Nella giungla con Dio


Clara Rojas ha scritto un libro in cui racconta i 6 anni di prigionia nella giungla, ostaggio delle brigate colombiane con Ingrid Betancourt.
Nel raccontare la sua esperienza ella sostiene che fu la fede a salvarle la vita.
"Sono certa che non sarei riuscita a sopravvivere a quell'incubo, - leggo nel suo intervento su Avvenire di giovedì 3 settembre - se non avessi avuto una profonda convinzione religiosa. Fin dai primi giorni della prigionia decisi di accettare senza riserve tutto quello che sarebbe successo, limitandomi a chiedere a Dio di concedermi le forze per affrontarlo. A differenza di altri prigionieri che, in preda alla disperazione, arrivavano a pensare al suicidio come a una possibile soluzione per porre fine a quell'inferno, non mi passò mai per la mente l'ipotesi di togliermi la vita, perchè per me l'esistenza è un dono di Dio...".
"Una volta, - continua il racconto di Clara - uno dei guerriglieri che ci sorvegliavano, un tipo che sembrava educato e gentile, mi chiese, dopo aver raccolto le pentole del pranzo: "Clara, ma lei per chi canta?". Gli risposi che cantavo per mio papà Dio, e gli spiegai che mi avevano insegnato ad amare Dio come se fosse mio padre. Lui replicò: "Se Dio esistesse, stia sicura che lei non sarebbe prigioniera". Io ribattei che non ero certo prigioniera per volontà di Dio, ma per volontà dei suoi capi, che non avevano neppure la più pallida idea del perchè stavano al mondo. E conclusi dicendogli che quando in futuro avesse avuto bisogno di un aiuto - perchè sicuramente un giorno o l'altro ne avrebbe avuto bisogno - chiedesse al Signore di illuminargli il cammino (...).
Clara prosegue il suo intervento citando la lettera ai Galati, in cui san Paolo ci parla della libertà: "...il male esiste ed esiste Dio. Però il male proviene dal cattivo uso del libero arbitrio degli uomini. Io applicavo quella frase al caso concreto delle Farc, pensando che certamente sono, quanto meno, degli irresponsabili, dato che la libertà non dovrebbe mai essere utilizzata per schiacciare altre persone sotto il giogo delle armi, mediante la pratica del sequestro e la detenzione forzata".
L'articolo si conclude con questa frase: "Non c'è stato un solo momento durante la prigionia in cui la mia fede in Dio e nella sua profonda misericordia abbia vacillato".
Non so se siete d'accordo con me, ma a me sembra una bella testimonianza.

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