iPad «senza» Cristo

Sembra che il mio iPad di Cristo non ne voglia proprio sapere. Anzi è a non volerne sapere, il programma di scrittura di Apple, fratello del più noto Word usato in ambiente Windows. Pages , di fronte ai miei errori di battitura, come ogni buon sistema di scrittura elettronico, ha la gentile compulsione di provare a intuire cosa intendevo scrivere e cerca di propormi delle soluzioni alternative. Così se sbagliandomi digito 'amblatrio' è bravissimo a segnalarmi il refuso e indicarmi come unica chance sostitutiva, 'ambulatorio', aggiungendo automaticamente le due vocali mancanti.  [...]  Eppure, se mi scappa di digitare 'Crsto' ritrovo come suggerimenti 'Cretto' (che ho bisogno del dizionario per scoprire che è una forma in disuso per spaccatura), 'Crato' (che nessuna reminiscenza geografica mi aiuta a situare in Portogallo), 'Cesto' e 'Casto'; e dire che basterebbe solo una vocale per riportare in vita la parola che volevo, peraltro abbastanza comune, almeno per due miliardi abbondanti di persone. [...] Le volte però che riesco a digitarne correttamente il nome, Pages lo lascia come tale e non riporta alcun errore. Come dire: se Cristo lo conosci e sai pure come scriverlo, bene, altrimenti non aspettarti che te lo suggerisca io. Un caso fortuito? Una innocente dimenticanza? Piuttosto un caso di censura; quantomeno lessicale.Persino come lemma si tende a espungere Cristo dalle nostre vite globalizzate e sorvegliate in nome del politicamente corretto, il suo nome reso letteralmente irriconoscibile e non riconosciuto nelle pagine che scriviamo. Eppure sappiamo che il non poter o non saper più nominare qualcosa porta prima o poi alla sua scomparsa, all’evanescenza di ciò che il lemma indica fino alla sua ultima non pensabilità. Infatti non riusciamo a pensare senza parole, senza appoggiarci a loro.
Siamo fatti così, anche nel nostro pensiero inesorabilmente abbiamo bisogno dei lemmi per costruire i concetti, descrivere i nostri affetti, indicare oggetti ed elaborare idee più o meno buone. È solo una questione di parole, si sente dire a volte. E invece è proprio tutta una questione di parole! Lo sappiamo bene quando gioiamo per le frasi buone che ci vengono incontro e quelle cattive che ci si schiantano addosso.
Il caso di
 Pages – un software con dietro un nutrito gruppo di programmatori e sviluppatori che lo hanno elaborato e portato sul mercato italiano – è in qualche modo emblematico della nostra condizione personale e sociale. Espungere dal vocabolario Cristo, non considerare che se ne possa nemmeno scrivere il nome su un testo al computer, da una parte può essere preso come uno dei tanti segni di 'laicizzazione' del tessuto quotidiano, ma dall’altra come un caso specifico che ne impedisce anche attivamente la trasmissione del nome. E con esso del suo pensiero, del suo vangelo, così radicalmente decisivo per ciascuno di noi per il fatto di essere sempre innestato sul Padre, in presa diretta con Lui. Senza Cristo infatti non sapremmo più concepirci come figli, ossia eredi. Non possiamo non dirci cristiani, scriveva Benedetto Croce nel 1942. A settant’anni di distanza non è peregrino affermare che la situazione è radicalmente cambiata: oggi rischiamo di non poter nemmeno più scrivere Crato. Pardon, Cristo. Almeno stando a Pages e a chi lo ha strutturato in questo modo per noi. Fortuna che ogni tanto capita di incontrare qualcuno che quel nome ce lo ripete di persona. Conviene non lasciarselo scappare. 
Tratto da LUIGI BALLERINI su Avvenire del 24 aprile 2012 

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