Il valore di un abbraccio

A Natale, ricordiamo l’incontro di Dio con l’uomo, un incontro che diventa un abbraccio.
Un Dio che nasce nel silenzio, povero tra i poveri, umile, e che si fa carne, bambino che dipende dagli altri.
«Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio. Il Natale è la certezza che la nostra carne in qualche sua radice è santa, che la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. E nessuno può più dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura sono abbracciati. Finito e infinito sono dentro di noi in miscela prodigiosa per intensità di progetti, per vigore di trasformazione. Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio. Non potevamo desiderare avventura maggiore. Natale è davvero l’estasi della storia» (Ermes Ronchi).
Se l’Epifania rappresenta la ricerca di Dio da parte dell’uomo, a Natale è Dio che cerca l’uomo e lo incontra in un abbraccio. Perciò anche noi uomini siamo chiamati ad amare tutta l’umanità di Cristo per poter giungere alla sua divinità. Dobbiamo aiutare Dio ad incarnarsi oggi, qui ed ora, in ogni incontro, in ogni casa, in ogni ambiente, valorizzando il feriale laddove scopriamo «uomo e Dio abbracciati, che insieme operano, nella concretezza» (Ermes Ronchi).

Non lesiniamo gli abbracci, ma non togliamo loro il valore con abbracci scontati, superficiali, senza cuore e senza testa. L'abbraccio, quando è autentico, è incontro con l'altro  che non mi è più indifferente, ma fratello.
Attraverso il mio abbraccio (che intendo cura, interesse, amore), Dio agisce nel mondo.
Vi lascio un video come ulteriore contributo a questa riflessione.




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