Scienza e religiosità: un connubio possibile
A chi continua a sostenere l'inconcialibilità assoluta tra scienza e religione suggerisco di dare un'occhiata alla ricerca condotta dalla ricercatrice
della texana Rice University, Elaine Howard Ecklund. Il suo studio, raccolto nel libro Science vs Religion, smonta il pregiudizio per cui un uomo o una donna di scienza debbano considerare la religione come qualcosa di inconciliabile con il proprio lavoro. La giovane sociologa statunitense ha contattato, con un questionario apposito, oltre 1200 scienziati a vario livello – ricercatori, docenti universitari o professori di scuola – per domandare loro qualcosa in più di come si rapportassero con Dio. Il quadro che ne è venuto fuori è notevolmente in controtendenza con il pregiudizio, purtroppo molto comune, che ritiene che la maggior parte degli scienziati sia atea.
Anzitutto, coloro che affermano di avere una religione rappresentano il 50% del campione di ricerca della Ecklund, mentre gli atei o gli agnostici dichiarati arrivano al 30%. Il restante 20% si qualifica come aventi un «rapporto individualizzato e non convenzionale» con l’Assoluto.
Ancora più interessante è che solo la metà di quanti si dichiarano atei pensano che religione e scienza siano inevitabilmente in conflitto.
L'altra sorpresa è rappresentata dal fatto che gli scienziati più giovani risultano essere più religiosi di quelli con i capelli più bianchi e considerano meno antagoniste ricerca scientifica e indagine spirituale.
In conclusione, mi sembra di poter dire che, sulla base di questo studio, le posizioni antireligiose risultano essere minoritarie nel mondo della scienza.
Come dice Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica: "Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un "caso", di scontri tra "forze" come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell'irrazionale".
della texana Rice University, Elaine Howard Ecklund. Il suo studio, raccolto nel libro Science vs Religion, smonta il pregiudizio per cui un uomo o una donna di scienza debbano considerare la religione come qualcosa di inconciliabile con il proprio lavoro. La giovane sociologa statunitense ha contattato, con un questionario apposito, oltre 1200 scienziati a vario livello – ricercatori, docenti universitari o professori di scuola – per domandare loro qualcosa in più di come si rapportassero con Dio. Il quadro che ne è venuto fuori è notevolmente in controtendenza con il pregiudizio, purtroppo molto comune, che ritiene che la maggior parte degli scienziati sia atea.
Anzitutto, coloro che affermano di avere una religione rappresentano il 50% del campione di ricerca della Ecklund, mentre gli atei o gli agnostici dichiarati arrivano al 30%. Il restante 20% si qualifica come aventi un «rapporto individualizzato e non convenzionale» con l’Assoluto.
Ancora più interessante è che solo la metà di quanti si dichiarano atei pensano che religione e scienza siano inevitabilmente in conflitto.
L'altra sorpresa è rappresentata dal fatto che gli scienziati più giovani risultano essere più religiosi di quelli con i capelli più bianchi e considerano meno antagoniste ricerca scientifica e indagine spirituale.
In conclusione, mi sembra di poter dire che, sulla base di questo studio, le posizioni antireligiose risultano essere minoritarie nel mondo della scienza.
Come dice Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica: "Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un "caso", di scontri tra "forze" come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell'irrazionale".
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