La convivenza possibile
Le violenze che in questi giorni sono state inflitte ai cristiani, nelle Filippine, Nigeria e Pakistan, hanno spinto il Papa a rivolgere un accorato appello affinché si abbandonino "le vie dell'odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità". In diverse parti del mondo purtroppo essere cristiani costituisce ancora un pericolo.
Eppure la convivenza è possibile, deve essere possibile, come testimonia Muhammad Ibraim, imam a capo del Comitato provinciale per il dialogo interreligioso e per la pace nel Punjab.
Egli vive a Faisalabad, dove predica nella sua moschea. Vi riporto alcune parti dell'intervista rilasciata all'inviato di Avvenire, pubblicata il 24 dicembre 2010.
«Bisogna insegnare a imparare a convivere con gli altri, senza danneggiare il credo altrui, ma rispettandolo. Però, affinché sia così, tutte le religioni del Libro devono essere rispettare. Anche l’islam. Certe azioni e certi personaggi andrebbero scoraggiati dal promuovere i falò del Corano o le vignette blasfeme. Tutto questo è sbagliato e non porta da nessuna parte. Crea soltanto il male e l’odio.(...)
Dobbiamo sconfiggere la povertà e far vincere l’istruzione. Nessun credo al mondo insegna la parola terrorismo. Nessuna religione al mondo spinge i propri fedeli agli attacchi suicidi, promettendo loro cose che non ci sono. Ma è proprio approfittando di quell’enorme bacino strabordante di povertà e ignoranza che i capi del terrorismo attingono a piene mani e comandano la morte».
La sua moschea fa anche da seminario religioso, e un’aula è stata dedicata a un vescovo cattolico, monsignor John Joseph, il vescovo della città, che sacrificò la vita in un gesto estremo pur di difendere un suo fedele ingiustamente accusato di blasfemia.
Muhammad Ibraim ci tiene a sottolineare che una dedica simile probabilmente non esiste in nessun’altra moschea al mondo.
Una bella testimonianza di convivenza possibile e rispettosa. Un esempio di come solo la conoscenza può combattere l'ignoranza e i pregiudizi, che sono di ostacolo alla costruzione della vera pace.
Eppure la convivenza è possibile, deve essere possibile, come testimonia Muhammad Ibraim, imam a capo del Comitato provinciale per il dialogo interreligioso e per la pace nel Punjab.
Egli vive a Faisalabad, dove predica nella sua moschea. Vi riporto alcune parti dell'intervista rilasciata all'inviato di Avvenire, pubblicata il 24 dicembre 2010.
«Bisogna insegnare a imparare a convivere con gli altri, senza danneggiare il credo altrui, ma rispettandolo. Però, affinché sia così, tutte le religioni del Libro devono essere rispettare. Anche l’islam. Certe azioni e certi personaggi andrebbero scoraggiati dal promuovere i falò del Corano o le vignette blasfeme. Tutto questo è sbagliato e non porta da nessuna parte. Crea soltanto il male e l’odio.(...)
Dobbiamo sconfiggere la povertà e far vincere l’istruzione. Nessun credo al mondo insegna la parola terrorismo. Nessuna religione al mondo spinge i propri fedeli agli attacchi suicidi, promettendo loro cose che non ci sono. Ma è proprio approfittando di quell’enorme bacino strabordante di povertà e ignoranza che i capi del terrorismo attingono a piene mani e comandano la morte».
La sua moschea fa anche da seminario religioso, e un’aula è stata dedicata a un vescovo cattolico, monsignor John Joseph, il vescovo della città, che sacrificò la vita in un gesto estremo pur di difendere un suo fedele ingiustamente accusato di blasfemia.
Muhammad Ibraim ci tiene a sottolineare che una dedica simile probabilmente non esiste in nessun’altra moschea al mondo.
Una bella testimonianza di convivenza possibile e rispettosa. Un esempio di come solo la conoscenza può combattere l'ignoranza e i pregiudizi, che sono di ostacolo alla costruzione della vera pace.
Benedetto XVI nella Moschea Blu |
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