Tre donne premio Nobel per la Pace

Il contributo delle donne allo sviluppo della pace sta diventando sempre più evidente e fecondo. Il premio alla presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf, alla connazionale Leymanh Gbowee e all’attivista yemenita Tawakkul Karman è un segnale forte del riconoscimento dell’impegno costante e coerente di tante donne che sono particolarmente coinvolte nel processo della costruzione della pace e riconciliazione nei loro Paesi.
Le tre donne sono state premiate per «la loro battaglia non violenta per la sicurezza delle donne e per i diritti delle donne alla piena partecipazione all’impegno per la costruzione della pace». Ellen Johnson Sirleaf è la prima presidente donna di un Paese africano, Leymanh Gbowee è una costruttrice di pace che ha mobilitato donne cristiane e musulmane per superare le divisioni e gli odi tra i gruppi etnici del proprio Paese contribuendo così alla conclusione della lunga e sanguinosa guerra della Liberia e assicurando la partecipazione delle donne alle elezioni. Tawakkul Karman è una giornalista impegnata per i diritti delle donne, la democrazia e la pace del suo Paese. La commissione norvegese si augura che il premio Nobel «aiuti a porre fine all’oppressione delle donne, che ancora esiste in molti Paesi, e a realizzare “il grande potenziale” che le donne possono rappresentare per la pace e la democrazia.
Nell’anno in cui un altro premio Nobel per la Pace, una donna africana, Wangari Maathai è venuta a mancare, il riconoscimento al “genio femminile”, che opera con il suo contributo originale per una cultura della vita nella sua totalità, suona come un richiamo al mondo a valorizzare le forze migliori per il bene dell’umanità. Se è vero che molti uomini e donne operano ogni giorno per la riconciliazione e la pace, bisogna dire che le donne sanno trovare anche forme creative e insolite per riuscire nel loro obiettivo. Se «la pace è una caratteristica dell’agire divino, che si manifesta sia nella creazione di un universo ordinato e armonioso come anche nella redenzione dell’umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del peccato» (Messaggio per la Giornata mondiale della pace - 1 gennaio 2007), possiamo rilevare che le donne sanno agire con una visione alta della persona, in modo particolare dove e quando possono accedere all’educazione e alla formazione, ponendo così solide fondamenta all’instancabile lavoro che richiede coniugare la vita personale e familiare con il servizio per il bene della persona umana nella società.
Il commento del vescovo di Gbarnga, nel nordest della Liberia, monsignor Anthony Fallah Borwah, è di estrema gioia: «La presidente Sirleaf ha garantito la stabilità e il mantenimento della pace ed è stata promotrice di un forum d’espressione e di libertà mai visto in precedenza. Oggi in Liberia si può parlare senza temere di scomparire o di venire arrestato. C’è una totale libertà d’espressione»; e parlando di Leymah Gbowee: «È una donna eccezionale, come una sorella per me e per molti liberiani, nota da tutti per il suo impegno a favore della pace». Le parole del presule rendono omaggio e onorano le tante donne che nella quotidianità si spendono generosamente e spesso gratuitamente per costruire una società che ponga al centro la persona con i suoi inalienabili diritti umani.
Maria Giovanna Ruggieri, Presidente Generale UMOFC

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