Abitare il mondo, ovvero trovare il senso


«Tutto ha senso, anche questo sassetto. E se sapessi quale, sarei il Padre Eterno. Ma se questo sassetto è inutile, allora tutto è inutile… Anche le stelle».
Così dice il Matto a Gelsomina in una dolceamara scena della Strada di Fellini, in cui la donna si lamenta del fatto che la sua vita non serve a nulla. Il Matto, gentile acrobata ambulante, ha la capacità di trovare il sublime nel quotidiano, per questo non perde mai il buon umore e le dà speranza.
Un’arte che richiede non poco impegno: molto più comodo il lamento (di cui spesso noi Italiani siamo campioni) che rende sterile il potere creativo dell’indignazione. La pigrizia usa spesso la maschera del pessimismo, disinnesca la rivolta e consente di rimanere inerti di fronte al male. Rivoluzionario è invece fronteggiare il male e rimanere di buon umore, perché solo così possiamo combatterlo e scorgere, anche se con impegno e pazienza maggiori, il vero brillare delle cose e delle persone. Certo è difficile scovare la bellezza sottile, offuscata dalla fatica dei giorni, ma se non impariamo a trovare la nostra «casa» ci sentiremo inutili e in esilio.
Abitare viene dal latino avere (habeo), ma nella forma frequentativa, quindi abitare è «continuare ad avere»: è qualcosa che rimane anche quando tutto attorno si muove e si perde. In un’epoca in cui tutto sembra precario, imparare ad abitare, a fare casa dentro e fuori di sé, è essenziale per essere felici. Come? Io «abito», possiedo me stesso e il mondo, quando leggo l’Odissea, quando preparo una lezione con cura e vedo i miei ragazzi gioire, quando ascolto una sonata di Beethoven, che è sempre lì qualsiasi cosa accada, quando sostengo un amico piegato dal dolore o creo con lui un progetto ambizioso, quando riesco a scrivere righe eleganti e veritiere…
Solo la coltivazione della vita interiore trasforma qualsiasi caos in casa. Per questo mi stupisce la lentezza con cui troviamo la bellezza «minuta», che sta appunto nei singoli minuti e rende il mondo casa. Il mio compito di insegnante e narratore è, come quello del Matto, rendere percepibile questa bellezza, perché l’unico modo per essere felici è abitare, ovunque.

Prendo in prestito queste parole di Alessandro D'Avenia  per augurare a voi, "miei" studenti del Liceo, di imparare ad "abitare" il mondo, a trovare il senso del vostro essere qui, ora.
Abbiate a cuore la vostra vita interiore che, come dice lo scrittore D'Avenia, trasforma qualunque caos in casa permettendoci di trovare il senso.....anche di un sassolino.
Buone vacanze, ragazzi!

Commenti

Post popolari in questo blog

La moschea

La sinagoga

Le mappe a scuola