Riscoprire la propria identità per incontrare l'altro

I fatti di questi ultimi giorni ci hanno sicuramente scossi. A scuola se ne è parlato ed è emersa una certa paura e insicurezza per quanto sentono e soprattutto vedono.
Ho letto in Avvenire di ieri il commento di Giorgio Paolucci (Riscoprire l'identità dell'altro), di cui riporto uno stralcio:
«Ma come si vince la paura? Cosa permette di guardare in faccia coloro che proclamano di amare la morte, che nutrono in cuore il desiderio di un (falso) martirio figlio di una pulsione nichilista? Come possiamo guardarli a testa alta?
Non basta gridare «Je suis Charlie», anzi non serve proprio. Ci vuol altro. Ci vuole qualcosa che tenga in piedi la vita, che la alimenti ogni giorno secondo una inarrestabile positività che può essere figlia solo di certezze elementari. Come quella di avere in comune qualcosa di importante, di irrinunciabile, con chi ci sta intorno. E di poterne fare il collante che permette di vivere insieme. La Bibbia usa un termine che nei secoli è stato spesso corrotto ed equivocato: il “cuore”. C’è, al fondo, di ogni uomo e di ogni donna, l’aspirazione al bene, al giusto, al vero, quello che chiamiamo comunemente “senso religioso”. Una tensione positiva che rischia però – se non viene costantemente educata – di inaridirsi, o addirittura di corrompersi, fino a degenerare in un’ideologia che fa della fede uno strumento per affermare un potere e distruggere l'alterità.
[...] È il tempo di riscoprire radici troppo a lungo dimenticate e sempre più disprezzate dalla mentalità dominante, di riappropriarsi nuovamente della propria identità, rifuggendo la tentazione di considerarla un’alabarda da calare sulla testa del “nemico” ma facendone invece una risorsa che consente di ri-capire chi siamo e come possiamo incontrare tutti. Non uno specchio in cui rimirare le proprie sembianze, ma una finestra aperta sulla realtà. Due secoli fa Goethe scriveva: «Ciò che hai ereditato dai tuoi padri devi conquistarlo di nuovo, per possederlo nuovamente». Parole che pesano e danno un’indicazione anche per l’oggi. Solo accettando la sfida della riconquista personale di ciò che ci costituisce, potremo diventare capaci di vincere la paura e di resistere a chi ama la morte più della vita».

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