L'intelligenza richiede coraggio e fatica

È una tematica ricorrente nel libro dei Proverbi: bisogna fuggire la follia e preferirle l’intelligenza. L’autore lega esplicitamente quest’ultima alla felicità: «Chi acquista senno ama sé stesso, e chi ha intelligenza trova la felicità» (Pr 19,8). Non sono sicuro che sia molto utile dirlo: intelligenti vogliono esserlo tutti, e non c’è nessuno che scelga volontariamente la stupidità! Purtroppo non a tutti è dato di avere il QI di Einstein, e se bisogna attendere di poterlo raggiungere per essere felici, ben pochi potranno mai aspirare alla felicità. L’intelligenza, tuttavia, di cui parla il proverbio non ha molto a che vedere con le lauree o con l’abilità a maneggiare concetti sofisticati. Si tratta piuttosto di un’intelligenza pratica: la capacità di trovare i mezzi appropriati per i nostri obiettivi. Non è tanto una questione di dimensioni del cervello quanto, anzitutto, di coraggio. Voglio correre una maratona, ma sono pronto ad alzarmi presto per allenarmi sotto la pioggia per intere settimane? Voglio essere felice, ma sono pronto a rinunciare a tutto ciò che nella mia vita è di ostacolo alla felicità? Domanda terribile, a prenderla sul serio, ma necessaria. Bossuet, il grande predicatore del XVII secolo, osservava: « Dio se la ride degli uomini che deplorano gli effetti di cui amano le cause». 
Adrien Candiard in Avvenire del 26 febbraio 2025



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