Cantare Dio
Un frate sorridente che attraversa come i Beatles Abbey Roads. La foto in queste ore sta facendo il giro del mondo. Lui è fra Alessandro Brustenghi, giovane francescano del protoconvento della Porziuncola. Che negli studi londinesi resi celebri dai Fab Four ha appena finito di incidere con la Decca il suo primo disco. Fra Alessandro è infatti il primo frate al mondo a firmare un contratto mondiale con una major discografica, la Universal. Lo ha voluto Mike Hedges, storico produttore di U2, Cure, Manic Street Preachers (nonché scopritore del trio di sacerdoti irlandesi The Priests) che da tempo sondava il nostro paese in cerca del «nuovo tenore italiano ». «Il mio insegnante di canto di Perugia – racconta fra Alessandro, raggiunto telefonicamente a Londra dove negli scorsi giorni dirigenti della major di oltre 25 nazioni lo hanno ascoltato per la prima volta – a dicembre scorso mi ha proposto di fare un’audizione. Piaccio e vengo confermato. Lì per lì avevo pensato però a una collaborazione corale. Solo dopo ho capito che ero stato scelto come solista. È stato un autentico choc». Il disco sarà lanciato in tutto il mondo a ottobre. Brustenghi non ha voluto compensi: i ricavati saranno destinati alle attività caritative dell’Ordine dei Frati Minori.
Fra Alessandro, ora nella sua vita cambieranno molte cose...
Prima qualche concerto in Umbria e l’impegno quotidiano alla Porziuncola dove canto e suono l’organo. Il disco verrà lanciato a livello internazionale: capisco che tutto cambierà. E pensare che io sono piuttosto emotivo e timido. A me piace la vita tranquilla. Ho letto però la cosa come una missione mandata da Dio. Un’occasione di evangelizzazione enorme. Spero di esserne all’altezza. Conosco i miei limiti. So perfettamente che c’è più gente meritevole di me di incidere un disco con la Decca. Ma se serve al Vangelo, corro.
Cosa canterà nel disco?
Solo musica sacra, dal Panis Angelicus di Franck a l’Ave Verum di Mozart fino alla Santa Maria sull'intermezzo di Cavalleria Rusticana di Mascagni. Canti francescani come Make me a channel of your peace molto amati nel mondo anglosassone. E le parole di Francesco delle Lodi all’Altissimo, musicate per l’occasione da Paul Mealor, il compositore dell’ultimo matrimonio reale. Abbiamo scelto il repertorio assieme. Sono di formazione classica, canto abitualmente musica di alta qualità. Ma nel disco c’è anche musica pensata per un pubblico popolare.
La cosa, ovviamente, è stata discussa con i suoi superiori.
Prima di tutto abbiamo cercato di capire se contrastava con la vocazione. Ma ci siamo resi conto invece che tutto era perfettamente francescano. Francesco predicava danzando e cantando. Poi il talento del canto me l’ha dato Dio. Abbiamo cercato il giusto equilibrio con la preghiera e vita comune, con la raccomandazione che la quotidianità non venisse meno. Io continuo felicemente i miei turni in Porziuncola. Insegno canto, lavoro in falegnameria, dove coltivo la passione del legno. E anche la Decca ha accettato il fatto che non sarò disponibile a tempo pieno.
L’amore per la musica e la vocazione sono cresciuti di pari passo?
Studio musica da quando avevo nove anni. Sono diplomato in canto lirico al conservatorio di Perugia. La vocazione è arrivata a 16, in convento sono entrato a 21. Quando canto è come se entrassi in un altro mondo dove attingo alla bellezza di Dio. Amo Bach e Michael Jackson. Mi piace Björk e il gregoriano. Quanto succede penso completi la mia vocazione: ogni concerto è un’occasione di provare un momento di Paradiso per tutti, uno scambio di amore attraverso la bellezza.
Fra Alessandro, ha considerato anche il rischio di essere ridotto a un prodotto del mercato musicale?
Sì, ne sono consapevole. Ma mi fido di Dio, mi sosterrà. I frati e gli amici sono con me. Mi ritrovo catapultato in un mondo che non sento mio. Non ho mai desiderato diventare famoso, tanto meno ora. Ma se serve rendere famoso l’amore di Dio…
Alessandro Beltrami in Avvenire del 24 maggio 2012
Prima qualche concerto in Umbria e l’impegno quotidiano alla Porziuncola dove canto e suono l’organo. Il disco verrà lanciato a livello internazionale: capisco che tutto cambierà. E pensare che io sono piuttosto emotivo e timido. A me piace la vita tranquilla. Ho letto però la cosa come una missione mandata da Dio. Un’occasione di evangelizzazione enorme. Spero di esserne all’altezza. Conosco i miei limiti. So perfettamente che c’è più gente meritevole di me di incidere un disco con la Decca. Ma se serve al Vangelo, corro.
Cosa canterà nel disco?
Solo musica sacra, dal Panis Angelicus di Franck a l’Ave Verum di Mozart fino alla Santa Maria sull'intermezzo di Cavalleria Rusticana di Mascagni. Canti francescani come Make me a channel of your peace molto amati nel mondo anglosassone. E le parole di Francesco delle Lodi all’Altissimo, musicate per l’occasione da Paul Mealor, il compositore dell’ultimo matrimonio reale. Abbiamo scelto il repertorio assieme. Sono di formazione classica, canto abitualmente musica di alta qualità. Ma nel disco c’è anche musica pensata per un pubblico popolare.
La cosa, ovviamente, è stata discussa con i suoi superiori.
Prima di tutto abbiamo cercato di capire se contrastava con la vocazione. Ma ci siamo resi conto invece che tutto era perfettamente francescano. Francesco predicava danzando e cantando. Poi il talento del canto me l’ha dato Dio. Abbiamo cercato il giusto equilibrio con la preghiera e vita comune, con la raccomandazione che la quotidianità non venisse meno. Io continuo felicemente i miei turni in Porziuncola. Insegno canto, lavoro in falegnameria, dove coltivo la passione del legno. E anche la Decca ha accettato il fatto che non sarò disponibile a tempo pieno.
L’amore per la musica e la vocazione sono cresciuti di pari passo?
Studio musica da quando avevo nove anni. Sono diplomato in canto lirico al conservatorio di Perugia. La vocazione è arrivata a 16, in convento sono entrato a 21. Quando canto è come se entrassi in un altro mondo dove attingo alla bellezza di Dio. Amo Bach e Michael Jackson. Mi piace Björk e il gregoriano. Quanto succede penso completi la mia vocazione: ogni concerto è un’occasione di provare un momento di Paradiso per tutti, uno scambio di amore attraverso la bellezza.
Fra Alessandro, ha considerato anche il rischio di essere ridotto a un prodotto del mercato musicale?
Sì, ne sono consapevole. Ma mi fido di Dio, mi sosterrà. I frati e gli amici sono con me. Mi ritrovo catapultato in un mondo che non sento mio. Non ho mai desiderato diventare famoso, tanto meno ora. Ma se serve rendere famoso l’amore di Dio…
Alessandro Beltrami in Avvenire del 24 maggio 2012
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