Elogio della temperanza
Mai sentito parlare delle virtù cardinali?
Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza non vi dicono niente?
Andiamo a vedere il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica , e dai numeri dal 377 al 383 ci verrà spiegato cos'è la virtù e quali sono le virtù umane principali, che vengono chiamate cardinali.
La temperanza è una delle quattro virtù cardinali, ed è quella che ci aiuta a moderare l'attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati.
C'è bisogno oggi di essere temperanti? Credo proprio di sì, e per meglio argomentare il mio pensiero, mi affido all'editoriale di Francesco d'Agostino, pubblicato su Avvenire del 31 maggio 2011, riportandone alcuni passaggi.
"Oggi, per temperanza, si intende tutt’al più la moderazione nel mangiare e nel bere: un valore igienico più che etico. Il corretto concetto di temperanza è invece ben più profondo: come già insegnava il pensiero greco classico, ripreso poi dalla morale cristiana, per temperanza si deve intendere la doverosa capacità di controllare pienamente se stessi, di darsi un ordine, una disciplina, una misura, una pace sia fisica che spirituale (ed è per questo che l’infanzia e l’adolescenza, età in cui l’uomo non ha ancora definitivamente completato la 'costruzione' di se stesso, sono più facilmente aperte all’intemperanza rispetto all’età adulta). Il paradigma della temperanza è stato scardinato nell’epoca moderna dalla passione per l’eccesso, per l’esasperazione, per l’oltre-misura, per il disordine, per l’avventura, per il moltiplicarsi forsennato di esperienze".
Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza non vi dicono niente?
Andiamo a vedere il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica , e dai numeri dal 377 al 383 ci verrà spiegato cos'è la virtù e quali sono le virtù umane principali, che vengono chiamate cardinali.
La temperanza è una delle quattro virtù cardinali, ed è quella che ci aiuta a moderare l'attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati.
C'è bisogno oggi di essere temperanti? Credo proprio di sì, e per meglio argomentare il mio pensiero, mi affido all'editoriale di Francesco d'Agostino, pubblicato su Avvenire del 31 maggio 2011, riportandone alcuni passaggi.
"Oggi, per temperanza, si intende tutt’al più la moderazione nel mangiare e nel bere: un valore igienico più che etico. Il corretto concetto di temperanza è invece ben più profondo: come già insegnava il pensiero greco classico, ripreso poi dalla morale cristiana, per temperanza si deve intendere la doverosa capacità di controllare pienamente se stessi, di darsi un ordine, una disciplina, una misura, una pace sia fisica che spirituale (ed è per questo che l’infanzia e l’adolescenza, età in cui l’uomo non ha ancora definitivamente completato la 'costruzione' di se stesso, sono più facilmente aperte all’intemperanza rispetto all’età adulta). Il paradigma della temperanza è stato scardinato nell’epoca moderna dalla passione per l’eccesso, per l’esasperazione, per l’oltre-misura, per il disordine, per l’avventura, per il moltiplicarsi forsennato di esperienze".
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