Il significato cristiano dell'albero di Natale
E' opinione diffusa che, diversamente dal presepe, l'albero di natale sia un "segno" più laico del Natale. Ma è proprio così?
Riprendo l'articolo di Maria Gloria Riva pubblicato su Avvenire del 2 gennaio 2014.
Un celebre canto natalizio di matrice tedesca s’intitola Oh Tannembaum! Ovvero: Oh Albero! L’albero di Natale si è diffuso fra i cristiani d’oltralpe soprattutto in epoca romantica, grazie anche al celebre Wolfgang Goethe (1749 -1832) il quale, benché non fosse particolarmente religioso, aveva una predilezione per le tradizioni antiche, soprattutto per quella dell’albero.
La fortuna dell’albero di Natale tuttavia ha radici che precedono la divisione fra cattolici e protestanti e lo testimoniano diverse opere d’arte. In epoca medioevale, il 24 dicembre, si celebrava il gioco di Adamo ed Eva ( Adam und Eva Spiele) durante il quale, adornando alberi con frutta e dolci, si rendeva omaggio alla vita eterna perduta dai progenitori, ma riacquistataci da Cristo con la sua Incarnazione. Tra gli alberi l’abete in particolare, poiché sempre-verde, è diventato simbolo dell’albero di vita che riapre all’uomo il paradiso perduto. Del resto la parola a-bete (come alfa-beto) deriva dalle prime due lettere delle lingue principali della Bibbia (ebraico e greco): alef e beth; alfa e beta.
Lucas Cranach il vecchio, artista del XVI secolo, prima di aderire alla riforma protestante, diventando amico e confidente di Lutero, fu ripetutamente un cantore della Vergine Maria. Proprio a lui è attribuito un dipinto dal titolo 'Madonna tra gli abeti', dove la giovane Madre con i capelli sciolti, simbolo di verginità, guarda intensamente il divino Infante che regge un grappolo d’uva. Un velo trasparente, segno di purezza, avvolge tanto il capo della madre che il corpo del bambino. Alle spalle due alberi: la betulla, che per il biancore del suo tronco rimanda al latte materno, e l’abete. Con tali simboli il pittore designava Cristo quale nuovo Adamo che dispensa un cibo eterno, l’Eucaristia (=l’uva), e Maria la nuova Eva, per la quale si ha di nuovo l’accesso all’albero della vita (=l’abete). Per la sua forma triangolare, questa conifera fu presa quale simbolo della Trinità e, per significarne il carattere religioso, i suoi primi addobbi furono mele e ostie, vale a dire il frutto dell’eden e il pane di vita dispensato da Cristo. Cranach rappresentando l’abete in varie sue opere, intese significare la grazia dell’opera redentiva della Trinità. Dunque gli alberi natalizi non sono un prodotto consumistico opposto al vero Natale espresso dal Presepio; al contrario, essi completano il significato profondo dell’umiltà della grotta: è nato il Salvatore che riapre all’uomo l’accesso al paradiso.
Riprendo l'articolo di Maria Gloria Riva pubblicato su Avvenire del 2 gennaio 2014.
Un celebre canto natalizio di matrice tedesca s’intitola Oh Tannembaum! Ovvero: Oh Albero! L’albero di Natale si è diffuso fra i cristiani d’oltralpe soprattutto in epoca romantica, grazie anche al celebre Wolfgang Goethe (1749 -1832) il quale, benché non fosse particolarmente religioso, aveva una predilezione per le tradizioni antiche, soprattutto per quella dell’albero.
La fortuna dell’albero di Natale tuttavia ha radici che precedono la divisione fra cattolici e protestanti e lo testimoniano diverse opere d’arte. In epoca medioevale, il 24 dicembre, si celebrava il gioco di Adamo ed Eva ( Adam und Eva Spiele) durante il quale, adornando alberi con frutta e dolci, si rendeva omaggio alla vita eterna perduta dai progenitori, ma riacquistataci da Cristo con la sua Incarnazione. Tra gli alberi l’abete in particolare, poiché sempre-verde, è diventato simbolo dell’albero di vita che riapre all’uomo il paradiso perduto. Del resto la parola a-bete (come alfa-beto) deriva dalle prime due lettere delle lingue principali della Bibbia (ebraico e greco): alef e beth; alfa e beta.
Lucas Cranach il vecchio, artista del XVI secolo, prima di aderire alla riforma protestante, diventando amico e confidente di Lutero, fu ripetutamente un cantore della Vergine Maria. Proprio a lui è attribuito un dipinto dal titolo 'Madonna tra gli abeti', dove la giovane Madre con i capelli sciolti, simbolo di verginità, guarda intensamente il divino Infante che regge un grappolo d’uva. Un velo trasparente, segno di purezza, avvolge tanto il capo della madre che il corpo del bambino. Alle spalle due alberi: la betulla, che per il biancore del suo tronco rimanda al latte materno, e l’abete. Con tali simboli il pittore designava Cristo quale nuovo Adamo che dispensa un cibo eterno, l’Eucaristia (=l’uva), e Maria la nuova Eva, per la quale si ha di nuovo l’accesso all’albero della vita (=l’abete). Per la sua forma triangolare, questa conifera fu presa quale simbolo della Trinità e, per significarne il carattere religioso, i suoi primi addobbi furono mele e ostie, vale a dire il frutto dell’eden e il pane di vita dispensato da Cristo. Cranach rappresentando l’abete in varie sue opere, intese significare la grazia dell’opera redentiva della Trinità. Dunque gli alberi natalizi non sono un prodotto consumistico opposto al vero Natale espresso dal Presepio; al contrario, essi completano il significato profondo dell’umiltà della grotta: è nato il Salvatore che riapre all’uomo l’accesso al paradiso.
Cranach il Vecchio, Madonna tra gli alberi |
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