il futuro di una bambina venuta al mondo su una nave andata in soccorso a dei naufraghi. E figlia, poi, di un padre o di una sopraffazione, come accade a molte donne, nel tremendo esodo verso la Libia e il Mediterraneo? Il destino della principessa e della migrante paiono così radicalmente diversi fra loro. Una è passata per un maestoso portone, l’altra è già una superstite: al deserto, ai ghetti libici, ai trafficanti, al mare che l’ha lasciata passare, nel ventre di sua madre, senza farle del male. Quasi inchinandosi di fronte alla voglia di vivere di una bambina africana.
Charlotte di Windsor e Francesca Marina sui siti web sono così vicine che non puoi non riconoscere come si somigliano: nel viso paffuto addormentato, nel sonno profondo, come entrambe stanche da un lunghissimo viaggio. Ma certo, una è una principessa e l’altra una migrante, di quelli che molti vorrebbero rimandare al di là del mare - qualunque guerra o persecuzione o miseria ci siano, dall'altra parte. Eppure, come paiono, nelle loro prime ore, sorelle. Quasi che, una accanto all'altra, queste due volessero suggerire qualcosa a un’Europa chiusa nella sua impossibile 'fortezza'.
Quasi che due bambine volessero ricordarci che veniamo al mondo figli dello stesso Dio, e con la stessa domanda. Figli di principi o di poveri cristi, come nasciamo uguali: nudi, affamati, bisognosi di tutto. Veniamo al mondo fratelli e sorelle, cittadini e cittadine della stessa Terra, sembrano dirci due bimbe venute al mondo per porte diametralmente opposte.
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