Il crocifisso e la libertà religiosa
Alla Corte per i diritti dell'uomo, alla fine di giugno, ha preso le mosse il riesame della sentenza del novembre scorso, secondo cui il simbolo cristiano della croce dovrebbe essere rimosso dalle aule scolastiche. Ho avuto modo di leggere su Avvenire alcuni stralci dell'intervento di Joseph Weiler, noto giurista ebreo, che con la kippah sul capo ha argomentato sulla legittimità della presenza del crocifisso. Vi riporto alcuni passaggi del suo intervento.
Secondo Weiler uno Stato non è obbligato nel sistema della Convenzione dei diritti umani a sposare la laicità. Egli evidenzia anche come dall’altra parte del Canale c’è l’Inghilterra nella quale c’è una Chiesa di Stato, in cui il capo dello Stato è anche il capo della Chiesa, i leader religiosi sono membri, di diritto del potere legislativo, nel quale la bandiera reca la croce e l’inno nazionale è una preghiera a Dio di salvare il monarca, e concedergli vittoria e gloria.
Il giurista statunitense non pensa che «tutti coloro che cantano 'Dio salvi la regina' credano in Dio», ma pensa che «sarebbero scioccati se si dicesse che questa frase va cambiata o tolta perché offende qualcuno». Magari un giorno la Gran Bretagna deciderà di cambiare o togliere questa frase, ma questa non è una decisione che può essere presa dalla Corte, obietta Weiler.
Se si affermasse il principio della rimozione dei simboli religiosi dalle aule scolastiche, cosa dovrebbero fare ebrei, cattolici, e musulmani di fronte alla foto della regina appese nelle classi?
Il giurista prosegue sostenendo che «è giuridicamente falso adottare una posizione politica che divide la nostra società, e rivendicare che in un certo senso è neutrale».
Credo che sia molto significativa questa difesa del crocifisso che viene da un uomo non cristiano, ma profondamente convinto della necessità di difendere le radici giudeo-cristiane dell'Europa.
Non vorrei che nel nome di una presunta laicità e della difesa della libertà religiosa, si finisca con l'assumere atteggiamenti di intolleranza e negazione del pluralismo. La libertà religiosa deve essere libertà dalla religione?
Secondo Weiler uno Stato non è obbligato nel sistema della Convenzione dei diritti umani a sposare la laicità. Egli evidenzia anche come dall’altra parte del Canale c’è l’Inghilterra nella quale c’è una Chiesa di Stato, in cui il capo dello Stato è anche il capo della Chiesa, i leader religiosi sono membri, di diritto del potere legislativo, nel quale la bandiera reca la croce e l’inno nazionale è una preghiera a Dio di salvare il monarca, e concedergli vittoria e gloria.
Il giurista statunitense non pensa che «tutti coloro che cantano 'Dio salvi la regina' credano in Dio», ma pensa che «sarebbero scioccati se si dicesse che questa frase va cambiata o tolta perché offende qualcuno». Magari un giorno la Gran Bretagna deciderà di cambiare o togliere questa frase, ma questa non è una decisione che può essere presa dalla Corte, obietta Weiler.
Se si affermasse il principio della rimozione dei simboli religiosi dalle aule scolastiche, cosa dovrebbero fare ebrei, cattolici, e musulmani di fronte alla foto della regina appese nelle classi?
Il giurista prosegue sostenendo che «è giuridicamente falso adottare una posizione politica che divide la nostra società, e rivendicare che in un certo senso è neutrale».
Credo che sia molto significativa questa difesa del crocifisso che viene da un uomo non cristiano, ma profondamente convinto della necessità di difendere le radici giudeo-cristiane dell'Europa.
Non vorrei che nel nome di una presunta laicità e della difesa della libertà religiosa, si finisca con l'assumere atteggiamenti di intolleranza e negazione del pluralismo. La libertà religiosa deve essere libertà dalla religione?
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