Dio ci vuole felici
Non confondiamo la serietà con la tristezza. Essere seri, cioè vivere con responsabilità gli impegni della vita,come i cristiani dovrebbero fare per amore di Dio e del prossimo, non vuol dire rinunciare alla felicità. Troppe volte si confonde la felicità con lo stordimento, il disimpegno, l'essere "fuori di testa". Ma la felicità non è questo.
I cristiani non sono chiamati ad essere tristi, ma a vivere in pienezza la propria vita.
Sentite cosa dice il Vangelo: siamo a una festa di nozze e viene a mancare il vino.
Se ci manca qualcosa, non ci sentiamo felici.
Gesù, sollecitato dalla madre, riempirà le anfore di vino (di acqua trasformata in vino) e la festa potrà proseguire. L'episodio in questione è quello delle nozze di Cana.
Vi lascio le parole di Ermes Ronchi che commentano il Vangelo di oggi (Avvenire del 17/01/2013): «E viene a mancare il vino». Il vino, in tutta la Bibbia, è il simbolo dell’amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Simbolo della fede e dell’entusiasmo, della creatività, della passione che vengono a mancare. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando stanchezza e ripetizione prendono il sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi, quando gli amori sono senza gioia e le case senza festa. Ma ecco il punto di svolta del racconto. Maria, la madre attenta, sapiente della sapienza del Magnificat (sa che Dio ha sazia gli affamati di vita), indica la strada: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Il femminile capace di unire il dire e il fare! Fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore, si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io.
A lungo abbiamo pensato che al divertimento Dio preferisse il sacrificio, al gioco la gravità, e abbiamo ricoperto il Vangelo con un velo di tristezza. Invece a Cana ci sorprende un Dio che gode della gioia degli uomini e se ne prende cura.
«Dobbiamo trovare Dio precisamente nella nostra vita e nel bene che ci dà. Trovarlo dentro la nostra felicità terrena »(Bonhoeffer).
Sentite cosa dice il Vangelo: siamo a una festa di nozze e viene a mancare il vino.
Se ci manca qualcosa, non ci sentiamo felici.
Gesù, sollecitato dalla madre, riempirà le anfore di vino (di acqua trasformata in vino) e la festa potrà proseguire. L'episodio in questione è quello delle nozze di Cana.
Vi lascio le parole di Ermes Ronchi che commentano il Vangelo di oggi (Avvenire del 17/01/2013): «E viene a mancare il vino». Il vino, in tutta la Bibbia, è il simbolo dell’amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Simbolo della fede e dell’entusiasmo, della creatività, della passione che vengono a mancare. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando stanchezza e ripetizione prendono il sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi, quando gli amori sono senza gioia e le case senza festa. Ma ecco il punto di svolta del racconto. Maria, la madre attenta, sapiente della sapienza del Magnificat (sa che Dio ha sazia gli affamati di vita), indica la strada: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Il femminile capace di unire il dire e il fare! Fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore, si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io.
A lungo abbiamo pensato che al divertimento Dio preferisse il sacrificio, al gioco la gravità, e abbiamo ricoperto il Vangelo con un velo di tristezza. Invece a Cana ci sorprende un Dio che gode della gioia degli uomini e se ne prende cura.
«Dobbiamo trovare Dio precisamente nella nostra vita e nel bene che ci dà. Trovarlo dentro la nostra felicità terrena »(Bonhoeffer).
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