I racconti della creazione

Quanto volte vi ho detto che di racconti della creazione ce ne sono due nella Bibbia? E quante altre volte vi ho ricordato che diversi sono gli autori del testo biblico?
Leggete cosa ha scritto Matteo Liut in Popotus del 10 ottobre 2013:
La prima volta viene ritratta nel racconto scandito in sette giorni, che viene letto ogni anno durante la Veglia pasquale del Sabato Santo. Questo brano ha un tono maestoso e descrive un Dio che sovrasta tutto il cosmo, mettendolo in ordine.
La «seconda creazione», invece, è contenuta in un brano che avrebbe un’origine più antica: la Genesi non è il prodotto di un unico scrittore, che ha realizzato il libro tutto di seguito come fa un autore moderno, ma è il frutto di un lavoro di raccolta di diversi racconti risalenti anche a epoche diverse. In questa «seconda creazione» Dio viene descritto come un attento costruttore che dà forma ad ogni cosa: assomiglia quasi a un artigiano. E quando si tratta di creare la donna la sua azione ricorda addirittura a quella di un chirurgo: addormenta Adamo, gli toglie una costola, richiude la carne e con la parte estratta dà vita a Eva.
Molti, forse, si sono contati e ricontati le ossa del costato per capire se è vera l’antica credenza popolare secondo la quale gli uomini hanno davvero una costola in meno. Alla fine, però, i dubbiosi si saranno sicuramente rivolti a qualcuno esperto di medicina, la cui riposta non può che essere una: no, non è vero che gli uomini hanno meno costole delle donne. Un verdetto che spazza via, quindi, ogni credenza popolare al riguardo e mette in dubbio il racconto della Bibbia. A prima vista sembrerebbe un evidente errore del testo sacro e spingerebbe a credere che in fondo tutto quello che è contenuto in esso non sia altro che un mito. Per anni gli interpreti si sono scontrati sul termine «costola», traduzione di una parola ebraica che in realtà, secondo alcuni, potrebbe essere intesa anche come «lato, metà, qualcosa di complementare». È stato anche ipotizzato che questa metà presa da Adamo altro non fosse che una parte dei geni contenuti nelle sue cellule e raddoppiata per generare la donna.
La teoria è affascinante e parrebbe conciliare scienza e fede. In realtà, però, non esiste linguaggio umano in grado di descrivere esattamente le azioni di Dio e quindi ogni parola è inadeguata. Le immagini usate dalla Bibbia servono a descrivere il senso delle cose e in questo caso vogliono indicare l’origine del legame profondo tra uomo e donna: pur essendo differenti e distinti, i due sono parte di un’unica cosa, condividono la stessa materia di cui sono fatti. Un bellissimo messaggio di unione, comunione e rispetto tra uomo e donna. Rispetto che, quindi, va esteso a tutti gli esseri umani in quanto parte di uno stesso grande progetto.
dettaglio della facciata del Duomo di Orvieto

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