Se perdiamo la memoria di Dio
Domenica 29 settembre ero in piazza San Pietro alla Messa per la Giornata dei catechisti, in occasione dell'Anno della fede.
E' stata una bellissima giornata, conclusa con la visita ad alcune chiese meno note della capitale e con l'incontro con un giovane sacerdote di una parrocchia di periferia.
Quante volte sarete stati a Roma? La domanda la rivolgo a voi, carissimi alunni.
Ma quante volte avete veramente pensato che lì, in quel luogo, si è andata costruendo la storia della cristianità? In un modo ostile i primi cristiani difesero con coraggio la loro fede, furono testimoni credibili di un Vangelo che offriva speranza e riconosceva dignità ad ogni essere umano: uomo o donna, libero o schiavo, giovane o vecchio che fosse.
Mi viene da pensare che anche oggi c'è una sorta di ostilità verso la Chiesa e il cristianesimo, che purtroppo arriva, in alcune parti del mondo, a vere e proprie persecuzioni.
Eppure il Vangelo non è contro l'uomo. Le parole di Gesù, la sua stessa vita, ci testimoniano come si può diventare veramente umani. Può sembrare strano, ma la vera umanità non la si costruisce facendo a meno di Dio. Nell'omelia di domenica il papa ha detto questo:
«Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull'io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce ad una sola dimensione: l'avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo (ndr il riferimento è al ricco del Vangelo della domenica, cioè Lc 16, 19-31)! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità - dice un altro grande profeta, Geremia (Ger 2,5). Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!».
Se perdiamo la memoria di Dio, rischiamo di correre dietro al nulla e finiamo per diventare noi stessi nullità. Ma cos'è la "memoria di Dio"? Continuo questa riflessione citando ancora il papa:
«...la fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell'incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre».
Perdere la memoria di Dio è pensare che Dio non c'entri nulla con la mia vita. Allora rimango solo io e gli altri hanno senso solo in funzione del mio io.
Essere cristiani vuol dire riporre la propria sicurezza in Dio, non in se stessi o nelle cose. Vuol dire «tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazianza, alla mitezza (1 Tm 6,11)» per essere delle persone veramente umane.
Penso che il mondo abbia bisogno di cristiani autentici e di uomini e donne che sappiano mettere al centro del loro agire e pensare il rispetto della vita di ogni essere umano e non le cose o il denaro.
Voi da quale parte volete stare?
E' stata una bellissima giornata, conclusa con la visita ad alcune chiese meno note della capitale e con l'incontro con un giovane sacerdote di una parrocchia di periferia.
Quante volte sarete stati a Roma? La domanda la rivolgo a voi, carissimi alunni.
Ma quante volte avete veramente pensato che lì, in quel luogo, si è andata costruendo la storia della cristianità? In un modo ostile i primi cristiani difesero con coraggio la loro fede, furono testimoni credibili di un Vangelo che offriva speranza e riconosceva dignità ad ogni essere umano: uomo o donna, libero o schiavo, giovane o vecchio che fosse.
Mi viene da pensare che anche oggi c'è una sorta di ostilità verso la Chiesa e il cristianesimo, che purtroppo arriva, in alcune parti del mondo, a vere e proprie persecuzioni.
Eppure il Vangelo non è contro l'uomo. Le parole di Gesù, la sua stessa vita, ci testimoniano come si può diventare veramente umani. Può sembrare strano, ma la vera umanità non la si costruisce facendo a meno di Dio. Nell'omelia di domenica il papa ha detto questo:
«Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull'io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce ad una sola dimensione: l'avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo (ndr il riferimento è al ricco del Vangelo della domenica, cioè Lc 16, 19-31)! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità - dice un altro grande profeta, Geremia (Ger 2,5). Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!».
Se perdiamo la memoria di Dio, rischiamo di correre dietro al nulla e finiamo per diventare noi stessi nullità. Ma cos'è la "memoria di Dio"? Continuo questa riflessione citando ancora il papa:
«...la fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell'incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre».
Perdere la memoria di Dio è pensare che Dio non c'entri nulla con la mia vita. Allora rimango solo io e gli altri hanno senso solo in funzione del mio io.
Essere cristiani vuol dire riporre la propria sicurezza in Dio, non in se stessi o nelle cose. Vuol dire «tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazianza, alla mitezza (1 Tm 6,11)» per essere delle persone veramente umane.
Penso che il mondo abbia bisogno di cristiani autentici e di uomini e donne che sappiano mettere al centro del loro agire e pensare il rispetto della vita di ogni essere umano e non le cose o il denaro.
Voi da quale parte volete stare?
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