Le mani di Dio

Assisi, basilica superiore. La scena in cui Francesco rinuncia ai beni paterni. Se si osserva bene, è tutta un dialogo di mani. Quelle giunte del santo. Quella chiusa a pugno e trattenuta a forza di Bernardone. E in alto quella benedicente, che per metonimia riassume la presenza di Dio, il "padre che è nei cieli". Chissà se Giotto sapeva, come spiega don Giovanni Cesare Pagazzi, che "«’iniziale ebraica del nome di Dio YHWH, la lettera yod, è vicinissima al vocabolo yad, che vuol dire mano. E del resto la parola mano è una delle più ricorrenti dell’Antico Testamento, a cui possiamo aggiungere i riferimenti alla destra, spesso chiamata a racchiudere l’operato di Dio». [...] L’azione di Dio, ricorda Pagazzi nel volume Fatte a mano. L’affetto di Cristo per le cose (Edizioni Dehoniane Bologna, pp. 128, euro 11, prefazione di Pierangelo Sequeri), lo porta a «sporcarsi le mani». «Dire che Dio ha mani vuole dire che agisce con stile identificabile. È un’espressione che usia...