Vale più un elogio che...

Il "mestiere" dell'insegnante è affascinante e carico di responsabilità. Peccato che viviamo in una società che non riconosce più il ruolo dei "maestri", quelli veri, che va cercando invece nei luoghi meno appropriati, come nelle case del Grande Fratello, o tra i "tronisti" e le "veline".
La Scuola è il luogo in cui trovare persone capaci di affascinare alla conoscenza, di far emergere ciò che di buono c'è in ogni essere umano. A volte, vista la considerazione sociale ed economica, facciamo fatica anche noi insegnanti a riappropriarci del nostro ruolo.  Per stanchezza o per un senso di impotenza di fronte all'arroganza e maleducazione degli alunni e delle loro famiglie (non ve ne abbiate a male, genitori, ma è urgente, per il bene dei vostri figli, che si ritorni a collaborare, Famiglia e Scuola), qualche volta può capitare anche a noi di non essere poi così attenti alla sensibilità dei nostri studenti.
La riflessione dello scrittore Angelo Petrosino, da Avvenire del 29 gennaio 2011, vuole essere un contributo affinchè tutto il mondo degli adulti (Scuola e Famiglia) rifletta sul meraviglioso compito di cui è portatore.

"Ogni volta che che gli adulti si trovano di fronte ai bambini dovrebbero chiedersi: crediamo davvero in loro? Che cosa ci sta veramente a cuore dei bambini? La loro felicità? La loro capacità futura di regalare felicità ad altri? Allora, se davvero i grandi amano i piccoli, saranno per loro guide dolci e severe, previdenti e responsabili, amorevoli e ferme. Solo così cresceranno figli e alunni equilibrati, fiduciosi, liberi. A scuola ho ottenuto il meglio dai bambini non umiliandoli, ma incoraggiandoli. Ho vinto la pigrizia proponendo attività capaci di suscitare forti interessi. Ho sconfitto l’indifferenza mettendoli di fronte a problemi che facevano nascere il desiderio di mettersi alla prova per superarli. Imparare non è mai solo una questione di esercizi meccanici e di astratte ripetizioni. Ci vuole gusto e passione per impadronirsi della matematica e delle scienze, delle lingue e della scrittura. Basta parlarne con coloro che possiedono al massimo grado queste competenze: di solito hanno trovato al loro fianco persone appassionate e intelligenti che hanno saputo appassionarli alle materie che insegnavano. Non c’è bisogno di minacce, di ritorsioni, di disprezzo per imparare ciò di cui siamo innamorati o di cui hanno saputo farci innamorare.
I sacrifici e l’impegno per diventare sempre più bravi li mettiamo in atto per ottenere l’elogio di chi ci accompagna negli anni della nostra crescita. Ci piace sentirci lodati, soffriamo quando ci sentiamo svalutati soprattutto da coloro dai quali ci aspettiamo naturalmente di essere incoraggiati e amati. L’autorità come metodo, l’imposizione irragionevole, spesso nasconde l’incapacità dei grandi di essere adulti attenti e responsabili. Il mondo in cui viviamo è complicato, spesso difficile da decifrare. Sui bambini si esercitano pressioni eccessive di ogni tipo, dentro e fuori casa, in strada e a scuola. Alle loro ansie bisogna rispondere con un di più di ascolto. Così i bambini impareranno ad affrontare le loro responsabilità, sapranno accettare regole precise, e comportamenti sui quali i grandi devono mostrarsi fermi e coerenti. Non bisogna sostituirsi agli insegnanti, ma a casa si può coltivare l’amore per la conoscenza e il sapere studiando, riflettendo, ragionando con i piccoli,incoraggiandoli a proporsi mete sempre più alte e a mettere a frutto tutte le possibilità di cui sono dotati. Sono diventato scrittore non perché qualcuno me lo abbia imposto. Ma perché un giorno ho concepito un sogno, che ho coltivato a lungo sacrificando molte cose prima di vederlo realizzato. Avevo tredici anni e non ho avuto paura di guardare lontano. È così che vogliono imparare i bambini".

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