Educare all'affettività
Cosa spinge un ragazzo come tanti a dare addosso a una coetanea, cosa lo induce a non fermarsi davanti al suo no, a pensare di potersi prendere quel che lei gli sta negando? E cosa induce una ragazza a esporsi al pericolo, cosa le impedisce di vedere che piega stanno prendendo le cose? Colpa dell’alcol, hanno detto in tanti, erano tutti ubriachi. «Con l’alcol in corpo, o con la droga, si dà il peggio di sé. Quel peggio che già sonnecchia dentro»: Roberta Vinerba è una suora francescana che sa parlare ai giovani – e non solo – di sessualità, i suoi corsi per fidanzati sono diventati un cult, a Perugia. Sui ragazzi – su certi ragazzi – esprime giudizi per nulla teneri: «Bere troppo è solo l’esito finale di una serie di comportamenti, l’alcol è il partner inseparabile – spiega suor Vinerba – di un certo genere di idee. Anzi, della mancanza di idee, di quel niente che tanti giovani si portano dentro e che li spinge a provare tutto». Ma per vincere la monotonia che una vita senza limiti produce, i ragazzi hanno bisogno di emozioni e se le procurano con la droga, l’alcol, la violenza. Con i primi due finiscono per far male solo a se stessi ma quando la voglia di novità diventa aggressiva le cose cambiano parecchio: «Sono costantemente erosi i confini tra il corpo proprio e quello altrui, i ragazzi faticano a capire dove finiscono loro e cominciano gli altri. È sotto gli occhi di tutti – spiega suor Roberta – come gli adolescenti non siano capaci di tenere le distanze. Le effusioni, i baci e le carezze sono condivisi con tutto il gruppo, persino con gli amici dello stesso sesso, e non riservati al fidanzato. Sono esibiti invece di essere confinati alla sfera dell’intimità».
FONTE: dall'articolo di Nicoletta Martinelli su Avvenire del 10 agosto 2010
FONTE: dall'articolo di Nicoletta Martinelli su Avvenire del 10 agosto 2010
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