Don Benzi ai giovani

Don Oreste Benzi è stato il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII e suo Responsabile Generale fino al 2 novembre del 2007, giorno della morte. Era nato il 7 settembre 1925 a S. Clemente, un paesino sulle colline romagnole vicino a Rimini, da una povera famiglia di operai, settimo di 9 figli. Fu un sacerdote appassionato di Cristo e vicino agli emarginati e bisognosi. Con la disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, don Oreste guidò l'apertura della prima Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII a Coriano, vicino a Rimini, il 3 luglio 1973.
L'inedito che Avvenire ha pubblicato il 9 ottobre 2012 è proprio un invito ai giovani, affinché si ribellino, ma solo con la vita, alle brutture di questo mondo.
Ve lo propongo:
«Io dico spesso ai giovani che sempre più fre­quentemente incontro: 'Ribellatevi, non con la violenza, ma con la vita, senza mai demordere. Siate come un rullo compressore vivente che non la­scia tranquillo nessuno. Non scendete a compro­messo. Riappropriatevi della gestione della società. Siete stati sradicati dalle vostre o­rigini, vi è stato tolto il futu­ro dalle mani, siete costretti a consumare emozioni. Per il sistema è meglio che siate drogati!'. Nella società del profitto il potere economico, politico, finanziario, ha co­me fine principale se stesso. Le leggi che lo regolano non tengono conto dell’uomo, del suo bene, del suo progresso. Occorre che le persone che non accettano le regole del profitto e che vogliono intraprendere la strada del gratuito s’incontrino per dare vita a 'mondi alternativi' fondati su un sistema di relazioni interpersonali basate sul gratuito. Nella società del profitto il potere economico, politico, finanziario, ha come fine principale se stesso. Le leggi che lo regolano non tengono conto dell’uomo, del suo bene, del suo progresso. Occorre che le persone che non accettano le regole del profitto e che vogliono intraprendere la strada del gratuito s’incontrino per dare vita a 'mondi alternativi' fondati su un sistema di relazioni interpersonali basate sul gratuito. All’interno di questi 'mondi vitali' deve nascere non tanto l’elaborazione teorica, quanto la sperimentazione di vita. Se un insieme di professionisti (medici, avvocati, giudici, maestri etc.) si uniscono ed operano assieme secondo le regole del gratuito, si spezzano le regole della casta. Se uno è solo potrà essere additato come esempio, ma non cambia la storia. Se sono più persone, incidono sulle dinamiche della società del profitto e le mettono in crisi. Questi 'mondi vitali' come insieme di persone che attuano la società del gratuito mettono in crisi il modello di famiglia della società del profitto, il modello di impresa, di commercio, di scuola, di divertimento, di lavoro dipendente della società del profitto. Intaccano anche il modello di difesa della patria con il servizio militare, di difesa civile con la polizia, di amministrazione della giustizia. La seconda linea strategica è l’azione sulla società del profitto, attraverso incentivi e disincentivi e la lotta nonviolenta ma decisa. Quando si parla di oppressi bisogna individuare gli oppressori, quando si parla di affamati bisogna individuare coloro che affamano, quando si parla di handicappati bisogna individuare chi fa diventare handicappato, perché si nasce con un limite ma chi fa diventare handicappato è la società. Bisogna rimuovere le cause dell’ingiustizia perché siano smantellate le fabbriche dei poveri. L’art. 3 della Costituzione «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine politico, economico, sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo e la partecipazione dei lavoratori alla vita sociale». lo spero che soprattutto i giovani si sveglino, si ribellino con una vita basata sulla giustizia, non con la violenza, e smettano di accodarsi a chi dice parole e cerca solo di conservare il potere».
(Testo inedito ritrovato tra le carte relative agli anni 2003-2004)
 

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