Il re dei versi

Sappiamo che san Francesco passò a San Severino Marche. Vi ho già raccontato dell'episodio dell'agnellino ed ora aggiungo alla storia un altro tassello. 
Le fonti francescane dicono che, durante il soggiorno di Francesco a San Severino nel 1212, avviene la conversione di Guglielmo da Lisciano, un trovatore noto come il “re dei versi”. L’incontro con Francesco risulta determinante per Guglielmo che decide di cambiare vita, assumendo il nome di Pacifico e diventando uno dei più stretti e fedeli compagni del Poverello d’Assisi. 
Nel 1217 Pacifico è, infatti, inviato in Francia per fondare l’Ordine francescano; rientrato in Italia nel 1223-1225, egli ritorna intorno al 1230 definitivamente in Francia, dove muore nel 1234. Tommaso da Celano così descrive la conversione di Guglielmo Divini nel Capitolo LXXII della Vita seconda di San Francesco: 

«Vi era nella Marca d’Ancona un secolare, che dimentico di sé e del tutto all’oscuro di Dio, si era completamente prostituito alla vanità. Era chiamato “il Re dei versi”, perché era il più rinomato dei cantori frivoli ed egli stesso autore di canzoni mondane. In breve, la gloria del mondo lo aveva talmente reso famoso, che era stato incoronato con molte glorie dall’Imperatore. […] Per disposizione della divina provvidenza, si incontrarono, lui e Francesco, presso un certo monastero di povere recluse. Il Padre vi si era recato per far visita alle figlie con i suoi compagni, mentre l’altro era venuto a casa di una sua parente con molti amici. La mano di Dio si posò su di lui, e vide proprio con i suoi occhi corporei Francesco segnato in forma di croce da due spade, messe di traverso, molto splendenti: l’una si stendeva dalla testa ai piedi, l’altra, trasversale, da una mano all’altra, all’altezza del petto. Non conosceva personalmente il beato Francesco; ma dopo un così notevole prodigio, subito lo riconobbe. Pieno di stupore, subito cominciò a proporsi una vita migliore, pur rinviandone l’adempimento al futuro. Ma il Padre, quando cominciò a predicare davanti a tutti, rivolse contro di lui la spada di Dio. Poi, in disparte, lo ammonì con dolcezza intorno alla vanità e al disprezzo del mondo e infine lo colpì al cuore minacciandogli il giudizio divino. L’altro, senza frapporre indugi, rispose "Toglimi dagli uomini e rendimi al grande Imperatore". Il giorno seguente, il Santo lo vestì dell’abito e lo chiamò frate Pacifico, per averlo ricondotto alla pace del Signore». 
Alcuni storici propendono per un ruolo importante di Fra Pacifico nella revisione e redazione del Cantico di Frate Sole. Per chi fosse interessato ad approfondire la storia suggerisco questo link https://www.ilsettempedano.it/2017/10/09/storia-locale-guglielmo-divini-da-re-dei-versi-a-frate-pacifico/ , ma ricordo anche il libro, recentissimo, Francesco giullare di Dio. Raccontato ai giovani da frate Pacifico «re dei versi» di padre Raniero Cantalamessa.
 
 
La prefazione al libro è stata redatta da papa Francesco. Vorrei riportarvi alcuni passaggi. 

Rivolgendosi ad un giovane in ricerca, come lo era Gugliemo, il papa scrive: 

[...]Dio si lascia trovare, sì, ma solo dall’uomo che lo cerca con tutto il cuore. Apri i Vangeli, leggi degli incontri di Gesù con le persone che andavano a lui e vedrai come per alcuni di loro le sue promesse si sono realizzate. Sono quelli per cui trovare una risposta era divenuto questione essenziale. 
Il Signore si lasciò trovare dall’insistenza della vedova importuna, dalla sete di verità di Nicodemo, dalla fede del centurione, dal grido della vedova di Nain, dal pentimento sincero della peccatrice, dal desiderio di salute del lebbroso, dalla nostalgia della luce di Bartimeo.[...] 
Chi cerca trova se cerca con tutto il cuore, se per lui il Signore diventa vitale come l’acqua per il deserto, come la terra per un seme, come il sole per un fiore. E questo, se ci pensi bene, è molto bello e molto rispettoso della nostra libertà: la fede non si dà in maniera automatica, come un dono indifferente dalla tua partecipazione, ma ti chiede di coinvolgerti in prima persona e con tutto te stesso. È un dono che vuole essere desiderato. È, in sostanza, l’Amore che vuole essere amato. Forse tu hai cercato il Signore e non lo hai trovato, ma permetti anche a me di consegnarti una domanda: quanto era forte il tuo desiderio di Lui?[...] 
Il re dei versi, la cui storia leggerai nelle pagine che seguono, amava la vita e, come ogni giovane, desiderava viverla appieno. Era uno tra i più famosi cantori del suo tempo e nel suo impetuoso desiderio di pienezza cercava senza saperlo Colui che solo può riempire il cuore dell’uomo. Cercava e fu trovato. Questo ci mostra una verità ancora più profonda: il Signore desidera che tu lo cerchi perché egli possa trovarti. Deus sitit sitiri disse san Gregorio di Nazianzo, cioè, Dio ha sete che si abbia sete di Lui, perché trovandoci così disposti egli possa finalmente incontrarci. 
Egli che ci invita a bussare, in realtà si presenta per primo alla porta del nostro cuore: 
«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). [...] 
Il re dei versi incontrò frate Francesco un giorno nel monastero di Colpersito a San Severino Marche; fu trafitto dalla sua parola e una scintilla nuova si accese dentro di lui. Avvenne, forse, per lui, quello che avvenne per san Paolo sulla via di Damasco: che la luce di Dio «rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo» (2 Cor 4,6). Egli vide Francesco nello splendore della sua santità e in lui intravide la bellezza del volto di Dio. Quello che aveva sempre cercato ora finalmente lo trovava, e lo trovava grazie a un uomo santo. E, come per san Paolo, quelle cose che per lui erano guadagni le considerò una perdita, una spazzatura, dinanzi alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù (cf. Fil 3,7-9). 
Subito ruppe ogni indugio: «Che bisogno c’è di aggiungere altro? Veniamo ai fatti. Toglimi dagli uomini e rendimi al grande Imperatore! ». Quando il Signore chiama a sé non vuole compromessi o tentennamenti da parte nostra, ma una risposta radicale. Gesù direbbe: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22). 
In quel giorno nacque un uomo nuovo, non più Guglielmo da Lisciano, il re dei versi, ma fra Pacifico, un uomo abitato da una pace nuova prima sconosciuta. Da quel giorno divenne tutto di Dio, consacrato interamente a lui, uno dei compagni più intimi di san Francesco, testimone della bellezza della fede.[...] Dio non ha smesso di chiamare, anzi, forse oggi più di ieri fa sentire la sua voce. Se solo abbassi altri volumi e alzi quello dei tuoi più grandi desideri, la sentirai chiara e nitida dentro di te e intorno a te. Il Signore non si stanca di venirci incontro, di cercarci come il pastore cerca la pecora perduta, come la donna di casa cerca la moneta dispersa, come il Padre cerca i suoi figli. 
Egli continua a chiamare e attende con pazienza da noi la stessa risposta di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). 
Se avrai il coraggio di lasciare le tue sicurezze e aprirti a Lui si schiuderà per te un mondo nuovo e tu, a tua volta, diverrai luce per gli altri uomini. Grazie del tuo ascolto. Invoco su di te il Santo Spirito di Dio e anche tu, se puoi, non dimenticarti di pregare per me. 
Tuo Francesco

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