L'amore e la ragione in Dante

Dante si trova sulla terza cornice del monte del Purgatorio, dove espiano la loro colpa gli iracondi. Chi cede all’ira vede nero e così gli iracondi sono avvolti da un fumo denso, soffocante. Dante si aggrappa a Virgilio, che lo conduce: Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida, m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». 
Virgilio è il simbolo della ragione. Quando l’ira fa vedere nero e fa perdere il controllo, è più che mai necessario aggrapparsi alla ragione. Messaggio più che mai attuale nell’epoca delle fake news, del complottismo, delle opinioni viscerali vomitate in rete. 
La ragione ha dunque un ruolo fondamentale. Ma quale ragione? 
Se assolutizzata, la ragione può diventare un idolo fuorviante. Se la ragione diventa l’unico strumento per analizzare la realtà, se il mondo viene ridotto a materia da osservare con distacco, se i procedimenti logico-deduttivi non si aprono alla meraviglia, non intravedono una bellezza altra e infinita, la ragione diviene arida. 
La scienza nasce dallo stupore, eppure un certo paradigma culturale neopositivista pretende, in nome della scienza stessa, di negare ogni dimensione metafisica. L’amore diventa così questione di ormoni, il pensiero è figlio di processi osservabili e misurabili, l’uomo è ridotto a mera espressione materiale. Così, nel suo delirio, la ragione che spadroneggia su tutto diventa Dio. 
Secondo alcuni, quando riusciremo a sostituire tutte le parti del nostro corpo con dispositivi medici indistruttibili, quando il cyborg trionferà e l’uomo tramonterà, quando riusciremo a fare una copia del nostro cervello su dispositivi di memoria trasformandolo in terabyte, saremo immortali. 
Dante ha della ragione una visione ben diversa. Quando è perso nella selva oscura all’inizio del poema, ad accorgersi di lui per prima dal cielo è laVergine Maria,simbolo della Grazia Preveniente, vale a dire dell’Amore gratuito che ci precede e ci avvolge. La Vergine Maria invia Santa Lucia, simbolo della Grazia Illuminante: è questo il momento in cui intuiamo l’amore immenso da cui veniamo. La Grazia Illuminante ci apre gli occhi, genera l’inquietudine che apre al cammino. Santa Lucia a sua volta invia Beatrice, donna amata da Dante. I critici dicono sia simbolo della Teologia, ma forse la sua presenza significa che l’amore da cui veniamo si rivela nella nostra vita attraverso le persone concrete, che sono come gocce di un immenso fiume. È Beatrice a inviare Virgilio perché salvi Dante. È l’amore a muovere la ragione. 
Amore e ragione, dunque, respirano insieme. La ragione autentica spalanca al mondo, approfondisce lo sguardo sulla realtà, tanto da permettere di percepire la Grazia che lo abita. Dante nella Commedia pone implicitamente domande fondamentali anche a ciascuno di noi: come uso la mia ragione? È per me uno strumento utilitaristico, che degrada l’intelligenza a furbizia, o è una facoltà che mi permette di aprirmi allo stupore dinnanzi alla profondità del reale?
(tratto da Avvenire dell'8 ottobre 2024, Il Marco Lombardo di Dante testimone della libertà nel dono, di Marco Erba)

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