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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

La domanda radicale sul male, la libertà, la logica del dono

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Dante cammina con Virgilio. Nel buio i due incontrano Marco Lombardo, al quale Dante pone un interrogativo. È la domanda radicale:  Lo mondo è ben così tutto diserto d’ogne virtute, come tu mi sone, e di malizia gravido e coverto; ma priego che m’addite la cagione, sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui; ché nel cielo uno, e un qua giù la pone.  Il poeta fa i conti con la realtà del male. Ha agito rettamente ed è esule, ama Firenze e non può tornarci. Vede un mondo corrotto, nel quale il Papa e l’Imperatore, che dovrebbero essere le guide universali della sua epoca, si scontrano tra loro invece di collaborare. Chiede allora a Marco Lombardo da dove venga questo male, se dal condizionamento degli astri oppure da noi. È una domanda che racchiude in sé molti altri interrogativi decisivi in ogni epoca. Siamo davvero liberi o c’è qualche forza esterna che ci condiziona? Il mondo è governato dalla libertà umana o dalla necessità di leggi che ci imprigionano? E, ancor più radicalmente, l

L'amore e la ragione in Dante

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Dante si trova sulla terza cornice del monte del Purgatorio, dove espiano la loro colpa gli iracondi. Chi cede all’ira vede nero e così gli iracondi sono avvolti da un fumo denso, soffocante. Dante si aggrappa a Virgilio, che lo conduce: Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida, m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo ».  Virgilio è il simbolo della ragione. Quando l’ira fa vedere nero e fa perdere il controllo, è più che mai necessario aggrapparsi alla ragione. Messaggio più che mai attuale nell’epoca delle fake news, del complottismo, delle opinioni viscerali vomitate in rete.  La ragione ha dunque un ruolo fondamentale. Ma quale ragione?  Se assolutizzata, la ragione può diventare un idolo fuorviante. Se la ragione diventa l’unico strumento per analizzare la realtà, se il mondo viene ridotto a materia da osservare con distacco, se i proce

L'istruzione negata

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Mia nonna materna, nata alla fine del 1800, studiò da maestra. La sorella, di poco più piccola, si diplomò ragioniera. La famiglia di mia nonna non apparteneva alla media borghesia; il mio bisnonno era operaio, della bisnonna Cecilia non ho mai saputo che abbia lavorato fuori casa.  La mia nonna paterna, che era nata e viveva in Sicilia, sapeva leggere e scrivere. Ho ritrovato una lettera inviata a mio padre in cui chiedeva notizie della famiglia e soprattutto di mio fratello più piccolo che si ammalava spesso di tonsillite. La lettera è scritta in un italiano corretto, per quanto semplice e con una bella grafia dal tratto sicuro. Insomma, pur non avendo origini nobili o altolocate, le mie antenate ebbero senz'altro la fortuna di andare a scuola. Mi piace pensare che le loro famiglie vedevano nell'istruzione, anche di una donna, un valore aggiunto.  Purtroppo, ancora oggi, la possibilità di andare a scuola è negata a tante bambine.  C’è un proverbio del Ghana che recita  “Se ed

Che dono la vita!!!

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Mi si sono inumiditi gli occhi nel leggere la lettera scritta da Sammy Basso per il suo funerale. Che grande persona!!! Si era preparato al giorno della sua morte, perché la progenia, la malattia rara di cui era affetto, ti ruba gli anni, ti rende vecchio da giovane e consuma il corpo di chi ne soffre.  Sammy Basso era diventato famoso oltre che per il suo impegno internazionale in campo scientifico nello studio della sua patologia, per averne parlato pubblicamente sempre col sorriso e con ironia. Già di per sé, affrontare in questo modo una malattia del genere, ti rende grande, ma ancora di più ti rendi conto di che bella persona fosse, leggendo le parole che aveva scritto.  Vi riporto nella sua integrità la sua lettera che è stata letta durante l'omelia dal vescovo di Vicenza.  Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa Iettera perché se c'è una cosa che mi ha sempre ango