Pontifex


Termine antichissimo e – come vedremo – assai dibattuto, è tornato d’attua­lità di recente per essere stato scel­to dalla Santa Sede come deno­minazione ufficiale dell’account del Papa su Twitter.
La storia del «pontefice», però, è molto più complessa di quanto lasci inten­dere l’attuale utilizzo all’interno dei social network. Nella Roma repubblicana, infatti, il Pontifex Maximus era il più impor­tante fra i sacerdoti appartenenti al collegio dei pontifices .
L’etimologia tradizionale, con­cordemente indicata da Dionigi di Alicarnas­so e da Varrone, rimanda all’immagine del pon­tem facere e si fonda sul carattere sacrale che la costruzione dei ponti assumeva nell’antichità. A Roma, in particolare, dove il Tevere era ve­nerato come un dio e l’azione di unire tra di loro le due sponde separate dal fiume richie­deva, per l’appunto, la mediazione di un sa­cerdote. È l’interpretazione prevalente, ma non l’unica.
Per Plutarco, ad esempio, all’origine del termine ci sarebbe l’ancestrale potis , “sa­crificio”. Pontifex , in questo caso, indichereb­be il fatto che il sacerdote è abilitato a eserci­tare il culto divino. Dibattito filologico a par­te, rimane lo straordinario prestigio assegnato al Pontifex Maximus , che rivestiva in sostanza la funzione di sommo sacerdote dell’Urbe. Si tratta di una delle cariche che Cesare Ottavia­no Augusto assommerà su di sé, imprimendo così un carattere sacrale alla figura dell’impe­rator , termine che all’inizio rivestiva il signifi­cato prettamente militare di “comandante”. Già tra II e III secolo dopo Cristo, negli scritti di Tertulliano, la qualifica viene riferita per e­stensione al vescovo di Roma.
Tratto da Avvenire del 23 marzo 2013

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