Una sola parola: Umanità
Mentre l'anno sta per concludersi, condivido questa riflessione:
Finisce l’anno e arriva il momento di staccare gli ultimi 'post it' dalla bacheca dei giorni. Resta il panno verde o il compensato sottile, vuoto come la vecchia lavagna delle medie, appena pulita. Il gessetto bianco la dividerà in due, da una parte i buoni, cioè i ricordi da vetrina. Dall’altra i cattivi, le situazioni che vorresti non aver vissuto.
Lutti e malattie a parte, sono gli amori deludenti, gli amici che senti lontani, le persone per cui credevi di essere importante e invece eri uno dei tanti. Perché il dolore può essere solitario, ma la felicità è plurale, si alimenta di pensieri condivisi, di sogni comuni, di complicità. E l’io da radice diventa pianta solo quando ha il coraggio di lasciare spazio al 'noi', di rallentare il passo, di gioire per un successo non suo. Guardandoci indietro appare chiaro: nel 2021 ai titoli di coda i momenti più belli sono stati quelli regalati agli altri, piccoli mattoni di una casa calda anche in pieno inverno. Più che di cose, di tecnologia, di macchine, infatti l’uomo ha bisogno di attenzione.
E allora sul primo 'post-it' del nuovo anno, scriviamola in maiuscolo e poi non cancelliamola più, sarà un impegno da non dimenticare. Una parola sola: umanità. Che significa ascolto, empatia, perdono. Che, una volta di più, vuol dire speranza.
(Riccardo Maccioni in Avvenire del 30 dicembre 2021)
Che il nuovo anno ci trovi più attenti, gli uni verso gli altri. Più solidali. Più umani.
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