Il sonno della ragione e del cuore
Ho letto che il 15,6% degli italiani nega la Shoa. Per carità - dirà qualcuno - ognuno è libero di pensarla come vuole. Mica tanto - aggiungo io.
Negare, in questo caso, è permettere il ripetersi del male.
Pensate che nel 2004 la percentuale dei negazionisti era del 2,7%. Se nel giro di quindici anni circa i dati hanno avuto un progresso cosi esponenziale (siamo sul 2,7 alla terza), che cosa potrà mai accadere tra 20 anni? Certo, è più semplice negare che prendere atto di cosa l'uomo può essere in grado di fare quando rinuncia a pensare con la mente e il cuore. Sì, non mi sono sbagliata a scrivere.... C'è un rapporto tra mente e cuore, tra pensiero razionale e sentimento, che non va scisso. Se lo facciamo, finiamo per giustificare ciò che umanamente è ingiustificabile.
In un certo senso, il sonno della ragione e - aggiungo io - del cuore genera mostri.
Quando parlo di cuore intendo qualcosa che va al di là della semplice emozione. Perché mentre le emozioni arrivano e non riusciamo ad esserne "padroni", se non fino ad un certo punto, i sentimenti, ed è a loro che mi riferisco quando parlo di cuore, nascono quando le emozioni acquistano valore. Per acquistare valore è necessario dar loro un senso, una ragione. Per dirla in termini più facili, l'innamoramento è qualcosa che mi prende e mi travolge, ma l'amore è una scelta di cuore e ragione. Io scelgo di amare, per ragioni che vanno al di là dell'attrazione e dell'emozione. Il prendersi cura e la fedeltà non sono frutto dell'emozione, ma della responsabilità, che non è irrazionalità o semplice emozione. Ecco perché l'amore non può finire se abbiamo permesso l'evoluzione dell' emozione.
Viviamo in un mondo che non rende facile questa evoluzione delle emozioni, perché siamo bombardati emotivamente e poco abituati a riflettere e a dare valore. La superficialità disconnette cuore e ragione. Questo mi fa paura.
Ho trovato una frase che viene attribuita alla grande scienziata Rita Levi Montalcini. Ve la condivido e vi auguro di rientrare tra gli "Unici".
Pensate che nel 2004 la percentuale dei negazionisti era del 2,7%. Se nel giro di quindici anni circa i dati hanno avuto un progresso cosi esponenziale (siamo sul 2,7 alla terza), che cosa potrà mai accadere tra 20 anni? Certo, è più semplice negare che prendere atto di cosa l'uomo può essere in grado di fare quando rinuncia a pensare con la mente e il cuore. Sì, non mi sono sbagliata a scrivere.... C'è un rapporto tra mente e cuore, tra pensiero razionale e sentimento, che non va scisso. Se lo facciamo, finiamo per giustificare ciò che umanamente è ingiustificabile.
In un certo senso, il sonno della ragione e - aggiungo io - del cuore genera mostri.
Quando parlo di cuore intendo qualcosa che va al di là della semplice emozione. Perché mentre le emozioni arrivano e non riusciamo ad esserne "padroni", se non fino ad un certo punto, i sentimenti, ed è a loro che mi riferisco quando parlo di cuore, nascono quando le emozioni acquistano valore. Per acquistare valore è necessario dar loro un senso, una ragione. Per dirla in termini più facili, l'innamoramento è qualcosa che mi prende e mi travolge, ma l'amore è una scelta di cuore e ragione. Io scelgo di amare, per ragioni che vanno al di là dell'attrazione e dell'emozione. Il prendersi cura e la fedeltà non sono frutto dell'emozione, ma della responsabilità, che non è irrazionalità o semplice emozione. Ecco perché l'amore non può finire se abbiamo permesso l'evoluzione dell' emozione.
Viviamo in un mondo che non rende facile questa evoluzione delle emozioni, perché siamo bombardati emotivamente e poco abituati a riflettere e a dare valore. La superficialità disconnette cuore e ragione. Questo mi fa paura.
Ho trovato una frase che viene attribuita alla grande scienziata Rita Levi Montalcini. Ve la condivido e vi auguro di rientrare tra gli "Unici".
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