Il digiuno nell'era del web
Siamo in Quaresima.
Vi propongo una riflessione tratta da Popotus del 6 marzo.
Mangiare con moderazione, scegliere cibi semplici, rinunciare alla carne nei venerdì di Quaresima, dimenticare i piatti molto costosi, preparati con materie ricercate, utilizzate per cucinare quelli che un tempo si chiamavano «cibi da ricchi». Erano le indicazioni che la Chiesa forniva all’inizio del tempo quaresimale e che, in larga parte, sono tuttora scelte di saggezza e consigli per rimanere in buona salute. Oggi però, soprattutto per noi che viviamo nella parte ricca del mondo, il cibo ha perso gran parte del suo valore simbolico. Quello cioè a cui le nonne facevano riferimento raccomandando ai nipotini: «In Quaresima bisogna fare almeno un fioretto al giorno. Via cioccolatini, caramelle e lecca lecca». Indicazioni sempre valide, naturalmente, insieme però ad altre forme di digiuno che oggi, per tanti ragazzi ma anche per non pochi adulti, costano ben di più. Diciamo la verità. È più facile dire no a un cioccolatino o rinunciare a completare il livello di un gioco particolarmente entusiasmante alla play station? Magari quando la mamma chiama dicendo che è scaduto il tempo e bisogna correre a fare i compiti? E allora da ieri, mercoledì delle Ceneri e quindi giorno di avvio della Quaresima – tranne che nella diocesi di Milano dove il carnevale si prolunga fino a sabato – sarebbe proprio il caso di rispettare tre semplici proponimenti: limitare l’uso dei videogiochi secondo le indicazioni di mamma e papà; niente perdite di tempo con le app dello smartphone; spegnere la tv ogni sera mezz’ora prima del solito. Stesse raccomandazioni per i genitori. Limitare un po’ l’uso di internet e della tv serve per trovare un po’ tempo per stare insieme, per raccontarci le cose della giornata, per ascoltare meglio quello che hanno da dirci i grandi, senza quel sottofondo invadente e brontolone che arriva dal video acceso. È una forma di digiuno che farà bene a tutti. Meno tecnologia, più sorrisi.
E se fosse vero, non solo in Quaresìma?
Vi propongo una riflessione tratta da Popotus del 6 marzo.
Mangiare con moderazione, scegliere cibi semplici, rinunciare alla carne nei venerdì di Quaresima, dimenticare i piatti molto costosi, preparati con materie ricercate, utilizzate per cucinare quelli che un tempo si chiamavano «cibi da ricchi». Erano le indicazioni che la Chiesa forniva all’inizio del tempo quaresimale e che, in larga parte, sono tuttora scelte di saggezza e consigli per rimanere in buona salute. Oggi però, soprattutto per noi che viviamo nella parte ricca del mondo, il cibo ha perso gran parte del suo valore simbolico. Quello cioè a cui le nonne facevano riferimento raccomandando ai nipotini: «In Quaresima bisogna fare almeno un fioretto al giorno. Via cioccolatini, caramelle e lecca lecca». Indicazioni sempre valide, naturalmente, insieme però ad altre forme di digiuno che oggi, per tanti ragazzi ma anche per non pochi adulti, costano ben di più. Diciamo la verità. È più facile dire no a un cioccolatino o rinunciare a completare il livello di un gioco particolarmente entusiasmante alla play station? Magari quando la mamma chiama dicendo che è scaduto il tempo e bisogna correre a fare i compiti? E allora da ieri, mercoledì delle Ceneri e quindi giorno di avvio della Quaresima – tranne che nella diocesi di Milano dove il carnevale si prolunga fino a sabato – sarebbe proprio il caso di rispettare tre semplici proponimenti: limitare l’uso dei videogiochi secondo le indicazioni di mamma e papà; niente perdite di tempo con le app dello smartphone; spegnere la tv ogni sera mezz’ora prima del solito. Stesse raccomandazioni per i genitori. Limitare un po’ l’uso di internet e della tv serve per trovare un po’ tempo per stare insieme, per raccontarci le cose della giornata, per ascoltare meglio quello che hanno da dirci i grandi, senza quel sottofondo invadente e brontolone che arriva dal video acceso. È una forma di digiuno che farà bene a tutti. Meno tecnologia, più sorrisi.
E se fosse vero, non solo in Quaresìma?
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