Siamo fatti per donare
Si è chiusa la gara di solidarietà nella scuola Tacchi Venturi. L'obiettivo è stato raggiunto: si conferma l'adozione a distanza di otto bambini, alcuni dell'India, altri del Brasile.
Un grazie a tutti: alunni, genitori, personale della scuola.
Nonostante la crisi, la solidarietà che siamo stati capaci di esprimere testimonia che donare è bello, ci rende uomini e donne migliori.
Vi lascio le parole di Davide Rondoni, pubblicate su Avvenire del 5 dicembre, che più delle mie esprimono quanto sia importante non rinunciare mai a donare.
"Donare è un atto non superfluo. Si può rinunciare a parecchie cose, ma non a donare. Perché fa parte della nostra natura umana. Un uomo che non dona è diventato meno uomo. Nella gratuità 'assurda' di fare un regalo anche quando sono aumentati i nostri bisogni, nella gratuità che va contro ogni logica di tornaconto pur in un momento in cui si devono più attentamente fare i conti, risiede un barlume di vero intorno alla nostra natura: l’uomo è fatto per donare, per donarsi. C’è un impeto positivo che fa parte della nostra natura, prima e sopra ogni altro. Questo barlume di verità – così piccolo ma evidente e tenace – può illuminare non solo il piccolo e breve episodio del periodo dei regali di Natale, ma potrebbe indicare qualcosa di importante a riguardo della vita sociale.
Occorre scommettere su questo indirizzo positivo della nostra natura. Lo stesso su cui si fondano tante iniziative di valore sociale pubblico per tutti, nei campi dell’assistenza e dell’educazione e in altri settori. Sul fatto che l’uomo è un essere che dona, si può fondare una visione della società e della sua organizzazione non più improntata al sospetto e alla mortificazione burocratica e impositiva della società. (...) L’uomo è un essere che dona e ha legami. Il fatto che tali legami siano oggetto di attenzione particolare, di scambio di doni, ci fa vedere come la risorsa principale della nostra vita (anche in un’epoca di crisi) non stia nella chiusura egoistica, paurosa e calcolatrice in termini di diritti e doveri. Si ha vera società intorno non all’uomo che come una monade isolata pensa a se stesso, misurando o inventando bisogni e diritti in astratto, ma alla persona come nodo di relazioni viventi, nelle quali si evidenziano non solo potenti indicazioni della natura, ma anche limiti e rispetto".
Un grazie a tutti: alunni, genitori, personale della scuola.
Nonostante la crisi, la solidarietà che siamo stati capaci di esprimere testimonia che donare è bello, ci rende uomini e donne migliori.
Vi lascio le parole di Davide Rondoni, pubblicate su Avvenire del 5 dicembre, che più delle mie esprimono quanto sia importante non rinunciare mai a donare.
"Donare è un atto non superfluo. Si può rinunciare a parecchie cose, ma non a donare. Perché fa parte della nostra natura umana. Un uomo che non dona è diventato meno uomo. Nella gratuità 'assurda' di fare un regalo anche quando sono aumentati i nostri bisogni, nella gratuità che va contro ogni logica di tornaconto pur in un momento in cui si devono più attentamente fare i conti, risiede un barlume di vero intorno alla nostra natura: l’uomo è fatto per donare, per donarsi. C’è un impeto positivo che fa parte della nostra natura, prima e sopra ogni altro. Questo barlume di verità – così piccolo ma evidente e tenace – può illuminare non solo il piccolo e breve episodio del periodo dei regali di Natale, ma potrebbe indicare qualcosa di importante a riguardo della vita sociale.
Occorre scommettere su questo indirizzo positivo della nostra natura. Lo stesso su cui si fondano tante iniziative di valore sociale pubblico per tutti, nei campi dell’assistenza e dell’educazione e in altri settori. Sul fatto che l’uomo è un essere che dona, si può fondare una visione della società e della sua organizzazione non più improntata al sospetto e alla mortificazione burocratica e impositiva della società. (...) L’uomo è un essere che dona e ha legami. Il fatto che tali legami siano oggetto di attenzione particolare, di scambio di doni, ci fa vedere come la risorsa principale della nostra vita (anche in un’epoca di crisi) non stia nella chiusura egoistica, paurosa e calcolatrice in termini di diritti e doveri. Si ha vera società intorno non all’uomo che come una monade isolata pensa a se stesso, misurando o inventando bisogni e diritti in astratto, ma alla persona come nodo di relazioni viventi, nelle quali si evidenziano non solo potenti indicazioni della natura, ma anche limiti e rispetto".
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